Udite udite…
di Giulietto Chiesa Megachip
Udite, udite, o signori e signore che leggete i giornali dei finanzieri di tutto il mondo, (cioè i “loro giornali”, cioè tutti i giornali del mainstream, e naturalmente tutte le televisioni del mainstream) adesso scoprirete il segreto, uno dei segreti, forse il più importante dei segreti, che sta dietro la crisi della finanza mondiale. Credevate che la Grecia fosse la pietra dello scandalo e che i greci, questi spendaccioni corrotti, dovessero essere salvati, sì, ma insieme privati della loro sovranità nazionale, come gli italiani, del resto, e i portoghesi e gli irlandesi? Vi sbagliavate, ma non è colpa vostra. Le cose stanno diversamente, e tenetevi forte alle vostre sedie. Scoprirete anche come la più grande democrazia del mondo (senza scherzi, sto parlando di quella americana!) è in grado di guardarsi dentro (quasi) fino in fondo.
E questo è un bene. Salvo naturalmente il fatto che nessuno lo saprà. E questo è un male. Eccetto io e voi che leggete queste righe elettroniche (questa roba non andrà mai sulla prestigiosa carta dove scrivono De Bortoli, Riotta, Pigì Battista e altri tristanzuoli che vi hanno raccontato e vi raccontano frottole tutti i giorni).
Prima di tutto la fonte, perchè non abbiate a sospettare che si tratti del solito trucco di un “complottista” inveterato. La fonte è più che ufficiale, unica e irripetibile: GAO Audit (Government Accountability Office). Il Governo è quello degli Stati Uniti d’America. L’Audit è parola inglese che sta per verifica contabile. L’Audit di cui si parla è il primo che sia stato mai effettuato da mano umana (non possiamo escludere il buon Dio) sull’attività della Federal Reserve nei quasi cento anni della sua storia.
Voi direte, stupiti: ma come è possibile? Mai nessuno è andato a guardare dentro quei conti? Risposta esatta, mai nessuno. La Federal Reserve è stata una riserva di caccia al di sopra di ogni controllo. La seconda domanda che vi porrete è: ma perchè proprio adesso? Il fatto è, capirete, che gira il mondo un sacco di gente sospettosa. E costoro sono malfidati: visti i risultati vorrebbero dare un’occhiata alla cassaforte. Così è accaduto un accidente imprevisto. All’inizio quelli che stavano dentro la cassaforte hanno pensato: che guardino pure, intanto non ci capiranno niente. Invece quei temerari hanno capito fin troppo bene. E’ andata così, che Ron Paul e Alan Grayson hanno fatto passare un emendamento alla legge Dodd-Frank che consentiva di fare l’inaudito: controllare i conti della Federal Reserve. Al Senato USA erano distratti in quel momento. Detto fatto, due senatori fuori del comune (cioè con le rotelle non del tutto a posto, come vedremo) hanno fatto la ricerca: la storia meriterebbe che i loro nomi restassero scolpiti come i profili dei presidenti sul Mount Rushmore. Si chiamano Bernie Sanders, indipendente, e Jim DeMint, repubblicano.
Aperto il vaso di Pandora è successo un finimondo. Ma, per così dire, “al chiuso”. Ben Bernanke, attuale portiere della Federal Reserve ha protestato veementemente, seguito a ruota dal predecessore Alan Greenspan, e da altri banchieroni tutti mondiali, e tutti beneficiari, come vedremo, di donazioni varie e gratuite. “Che effetto avrebbero sui mercati del pianeta certe scoperte?”, hanno detto. “Bloccare tutto, fermare, insabbiare!”.
Se queste cose le leggete per la prima volta vuol dire che ci sono riusciti, fino ad ora.
