Nell’arena civile e politica si fa un gran parlare di Europa. In questi ultimi tempi, ad ondate più o meno frequenti, a ridosso di tornate elettorali o semplicemente a seguito di taluni scandali, ci si riempie la bocca e lo stomaco con questa ingombrante parola, si alzano i toni e ci si scontra anche con violenza. Da una parte a condannare la sua odierna immagine e l’oppressiva struttura, mentre all’opposto per decantarne lo splendore e le conquiste che in alcun modo possono essere perdute. Questa Europa che quindi da un lato ci abbraccia come una madre amorevole e dall’altra ci stritola riducendoci a schiavi. Quale delle due immagini è quella vera? Bene, poiché questo non vuole essere uno scritto che suscita inutile suspense nel lettore, chiariamo subito che lo splendore di cui i più parlano, tronfi e sicuri, affondati nei loro scranni dorati, è in verità un terribile abbaglio per le masse indifese.
Tuttavia non basta questo a chiarire la questione e il problema. Sull’opposto versante, infatti, si sfiora appena il cuore del dramma, rimanendo per lo più attaccati a questioni di superficie che hanno facile presa su una certa insoddisfazione diffusa. L’economia o la politica, se intese solo nella loro accezione moderna e pragmatica devono essere integrate e inserite in un quadro più ampio. Può sembrare una domanda sciocca o retorica, ma dovremmo in verità partire dal chiederci se esista veramente un’Europa e, solo dopo un’eventuale risposta affermativa, cercare di comprendere allora cosa sia realmente e dove essa debba andare.
La storia ci ricorda che l’Europa, nome antico dato a questo piccolo, ma fecondo continente è, invece, nella sua composizione di stati nazionali, un’entità piuttosto recente. Si parla e ragiona di Europa all’incirca dal 1700 ad oggi. Passando dall’Impero Romano, al Sacro Romano Impero e poi via via al formarsi dei vari regni indipendenti, eccoci giunti sino alle soglie della modernità. Ma prima ancora che l’Europa si affacciasse con una sua identità e struttura, cosa informava il nostro caro Continente? Ricordiamo che le entità geografiche sono nulla se non le si lega al loro fondamento spirituale e tale fondamento che soffia da duemila anni su questa parte di Globo Terrestre è senza ombra di dubbio il Cristianesimo. Perciò è la Cristianità che precede l’Europa, intesa in senso politico, ma la sopravanza allo stesso tempo; quest’ultima, infatti, non può sussistere se non si lascia impregnare dalla prima, come energia interna che la muove e la sostiene. I due termini non possono considerarsi come due parti che si susseguono lungo la stessa linea del tempo, ma piuttosto come l’anima e il corpo, l’una invisibile e l’altro la condensazione materiale del primo.
Prima vi era il tempo degli Imperi e dei Regni; oggi quello delle più modeste democrazie liberali, tuttavia il principio nascosto deve continuare ad essere il medesimo. Cosa accade infatti se al corpo togliamo l’anima, il suo soffio vitale? Lo sappiamo bene, con l’anima svanisce la vita e il corpo si abbandona alla morte e alla decomposizione. E anche rapidamente. Nulla di diverso accade per quanto riguarda altri generi di corpi, come quelli sociali o politici, e l’Europa appartiene chiaramente a questi ultimi. Dobbiamo pertanto rispondere che esiste – usando un’allocuzione coniata da alcuni autori tradizionali alcuni decenni or sono – la Cristianità-Europa. Né la prima senza la seconda e viceversa.
Cosa sopravvive oggi di questo binomio, o principio duale? Vi è l’Europa come espressione geografica, questa non potrà mai scomparire – del resto la Geografia sopravanza sempre la Storia – poi troviamo l’Europa pseudo economica o politica, ma la sua anima cristiana è assente, evaporata lungo le generazioni e allontanata a calci, definitivamente, proprio dai fautori di questa novella Unione Europea. Il Cristianesimo è invero malconcio e snaturato un po’ dovunque, ma non si debbono riporre eccessive speranze di una sua risurrezione in altre terre.
È proprio nel Vecchio Continente che esso deve ancora dire qualcosa alla Storia. Il corpo di questa Europa, allora, è facile desumerlo, è come un pezzo d’ossa e carne senza vita e direzione. Ma sappiamo anche che, come accade per gli individui – ovvero che nessuno agisce banalmente da sé ma solo con l’ausilio di forze, talvolta celesti, talaltra infernali – anche per i popoli, gli imperi e qualsivoglia agglomerato sociale o politico se ci si disconnette dal Principio Superiore, si finisce per essere preda delle Potenze che si agitano di sotto. L’Europa, che quindi ha voltato definitivamente le spalle al suo Principio vitale che era rappresentato dal Cristianesimo, si è ritrovata preda delle macchinazioni infere. Le speranze e gli afflati della Metapolitica hanno lasciato campo alla politica in senso spicciolo ed infine alla Criptopolitica, in una corsa cieca quanto euforica verso l’annichilimento collettivo.
