La prostituzione cosmopolita degli inellettuali italiani, la Patria e la disgregazione
di FEDERICO MONEGAGLIA (FSI Trento)
La funzione cosmopolita degli intellettuali italiani è il sintomo più evidente dello stato di disgregazione del Popolo Italiano.
La funzione cosmopolita degli intellettuali, che si sviluppò a partire dal ‘400 e fu riassorbita nel processo del Risorgimento, trovava al tempo di quest’ultimo uno dei suoi ultimi esponenti in Pellegrino Rossi, il quale non a caso divenne Ministro dell’Interno del Governo Pontificio nel 1848, dopo un passato di mercenario intellettuale alla corte di Luigi FIlippo di Francia, proprio mentre in Italia quei moti che faticavano a coinvolgere le masse nel 21 e nel 31 cominciavano a trovarne il sostegno sulle barricate di Milano e poi nella costituzione della Repubblica Romana.
La funzione cosmopolita di Rossi, che pure aveva servito sotto Murat al tempo del suo tentativo d’unificazione d’Italia, lo poneva ora dalla parte del più retrogrado conservatorismo antiunitario di Pio IX.
La funzione cosmopolita degli intellettuali italiani è stata, dalla fine dell’Impero Romano al Risorgimento, una delle principali cause dello stato di disgregazione della Nazione italiana ed è consistita in effetti nell’idea maturata dagli stessi intellettuali secondo la quale, mancando appunto una unità patria, ciascun intellettuale dotato di capacità politiche e diplomatiche potesse considerarle come propri talenti personali da mettere al servizio del miglior offerente.
L’intellettuale apolide e disposto a prostituirsi al miglior offerente, anche laddove l’offerente agisca contro l’interesse del popolo da cui l’intellettuale proviene, è oggi tornato a costituire il modello d’intellettuale di riferimento.
Prova ne sia il costante flusso di giovani formati dalle migliori università italiane in pellegrinaggio verso i templi dell’Unione europea.
Il cosmopolitismo è il fondamento della disgregazione del Popolo italiano e l’individualismo liberale ne è stato il motore.
Gli intellettuali apolidi e prostituti non sono, a mio avviso, i giovani neolaureati costretti a scappare, ma la moltitudine di propagandisti (giornalisti?) dell’ordoliberismo che imperversano quotidianamente su ogni canale televisivo e su ogni giornalaccio di questo paese.
Caro Vittorio,
io infatti non ho citato i giovani costretti a scappare per mancanza di lavoro. Ne conosco molti e nei confronti di molti di essi nutro pure stima. Ho parlato invece di pellegrinaggio verso i templi europei, riferendomi a chi, per esempio, si reca in stage formativi presso le istituzioni europee. Certo anche una certa frazione di giornalisti nostrani potrebbero essere inclusi nella categoria, forse non tutti. Se dovessi trovare per essi un termine di paragone lo vedrei forse più azzeccato nei cortigiani.