Il fatto è che il senatore Sanders è uno svitato e ha messo tutto, pixel su pixel, sulla sua web page. E la frittata non è più riparabile. Per meglio dire: si ordinerà a tutto il mainstreamdi tacere e nascondere. E magari di pubblicare tutte le storie delle eventuali amanti di Sanders, o di svelare quanti conti in banca ha, e magari se ha sodomizzato il suo cuoco, o ha una collezione di foto pedofile. Cosicchè della faccenda dell’audit della Federal Reserve non ne sentirà parlare nessuno, o quasi. Ma Sanders, DeMint e il buon Dio ci permettono comunque, a noi, che parte del mainstream non siamo, di raccontarvi cosa è venuto fuori. Che è una storia niente male, che, se il mainstream non fosse la cloaca che è, potrebbe perfino metterla in prima pagina. E veniamo al dunque, scusandoci con i lettori se abbiamo fatto in apertura come fece Dostoevskij nel presentare i suoi “ Fratelli Karamazov”, cioè scrivendo un romanzo per introdurne un altro.
Le cifre dunque ci dicono che, tra il dicembre 2007 e il giugno 2010, senza che nessuno sapesse niente, cioè segretamente, la Federal Reserve ha tolto dal brago banche, corporations, governi sotto diverse latitudini e longitudini, dalla Francia alla Scozia, e chissà fin dove è arrivata la sua “beneficenza”, con la non modica cifra di 16 mila miliardi di dollari, cioè sedici trilioni di dollari. Tutto questo ben di Dio sarebbe stato collocato sotto la vocina di bilancio di un “programma onnicomprensivo di prestiti”. Ma nessuno, nemmeno il Congresso americano ne è stato informato. Di quei 16 trilioni non un dollaro è ritornato indietro. Eppure sono stati prestati – pensate o lettori ignari – a tasso zero, cioè gratis et amore dei. Per avere un’idea della cifra, se ancora non avete avuto il capogiro, basti pensare che il prodotto interno lordo annuale degli USA si aggira attorno a 14,2 trilioni e che il debito complessivo degli Stati Uniti viaggia sui 14,5 trilioni.
Dunque, concludendo, un gruppo di banchieri, che non sono stati eletti da nessuno, prende decisioni di portata mondiale, compra e ricatta governi, banche corporations. Perchè lo fanno? Perchè il sistema è esploso e va al collasso, e loro lo drogano con denaro finto, perchè possa continuare a funzionare. E – cosa non meno importante – in questo modo si mettono in condizione di minacciare ricattare, condizionare, sostituire governi e ministri di tutto il mondo. Siamo alla dittatura di un superclan semi criminale, che complotta usando denaro fittizio (da dove credete siano usciti quei 16 trilioni se non dalle “stamperie” segrete della Federal Reserve? Tenendo conto anche che quei soldi non occorre stamparli, ma li si può creare dal nulla schiacciando qualche tasto di un computer). Dunque adesso sappiamo che il famoso TARP (Troubled Asset Relief Program), fissato in 800 miliardi di dollari, era una balla al ribasso, buona per i mercati e per non fare esplodere la protesta dei contribuenti americani. Lo chiamarono (libera traduzione mia) “Programma di salvaguardia degli assetti tossici”. E, in effetti fu proprio un programma per salvare quegli assetti.
Li comprarono perchè non si scoprisse che erano velenosi. Valevano zero, ma vennero acquistati in denaro sonante. Salvarono i truffatori. Il pubblico fu indotto a pensare che questo servisse a qualche scopo. L’unico scopo era di finanziare i truffatori. Che sono gli stessi che ora esigono di essere nuovamente pagati per i crediti illegali (tossici appunto) che erogarono. Solo che la cifra fu venti volte più grande.
