Contro il metodo del Partito Unico, il valore dalla militanza nel FSI
di SILVIA BERTINI (FSI Roma)
Da quando mi sono associata a questo “piccolo” partito, mi è capitato in qualche occasione di incontrare o essere contattata da qualche “big” della politica (o comunque persone di un certo peso), sia di destra che di sinistra.
Quel mondo, con il particolare modo di ragionare dei suoi attori, mi era totalmente estraneo: mai lo avevo toccato così da vicino.
In una specifica occasione mi sono trovata con vari esponenti, tutti navigati ed esperti in politica, di varie appartenenze. In tale ambito ho percepito cose che, per l’idea che ho della attività politica, ancora ostinatamente nobile, dovevano esserle estranee:
– cinismo;
– volontà di mantenere il posto, qualunque esso sia e con chiunque;
– capacità ben sviluppata di individuazione degli “estranei” o delle possibili minacce.
A prescindere dai discorsi, sono rimasta impressionata da come TUTTI, appartenenti a destra e sinistra, fossero tra di loro affiatati. Ho avuto l’impressione di essere tra vecchi colleghi di una azienda, pronti a puntare ad una “Direzione” senza dare troppo fastidio all’altro.
L’apice del cinismo poi, in tale contesto, è stato raggiunto da un esponente, il più vecchio e navigato, che, ecumenico, ha annunciato: “Ragazzi, anche in questa tornata, i programmi, tutti uguali, non saranno rispettati, ma soprattutto, come sempre da 30 anni, nulla cambierà.”
Non ho sentito neanche un accenno di pudore in quella frase, né ritegno per la presenza mia e di un altro ragazzo, evidentemente estranei al loro gruppo. Nulla. Le sue parole sono state “applaudite” dagli altri. Nessuno ha provato vergogna. Nessuno si è trattenuto. Il rapporto con il potere, da parte di queste persone, è percepito come dovuto. Nessun interesse ho sentito per almeno un problema italiano o locale. Gli elettori e le loro tendenze sono trattati come base per indirizzare il marketing elettorale. Sono (siamo) trattati appunto come “consumatori”, come semplici bevitori di Coca cola.
Uscendo poi, due di questi, evidentemente vecchi amici, si son detti “A chi la diamo la sanità?” “Non a me, che sei matto?”
Avrei altri aneddoti, ma sono amari e ancora peggiori, almeno per me, perché provengono dalla parte cui ostinatamente appartenevo.
Per il resto, devo ringraziare questo “piccolo” partito per avermi aiutato a elaborare idee che già avevo e per avermi presentato la sua struttura rigorosa, organizzata e farcita da persone di elevato valore intellettuale e morale. Qua dentro ho iniziato nuovamente a sentir parlare di etica della politica, e a vederla applicata.
Pertanto, le parole e gli aneddoti precedenti vogliono essere un invito, per curiosi e “interessati”, a entrare attivamente nel Fronte Sovranista Italiano, in quanto questa organizzazione, ancora per molti aspetti acerba, è uno dei pochi modi attivi che abbiamo per essere adeguatamente rappresentati nelle istituzioni e cercare di cambiare il destino di un Paese, il nostro, che è stato grande e che deve tornare grande.
Purtroppo non esistono salvatori, ma esiste l’azione, la militanza e l’organizzazione. Esiste aver chiaro l’obiettivo e sacrificare in parte la propria vita, “rubare” qualche pomeriggio agli affetti, mettersi in gioco, farsi spaventare, a volte, da quanto ci viene richiesto per la causa. Esiste la paura di non farcela a portare avanti un impegno, esiste la fatica, esiste essere scherniti per quanto si sta facendo.
Ma poi esistono le soddisfazioni. Tante e sempre di più.
Abbiamo forse altre possibilità?
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