Una malattia così profonda non si può contrastare con qualche semplice palliativo di natura economica o con un rigenerante antidoto morale come credono i benpensanti. Ancora sfruttando il parallelismo con il corpo umano, possiamo notare che così come il capo – simbolo dell’intelletto – è guida per l’intero corpo, così la Sapienza è motore dei popoli e dei continenti. Per una svista o un fraintendimento si è battezzata questa parte del Pianeta Occidente: termine che ingloba, anzi comprende pienamente, anche il continente nord-americano. Il dualismo è così servito. Si è invece perso definitivamente il vero valore della Centralità. L’Europa, appunto, rappresenta questo termine che in sé mitiga e sintetizza le forze che viaggiano da Est e da Ovest. Centralità che, si badi bene, non vuol dire in alcun modo semplice moderazione fra gli opposti, quanto punto di equilibrio e sintesi finale e superiore!
Da qui addirittura al paradosso che l’America sia addirittura più europea della Russia! Stupidità moderne. Roma è un eterno centro che guarda sia ad oriente che ad occidente e ivi assimila e spande rinnovato nell’Orbe. Pare senza dubbio aver dimenticato il valore di tale elezione, non certo umana, e quindi ancor più gravemente ne paga le conseguenze.
Il Bel Paese, se possibile, soffre forse come nessun altro di tale terribile sfasamento di identità. Uno svuotamento che ha ormai prosciugato quasi ogni sorgente intellettuale e civile. Ma l’Europa tutta è passata dalla cultura come aristocrazia dello spirito, alla cultura di massa, che ha ovviamente il suo contraltare nella miriade di intellettuali e artisti autoreferenziali, da risultare geniali solo per il mondo radical chic-progressista – che ovviamente è unico e incontrastato reggente del campo culturale. Teatro, musica, cinema di massa, ma anche educazione, politica, ad uso e misura dell’uomo-massa. Lo spirito della modernità ha fagocitato ogni residuo di forza tradizionale ancora operante. Il Cristianesimo non fa accezione, e al pari delle altre grandi Tradizioni spirituali, sta attraversando la sua particolare e profondissima crisi, lo svuotamento e il mortifero scivolare nel sentimentalismo.
La metafisica ha lasciato campo alla becera psicologia empirica quando non addirittura al sociologismo. Solo il recupero di un Cristianesimo integrale può ridare linfa e colore a questa Europa sbiadita e decrepita. Forse appare un sogno o un’utopia, ma sappiamo che qualcosa si prepara nell’ombra e anche al di là della consapevolezza dei molti.
La cultura che domina oggi è appunto divisa tra il triste assecondare i gusti e le voglie delle masse e lo spingere e anticipare le avanguardie ideologiche di volta in volta imprescindibili. Sembrerà un paradosso, ma proprio questo stato di cose ha ucciso la libertà, ovvero il naturale indirizzarsi di un’anima alla sua inclinazione e vocazione all’interno di un discorso di Verità. Nessuno è oggi ciò che dovrebbe diventare, ma solo quello che la società chiede o tollera.
Si deve essere mediocri, si può persino eccellere in questa speciale attitudine, ma non è ammesso in alcun modo il genio. L’arte, così, risulta o eccessivamente emotiva, impulsiva, da solleticare addirittura le viscere talvolta, o all’opposto mentale, astratta. Sa solo soffermarsi sulla natura condensata e ferma, sulle forme passive manifestate, non sul fuoco interiore che aleggia nascosto in ogni cosa. Il vero compito della Poetica, che è anch’essa una forma di contemplazione, è quello di lasciar intravedere le forme soprannaturali che reggono il mondo delle forme fisiche. L’arte intesa in questo modo è sì davvero alta e aristocratica, ma anche popolare. Ogni anima ben disposta e aperta al mistero la può avvicinare. Non vi è alcuna preclusione in ordine al personale grado di sapere. Cosa sia rimasto oggigiorno dell’arte così intesa, non serve che ne scriviamo in queste righe: ci pare scontato.
Eppure l’anima profonda di questa Europa non muore, solo si è deformata, fino a divenire oscura. Anche nell’arte più moderna fra tutte, il cinema, si manifesta a differenza di quello che avviene oltre oceano, una costante ricerca di autorialità, di uno sguardo che sia unico, diverso. La forma si rinnova, si mette in discussione, ma tutto questo naufraga nell’individualismo di pseudo-artisti che non sono mai scesi nelle interiorità della propria anima, ma soltanto vagano morbosi e assetati nei labirinti della psiche. La massa ha così i suoi divertimenti e l’élite progressista i suoi intelletti da incensare. Ognuno trova di che sfamarsi, davanti al cadavere della vera Europa.
Tutto è perduto, direte voi? Non ci spaventiamo davanti alle misere obiezioni di chi non tollera critiche feroci e taglienti e preferisce raccontarsi che in fondo le cose non vanno poi così male. L’identità perduta dell’Europa la si recupera solo sul piano spirituale e intellettuale. Questa è la battaglia a cui si è chiamati. È necessario uno sforzo più che umano e anche l’assistenza di forze superiori, ma non tentare è solo da pavidi o ingenui. La cultura e l’arte muovono la Storia, più ancora degli eserciti. Davanti allo specchio opaco e sporco la nobile Europa cerca la sua vera immagine; ognuno è chiamato a darle un po’ di luce.
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