Dove sono andati e a chi, e quanto? Adesso sappiamo tutto. C’è l’elenco, eccolo:
Citigroup: $2.5 trillion ($2,500,000,000,000)
Morgan Stanley: $2.04 trillion ($2,040,000,000,000)
Merrill Lynch: $1.949 trillion ($1,949,000,000,000)
Bank of America: $1.344 trillion ($1,344,000,000,000)
Barclays PLC (United Kingdom): $868 billion ($868,000,000,000)
Bear Sterns: $853 billion ($853,000,000,000)
Goldman Sachs: $814 billion ($814,000,000,000)
Royal Bank of Scotland (UK): $541 billion ($541,000,000,000)
JP Morgan Chase: $391 billion ($391,000,000,000)
Deutsche Bank (Germany): $354 billion ($354,000,000,000)
UBS (Switzerland): $287 billion ($287,000,000,000)
Credit Suisse (Switzerland): $262 billion ($262,000,000,000)
Lehman Brothers: $183 billion ($183,000,000,000)
Bank of Scotland (United Kingdom): $181 billion ($181,000,000,000)
BNP Paribas (France): $175 billion ($175,000,000,000)
E molte altre banche minori che qui non staremo a citare. Chi volesse sapere i dettagli può andarseli a vedere qui, qui, qui e ancora qui.
Adesso ci è più chiaro chi sono i nove banchieri che si ritrovano, assieme ai loro complici, in qualche ufficio di Wall Street, o a bordo di qualche nave, una volta al mese per complottare contro le nostre vite, il nostro lavoro, il nostro futuro. Sicuramente sono tutti fedeli partecipanti alle riunioni del Gruppo Bilderberg e della Trilaterale. In un mondo bene ordinato bisognerebbe che venissero arrestati, su mandato, per esempio, della Corte Penale Internazionale. Ma chi ha il potere di spiccare un tale mandato, visto che i governi europei sono tutti complici di questi balordi? Ai quali si dovrebbe aggiungere i dirigenti delle agenzie di rating che non potevano non sapere e che sono state e sono parte della macchinazione. Danno i voti a tutti, e decidono chi è fedele e chi non lo è alle loro operazioni da scassinatori; sorvegliano e fanno il palo prima che arrivi l’opinione pubblica. E questa non può arrivare perchè non sa niente. E non sa niente perchè giornali e tv mentono e distraggono milioni e miliardi di spettatori. Da quei pulpiti ci viene l’accusa di avere troppo consumato. Ma quei pulpiti, materialistici per eccellenza, continuano a spingerci a consumare ancora. E’ il delirio dei balordi.
Come difenderci? Organizzarci per rispondere. Il debito che hanno creato se lo paghino loro, se ci riescono. L’attacco alle nostre condizioni di vita dobbiamo respingerlo. Certo che ricorreranno alla forza, come sta facendo il cameriere Cameron dopo i tumulti di Londra. Come Berlusconi e Fassino stanno facendo con i No Tav della Val di Susa. Ma se milioni di europei capiranno che è giunto il momento di difendersi, partendo dalla difesa del proprio territorio (dove per territorio s’intende tutta la nostra vita, a partire dal nostro cervello e dalla nostra salute), li potremo sbalzare di sella. Dove abitiamo noi, loro sono più deboli e noi quasi invincibili. Se ci organizziamo. Tertium non datur: o li sbalziamo di sella o loro ci distruggeranno. Sicuramente molti di noi, insieme ai milioni che non si possono difendere. Ci porteranno via gli ultimi residui di democrazia, ci renderanno schiavi. Vogliono cancellare la storia di 150 anni di diritti conquistati. Sono la peste moderna. Se vogliamo guarire dobbiamo rispondere alla loro dichiarazione di guerra.
già…. peccato che giulietto non abbia letto fino in fondo.
l'arcano lo troverete qui:
http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=3808
circa al 10° post, quello di funky1.
buona lettura e occhio alle bufale.
è incredibile come una cosa falsa trovi immediato spazio dappertutto…….
Si, stavo per pubblicare il commento di Davide71 su CDC che segnalava l'articolo e il commento da te indicato. Resta comunque da calcolare l'entità dell'intervento e soprattutto la segretezza, nonché il tasso zero.
Comunque nell'errore è caduto anche Riccardo Petrella: http://sollevazione.blogspot.com/2011/08/questo-e-il-capitalismo-bellezza.html anche se ha avuto l'accortezza di scrivere "a prima vista" (ma poi ha scritto un articolo come se il fatto fosse certo.
