Commedia all’italiana
di L’INTELLETTUALE DISSIDENTE (Francesco Colaci)
Il risultato delle regionali in Sicilia riporta uno scenario riscontrabile a livello nazionale: il centro-destra si ricompone sotto la vecchia egida berlusconiana, mentre il PD e le forze progressiste risultano prossime alla sconfitta.
Ormai non è più questione di destra o sinistra, ma di alleanze di potere in gioco. In Italia, la passione per il vintage è dura a morire, soprattutto per i vecchi amori della politica. Sono passati 25 anni e nomi quali D’Alema e Berlusconi risuonano ancora nel concerto del teatro politico italiano. Lo hanno dimostrato i dati delle ultime elezioni regionali in Sicilia, come del resto le forze in campo. Nello Musumeci, esponente di centro-destra appoggiato da Berlusconi, ha ottenuto una vittoria schiacciante sulle altre coalizioni (39 %), superando il M5S, secondo classificato, di ben 5 punti percentuali (34%) e il bronzeo trofeo spettante al PD (18,65%). Quale dato è possibile estrapolare? Non risulta molto difficile constatarlo. Il vecchiume in politica lotta e vince contro il “nuovo”, che di fresco non ha niente (dal momento che il M5S si limita a cavalcare il destriero dell’anti-politica per riscuotere consenso).
L’avanzata del centro-destra è stata possibile esclusivamente grazie al ritorno in politica del vecchio, ovvero il famigerato Berlusconi, che in un panorama disastrato di leader incapaci e poco carismatici in lotta tra loro (Alfano, Salvini ecc..), tenta di ricucire le fila dell’antico schieramento. Ad avvantaggiare questo ritorno dei “fasti” di Forza Italia & co. la deriva e il fallimento totale delle politiche del centro-sinistra, sempre più coincidenti con lo schema delle logiche liberali. Il panorama del fronte teoricamente “progressista” è terribilmente frammentato al suo interno. Negli ultimi due anni il Partito Democratico è stato caratterizzato da continui esodi politici da parte delle ex opposizioni. In particolare, l’area facente capo a Fassina e Civati, i quali tuttavia non hanno esitato a creare ciascuno un partito. Quale miglior modo di rendere possibile l’unità della tanto auspicata “sinistra”, se non scinderla in un’intangibile presenza molecolare.
Ma veniamo ai possibili scenari politici che potrebbero investire il Bel Paese. A giudicare dall’esito delle elezioni siciliane, come dal dibattito nazionale, è possibile individuare tre attori principali: uno in ascesa (che nel frattempo si è tramutata in declino), uno al tramonto e uno in via di resurrezione. Una triade, la presente, che ricorda vagamente il cult cinematografico de “il buono, il brutto e il cattivo”. Il “buono”, che tanto gentile e tanto “honesto” pare, per citare gli umori danteschi, è incarnato dal Movimento 5 Stelle. Tuttavia, considerati i cambiamenti di marea del pluri-laureato Luigi Di Maio, non è ancora ben chiaro se la rotta del suo “partito” (mi si perdoni il termine) sia la terraferma della sicurezza politica o l’iceberg europeista. Il problema è che, per ogni nave senza una meta, ogni tanto si finisce per perdere membri dell’equipaggio a causa degli errori politici. Quanto al secondo, esso è brutto per definizione: afferma d’essere un cigno rivoluzionario, ma cela le sue recondite fattezze d’anatroccolo nero della restaurazione liberista. PD è il suo nome. Tuttavia, il trucco è stato oramai svelato, e gli elettori più fedeli sono pronti ad abbandonare la nave in caso di naufragio.
Dulcis in fundo, abbiamo il terzo, il “cattivo” per eccellenza, colui che, a dispetto delle critiche e dei guai con la giustizia, ritorna sempre, come un demone scaltro, capace di cambiar volto. Berlusconi è dunque ritornato in politica, con un risultato prepotentemente affermativo in Sicilia (dal momento che Musumeci è stato un uomo fedele al Cavaliere), preoccupando non poco l’establishment democratico. Proviamo, infatti, a pensare cosa significherebbe un ritorno di Berlusconi sulla scena politica. In primis, le numerose teste dell’elettorato “anti-populista”, magari rassegnatosi a votare il poco credibile PD pur di contrastare i penta-stellati, ritroverebbe nella rigenerata Forza Italia un’alternativa poco limpida ma paradossalmente stabile. Ebbene, dopo vent’anni di Berlusconismo, dinanzi all’anti-politica e a un partito liberal-democratico rispondente a Bruxelles, Lazzaro potrebbe tornare seriamente alla ribalta, dietro le quinte o meno, magari con una Lega sempre più ambiziosa e preoccupata del proprio peso parlamentare. Nel Paese antico per eccellenza, l’amore per tutto ciò che è vintage non è da sottovalutare.
Fonte: http://www.lintellettualedissidente.it/cartucce/politica-italia-berlusconi/
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