Cos’è il Quantitative Easing, lo stimolo all’economia che sta per finire
di AGI.IT (Alessandro Galiani)
In vigore dal 2015, rappresenta un intervento eccezionale delle banche centrali per arginare la crisi.
Il Quantitative Easing, abbreviato con Qe, è uno strumento non convenzionale di politica monetaria espansiva usato dalle banche centrali per stimolare la crescita economica, con lo scopo di orientare l’offerta di credito e i mercati finanziari. La Bce ha avviato il suo programma nel marzo 2015 e ha annunciato oggi che lo ridurrà a 15 miliardi a partire dal mese di ottobre per poi azzerarlo dal gennaio 2019. Inizia così la fase del tapering, vale a dire il rientro graduale degli stimoli.
Cos’è e a cosa serve
Il piano e’ un programma di allentamento quantitativo, cioè è una delle modalità con cui la banca centrale immette liquidità nel sistema finanziario. In pratica, la Bce crea moneta a debito e lo fa attraverso iniezioni di liquidità, con operazioni di mercato aperto, tramite l’acquisto di titoli di Stato e di altre obbligazioni. Il programma ha come obiettivo far ripartire il credito delle banche all’economia reale e contrastare i rischi di deflazione, riportando il tasso di inflazione verso il target del 2%.
I programmi di Quantitative Easing
Nel corso di questi tre anni e mezzo ci sono stati quattro programmi di quantitative easing. Nel gennaio del 2015 la Bce ha approvato il suo primo Qe: il cosiddetto ‘bazooka’, che prevedeva acquisti mensili di 60 miliardi di euro al mese ed era diretto prevalentemente all’acquisto di titoli di Stato. Questo programma è durato fino al marzo del 2016, quando la Bce ha sorpreso i mercati, prendendo una raffica di storiche decisioni, tra cui quella di abbassare a quota zero il ‘Refi, il tasso di rifinanziamento e di abbassare a -0,40% il tasso sui depositi, quello che le banche pagano agli istituti centrali per parcheggiare la loro liquidità.
Nella stessa occasione, fu ampliato da 60 a 80 miliardi di euro al mese l’ammontare degli acquisti mensili di titoli, estesi anche gli acquisti agli ‘abs’ e ai ‘covered bond’. La Bce decise inoltre di lanciare un nuovo programma di Tltro, ovvero di prestiti alle banche a tasso agevolato condizionati alla fornitura di credito all’economia. A dicembre del 2016 eè scattata la terza fase del quantitative easing. Il direttivo della Bce ha esteso fino alla fine del 2017, “o oltre se necessario”, il programma mensile di acquisti, che da aprile si è ridotto a 60 miliardi al mese. Gli acquisti sono stati estesi anche alle obbligazioni emesse da regioni ed enti locali. A marzo del 2017, la Bce ha confermato l’estensione a tutto il 2017 del Qe e la sua riduzione da aprile a 60 miliardi di euro di acquisti mensili. Infine, a ottobre dello scorso anno, ha dimezzato gli acquisti di titoli a partire dal gennaio 2018. Il Quantitative easing è dunque passato da 60 a 30 miliardi di acquisti mensili.
Anche qui ci sono dei paletti
Fin dal gennaio 2015 la Bce ha previsto due paletti per il Qe che si sono mantenuti e che riguardano la condivisione del rischio e i limiti sulle operazioni di acquisto. Innanzitutto, l’acquisto di titoli di Stato, fin dal gennaio 2015, viene effettuato, in concreto, dalle banche nazionali dei paesi dell’Eurozona. La Bce è pronta a condividere il peso di eventuali perdite con le banche centrali nazionali per il 20% dei titoli acquistati. Per il restante 80% non c’è quindi condivisione del rischio. Inoltre, le operazioni di acquisto previste dal ‘quantitative easing’ dell’Eurotower hanno due limiti. In primo luogo, non si può comprare più del 25% dei titoli messi in circolo con ogni emissione. In secondo luogo, non potrà essere acquistato piu’ del 50% del debito pubblico di un singolo paese (questa quota inizialmente era del 33% ed è stata estesa a marzo del 2016).
FONTE: https://www.agi.it/economia/quantitative_easing_draghi_bce-4029831/news/2018-06-15/
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