Ben tornato, comunque. Ti avevo risposto, anche se con un paio di giorni di ritardo, anche all'altro tuo commento sull'annullamento dei debiti. Ora vado a vedere cosa hai postato su quel tema. Ciao
Come è stato fatto notare, Giulietto Chiesa ha commesso un errore; in compagnia, non soltanto di Riccardo Petrella ma anche di Il manifesto.
La dimostrazione dell'errore si trova qua: http://attivissimo.blogspot.com/2011/08/giulietto-chiesa-e-un-agente-del-nuovo.html ed è incontrovertibile.
C'è probabilmente troppa fretta di dare "per primi" certe notizie. E' il limite del mestiere del giornalista rispetto a quello dello studioso. Bisognerebbe tornare al tempo in cui il bravo giornalista è colui che scrive il corsivo o il commento, di fatti magari narrati da altri cronisti. O il cronista che si reca sul luogo dove si svolgono i fatti. Ma quando il fatto è che un documento è stato reso pubblico, la cosa importante è che una persona competente in materia legga quel documento.
Naturalmente uno, due o tre errori, anche gravi, non cancellano il lavoro di un bravo giornalista. Però ne minano la credibilità e siccome sono errori sempre compiuti in eccesso (c'è sempre una macchinazione che in realtà non c'è), lasciano pensare che anche là dove non c'è il vero e proprio errore, ci sia una tendenza ad eccedere.
Voi che pubblicate articoli altrui non avete colpe. E' giusto, tuttavia, dare risalto alla confutazione di Paolo Attivissimo.
Ciao Antonella, il fatto che attivissimo (a dire panzane?) provi a dimostrare l’errore mi dice che errore non c’è, ma questa è l’opinione di uno scettico che usa internet da più di quattro lustri e associa debunker ad attivissimo……
C'è una risposta di Pino Cabras a Paolo attivissimo, pubblicata su Megachip e che allego. Ammette l'errore ma argomenta come Attivissimo guarda il dito ma non la luna. Effettivamente, l'articolo di Paolo Attivissimo si disinteressava dei profili che comunque emergevano dal documento, quasi che l'unico obiettivo fosse di evidenziare l'errore e sbugiardare Giulietto Chiesa.
Ci sono bei momenti in cui puoi fare quelle belle cose inutili che ti riconciliano contemplativamente con il passare del tempo. C’è chi ha questi momenti mentre si taglia le unghie. Chi quando si affaccia dalla finestra e conta le auto rosse che passano in strada nel prossimo quarto d’ora. Io leggo Paolo Attivissimo.
Come al solito Attivissimo guarda il dito e non la luna. Ha letto anche lui un recente articolo di Giulietto Chiesa, che è stato uno dei primi e dei pochi a raccontare una questione importantissima, su cui la grande corrente dei media non ha voluto sinora raccontare niente. Si tratta di un audit delle attività della Federal Reserve, la banca centrale USA, la famosa FED, l’architrave della moneta creata dal nulla su cui si regge tutta la baracca del debito mondiale.
L’audit eseguito nel 2011 è stato il primo in cent’anni, e ha violato la secolare opacità di un’istituzione chiave del mondo contemporaneo, finora mai osservata abbastanza da vicino nonostante la sua rilevanza primaria: questa è già un’enorme notizia. Il fatto che gran parte del giornalismo l’abbia omessa è in sé scandaloso. Direi che è una vergogna mondiale che spiega benissimo perché economisti, politici e giornalisti di punta si dicano sempre «sorpresi dalla dimensione della crisi», mentre Giulietto Chiesa ne parla da dieci anni. Ma andiamo avanti.
Com’è nato questo audit? Il controllo contabile dettagliato è stato sollecitato da alcuni parlamentari statunitensi, incluso Ron Paul. E qui si entra in un altro campo in cui la notizia diventa miracolosamente una non notizia e un personaggio una non persona. Chi sarà mai costui? Ron Paul, pur essendo fra i primi due candidati presidenziali finora preferiti dai militanti repubblicani – come risulta dal recente “sondaggio di partito” dell’Iowa – e pur essendo il candidato che ha raccolto finora più donazioni, persino più di Obama, è totalmente e letteralmente sparito dalle cronache, anche sui media italiani. Succede ai personaggi davvero scomodi che sollevano questioni tabù, come per l'appunto l’audit che ha ficcato il naso nel focolaio della finanza mondiale.
Cosa ha scoperto dunque questo audit, al quale la FED e Wall Street si erano opposte per anni con furia leonina? Ha smascherato un’assistenza finanziaria a tasso zero a beneficio delle banche, per una somma aggregata di 16 mila miliardi di dollari in tre anni. Giulietto Chiesa nel suo articolo ha ripreso – niente più, niente meno – lo stesso allusivo accostamento fatto dal senatore Bernie Sanders, il quale sottolineava scandalizzato come il PIL di un anno degli Stati Uniti è di circa 14,2 trilioni (ossia 14.200 miliardi) di dollari e che il debito federale USA sta ora superando i 14,5 trilioni, ossia 14,5 milioni di milioni di dollari. Essendo cifre molto diverse da quelle che chiunque possa normalmente maneggiare nei propri portafogli, i termini di paragone aiutano: l’ordine di grandezza dei numeri messi in mano dalla FED al sistema bancario come motore di avviamento delle sue immense operazioni è effettivamente confrontabile con le grandezze che pesano sugli equilibri degli Stati.
Detto in altri termini: entità non trasparenti (così opache che per cent’anni non avevano nemmeno subito un audit) stanno maneggiando risorse finanziarie raffrontabili a quelle delle maggiori potenze industriali del pianeta. In un recente e bellissimo articolo Gaetano Colonna ha messo in luce che certe realtà della finanza mondiale – che oggi sappiamo tra le dirette beneficiarie dei servizietti segreti della FED – possono essere definite «degli Stati finanziari totalmente indipendenti», tanto grande e incontrollato è il loro rilievo politico. Agisce, ciascuna di loro, come uno Stato: “superiorem non recognoscens”. Masse enormi di liquidità, emesse in modo non trasparente, sono la linfa di queste entità. Chiunque voglia capire il potere mondiale di questi anni deve partire da qui. Questo è il cuore della questione.
Ma prima di entrare nel cuore della questione, e visto che ci ha messo mano Attivissimo, armatevi di un vocabolario, come si conviene davanti ai manipolatori della sua risma. La prima parola da cercare, come sempre al suo cospetto, sarà “sussiego”: «atteggiamento e contegno sostenuto e serioso che lascia intravedere, dietro la gravità dei modi, dei gesti e delle parole, una componente di altezzosità e di boria confortata da un sentimento di supposta superiorità». Sussiego. Perché sappiate che il Torquemada del Ticino crede perfino di avere il monopolio dei vocabolari. Infatti l’assessore alle bufale proclama:
«l'uso di "trilione" come equivalente italiano di "trillion" da parte di Giulietto Chiesa è errato. In italiano, "trilione" è 1 seguito da diciotto zeri (un miliardo di miliardi); in inglese corrente (britannico e americano), "trillion" è 1 seguito da dodici zeri (mille miliardi).»
Bum! Qualcuno avverta Attivissimo che il Concise Oxford Paravia Italian Dictionary precisa che trillion / tri'ljən/ si traduce sia con quintilione (un milione di milioni di milioni), sia – guarda un po’ – con trilione.
Questo accademico della crusca OGM ama così tanto e ottusamente i documenti ufficiali, che per impartire a Giulietto Chiesa e a tutti noi la sua lezioncina di lingua italiana ha fatto ricorso alla definizione di trilione contenuta nell’autorevolissima ma ahinoi sconosciuta Direttiva europea “concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative al trasporto di merci pericolose su strada”. Figuratevi se uno come lui userebbe mai la definizione di trilione della Treccani, o la definizione di trilione della Hoepli («In Italia, Francia e USA, mille miliardi»), o la traduzione del Sansoni.
Stabilito dunque che la cattedra del Piero Angela dei poveri è tarlata da far paura già sulle piccole cose, andiamo a vedere come funziona sulle grandi cose, quelle che ci stanno a cuore. Andiamo perciò all’interpretazione dell’audit che ha messo a nudo la banca centrale statunitense.
Ora, Attivissimo si aggrappa a una questione certo importante messa in luce dall’audit. Che cosa dice il sussiegoso schiacciabufale? «In sintesi, queste cifre enormi vengono fuori perché se una banca riceve in prestito per un giorno dieci miliardi e poi il prestito viene prorogato per 30 giorni, vengono conteggiati 300 miliardi. Ma il prestito effettivo è di dieci. Faccio un esempio pratico: presto a un amico cento euro e lui me li restituisce il giorno dopo. Glieli ripresto il giorno dopo e lui me li restituisce l'indomani. Andiamo avanti così per dieci giorni. Quanti soldi gli ho prestato in tutto?».
In sostanza la lettura dei prestiti nella tabella aggregante ripresa anche dall’articolo di Chiesa andrebbe corretta e ridimensionata in base alla durata dei prestiti, al fatto che non sono omogenei, al fatto che sono spesso erogati svariate volte e restituiti altrettante volte e perciò la loro somma non varierebbe.
Trionfalmente Attivissimo conclude che «i 2500 miliardi di dollari riguardanti la Citigroup, che costituivano il grosso della cifra incriminata, sono in realtà 67».
Il che già sarebbe più della manovra che questo autunno affosserà il ceto medio italiano. Ma non è questo il punto.
Il punto è che Attivissimo non riesce ad accorgersi della gravità di quei prestiti rinnovati e restituiti a cadenza giornaliera nel grande casinò delle banche, e del perché non sia affatto cosa balzana valutare l’effetto che si ha a sommarli. Non si chiede ad esempio a cosa possano servire. Qualcuno gli spieghi ad esempio cos’è il “carry trade”, magari qualche islandese che lo ha appreso a proprie spese. Si tratta di uno dei giochetti finanziari più noti e spiegabili anche a chi non è specialista di finanze. Il “carry trade” è una speculazione che consiste in questo: io banca prendo a prestito il denaro in paesi che hanno tassi di interesse più bassi, e lo cambio nella valuta di paesi che pagano un rendimento maggiore: in questo modo ripago il debito che avevo contratto e ci guadagno anche con la stessa operazione finanziaria, con pochi clic sullo schermo del mio computer. Magia.
Le banche avevano fatto così per anni con l’Islanda. Si facevano prestare i soldi in Giappone, dove pagavano poco più dello zero in interessi, e reinvestivano a Reykjavík lucrando interessi ben più alti, così creando una bolla finanziaria molto più estesa delle masse monetarie impiegate. Trilioni di dollari (quelli del vocabolario italiano e non quelli dei manualetti di Attivissimo) alla fine scoppiarono in tutta la loro virtualità e gli islandesi si trovarono sul groppone un debito impagabile. In parte si son rimessi in piedi ripudiando il debito e mettendo in galera qualche banchiere. Cosa che occorrerà fare anche altrove.
Come ha notato John Mason, professore di Finanze presso la Penn State University ed ex-economista senior presso la Federal Reserve, la maggior parte dello stimolo monetario generato dal sistema della Federal Reserve a tasso zero sembra essersi indirizzato sul mercato dell'Eurodollaro. Anche questo è "Carry Trade". Il prestito avviene off-shore, ed è sottoscritto proprio dal sistema della Federal Reserve. Ciò che era nato per stimolare Main Street (ah, la retorica obamiana!) è finito invece a Wall Street, in una grande pratica speculativa, senza quasi che un dollaro sia andato a sanare il motore ingrippato dell’economia USA, tecnicamente già fallita. “Pratica speculativa” significa che non c’è stato nessun moltiplicatore del credito nel sistema dei prestiti alle imprese e al lavoro, come promesso, ma si è innescato invece un moltiplicatore del credito nel sistema bancario ombra, quello dei dollari che viaggiano in un nanosecondo.
I 67 miliardi di dollari “effettivi” – di cui parla Attivissimo fra un lazzo, un insulto e un cachinno – innescano esattamente manovre per 2500 miliardi create dal nulla, perché Citigroup ha bisogno di questo doping per tenere in piedi il suo motore sovralimentato, senza più legami con l’economia reale. È così sbagliato considerare anche il loro effetto aggregato? Io ritengo di no. E penso che anzi perfino quelle cifre nominali, riportate dal senatore Bernie Sanders e poi da Chiesa sulla scorta dell’audit, non riescano nemmeno a tenere conto della reale dimensione delle masse monetarie realmente attivate.
Lo so che il gergo finanziario è pesante, ma questo è, e ce lo dobbiamo tenere: questo mastodontico flusso di transazioni parallele, da cliente a cliente, è definito «Over The Counter» (OTC). È un mondo ancora più irraggiungibile da qualsivoglia audit o da indagini tributarie. Chi voglia farsi rassicurare dal genio finanziario dei debunker, si accomodi. Chi voglia saggiamente preoccuparsi, consideri invece che il mondo parallelo delle transazioni Over The Counter vale – almeno dal punto di vista nominale – decine di volte il PIL degli USA e dell’Europa. I giochetti della FED hanno consentito a banche stracolme di attivi “tossici” di proseguire ancora, di farsi alcuni nuovi giri di giostra.
Con alcuni soggetti i giri di giostra erano lenti. Con altri erano velocissimi.
Se ho un giorno intero per restituire un prestito e mi chiamo Goldman Sachs, e ho dei sistemi che mi permettono di investire e disinvestire in una frazione di secondo e di ripetere il giochino sfruttando i margini e i differenziali subito dopo per milioni di volte, spostando i soldi in qualsiasi punto del pianeta, capite bene che quel giorno intero non lo sto misurando con il metro della massaia linguista di Lugano, e nemmeno con i riflessi da bradipo dei governi. Quel giorno è per me un’eternità piena di fatti che riempiono i miei forzieri. E così i giorni interi successivi in cui ho a disposizione quella provvista extra e autoliquidante che mi regalano alla FED. Magari i forzieri si riempiono "nominalmente": i fantastiliardi (cercali nel vocabolario, Attivissimo) si convertono in denaro reale solo in piccole percentuali, quelle che fanno yacht e Saint-Tropez. Il resto è garanzia per ulteriori prestiti. È riserva frazionaria fittizia per moltiplicare la massa monetaria non circolante. È innesco di urti irresistibili per condizionare il potere politico, quando si inchina “ai Mercati” e la maggior parte dei lettori sotto i quarant’anni non vedrà realisticamente una pensione, al netto delle preziose assicurazioni anti-apocalisse di Attivissimo. Il quale non è nemmeno un agente del Nuovo ordine globale. E' solo uno che usa a suo modo la lingua.
Se ho un giorno intero per restituire un prestito e mi chiamo Goldman Sachs, e ho dei sistemi che mi permettono di investire e disinvestire in una frazione di secondo e di ripetere il giochino sfruttando i margini e i differenziali subito dopo per milioni di volte, spostando i soldi in qualsiasi punto del pianeta, capite bene che quel giorno intero non lo sto misurando con il metro della massaia linguista di Lugano, e nemmeno con i riflessi da bradipo dei governi. Quel giorno è per me un’eternità piena di fatti che riempiono i miei forzieri.
E' quello che descrivevo nella mia Black Box Economy
https://www.appelloalpopolo.it/?p=1413
Nessuna novità, purtroppo. Ciò che sembrano cose semplici diventano estremamente complesse nei sistemi altamente sofisticati come quelli delle speculazioni sul filo dei microsecondi.
Attivissimo farebbe bene a prenderne atto. Ne dubito.
E' solo uno che usa a suo modo al lingua.