Banchetto Fronte Sovranista Italiano ad Arezzo
Sabato 16 giugno, il sottoscritto e il nostro nuovo socio Diego Muneghina, fresco di iscrizione effettuata a Roma alla III Assemblea nazionale del FSI, hanno allestito un nuovo banchetto ad Arezzo. Dopo aver puntato su soluzioni più “popolari” (a marzo al mercato cittadino del sabato mattina in via Giotto e ad aprile nel quartiere Saione, zona oramai caratterizzata da una forte presenza di immigrati) siamo tornati in centro storico nella nostra “storica” piazza San Jacopo, a due passi dal Corso. La giornata è molto calda per cui durante le prime ore del pomeriggio non c’è molto passaggio. Le persone inizialmente si soffermano appena a dare un’ occhiata allo striscione con i punti programmatici senza mostrare più di tanto interesse, ma di lì a poco – come sempre – abbiamo occasione di scambiare le prime battute. Sono i giorni caldi in cui la vicenda della nave Aquarius con il suo carico di umanità dolente e con tutte le strumentalizzazioni di cui è stata oggetto si è appena conclusa, e presso qualcuno la cosa ha lasciato il segno. Un signore, dopo aver preso il volantino, mi chiede senza mezzi termini se siamo « per i negri o per gli italiani», ed io senza scompormi rispondo che non siamo razzisti ma non siamo nemmeno per aprire le porte indiscriminatamente ad una immigrazione senza controlli. La risposta riporta la discussione su un binario decisamente più accettabile, e ho modo di scambiare opinioni con altre persone che stavano a sentire, toccando con mano per l’ ennesima volta che quando si riesce a mettere in evidenza i motivi di contrasto tra il modello sociale ed economico della Costituzione e quello dei Trattati dell’ UE (lavoro e accettabili livelli di inflazione contro disoccupazione “fisiologica” e deflazione salariale, tutela del risparmio contro speculazione finanziaria e Unione bancaria del bail-in, interventismo dello Stato contro competizione sfrenata, eccetera) si riscontra molto facilmente il favore dei cittadini (soprattutto se si tratta di persone di una certa età, che possono fare – contrariamente ai più giovani – le debite differenze tra gli anni della “Grande Recessione” e quelli della tanto vituperata “Liretta”). Un pensionato addirittura mi stupisce per la precisione con cui individua il momento di cesura, affermando che in Italia si stette veramente bene solo «fino al ’78» (alla mia richiesta di precisare i motivi sul perché avesse individuato così precisamente quell’ anno, mi risponde raccontandomi la sua vicenda personale e parlando di «Spadolini e Craxi» e di un improvviso rialzo dei tassi di interesse sui prestiti alle piccole imprese; mi riprometto di cercare di capire meglio a cosa concretamente, da un punto di vista storico, si riferisse). Certo, c’è anche quello che dopo aver ascoltato, molto onestamente non accetta il volantino perché pensa che tanto oramai non si possa più tornare indietro, aggiungendo che lui è un impiegato dello Stato, e come tale ha paura di una cosa su tutte: che “il sistema” alla fine non riesca a reggere. Si rende conto che molte persone sono in difficoltà, ma lui per ora riesce ancora a tirare avanti e mi fa presente che grazie all’ Euro fino ad oggi abbiamo goduto di bassi tassi di interesse, senza i quali lui non sarebbe mai riuscito ad accendere un mutuo per acquistare un’ abitazione. A nulla vale rispondergli che molte persone si vedono negare dagli istituti di credito privati la possibilità del mutuo perché molti lavori sono ormai assolutamente precari; lui è fermamente convinto che abbandonando la moneta unica il nostro debito pubblico «diventerebbe carta straccia», e noi faremmo la fine della Grecia e dell’ Argentina e faremmo certamente default. Insomma, la paura per un avvenire ancora più incerto del presente, per qualcuno è ancora quello che fa la differenza. Fortunatamente ci sono anche quelli che invece vogliono approfondire meglio, così ritornando al banchetto da cui mi ero allontanato per consegnare qualche volantino, apprendo che Diego ha parlato per una ventina di minuti con un signore che nel congedarsi ha promesso di venire a cercare i nostri documenti sulla Rete. Nel frattempo, ci hanno raggiunto Jacopo D’Alessio dall’ Amiata (che non ha voluto mancare al banchetto nonostante il giorno dopo dovesse presenziare ad un’ altra iniziativa in Val d’ Elsa, alla quale oltre al Fronte Sovranista, parteciperanno anche le associazioni Indipendenza, Art. 53 ed MMT-Toscana), ed anche mia moglie con mia figlia Lavinia di nove anni appena, la quale pur di stare con il babbo si mette anche lei a distribuire i volantini di Appello al Popolo ai passanti, che oramai sono diventati davvero parecchi. Alla fine, complessivamente il bilancio è come sempre positivo: abbiamo distribuito più di 50 volantini, suscitando in qualche caso un sincero interesse ad approfondire le nostre tematiche. In generale, credo di non fare una scoperta sensazionale affermando che durante questi primi giorni di nuovo governo a guida Lega-M5S si può riscontrare una attenzione ancora più marcata in merito al tema dell’ immigrazione, sempre più sentito; il rischio concreto è che le differenze di posizionamento rispetto a questo problema vadano sfumandosi sempre più. Questa polarizzazione potrebbe riflettersi anche su aspetti decisamente più importanti legati all’ ideologia liberista su cui è fondata l’ Unione Europea, accendendo la luce sulla opportunità di mettere in discussione i dogmi della libera circolazione anche di capitali, merci e servizi, oltre che delle persone (intese come forza-lavoro), quindi non è detto che la cosa sia necessariamente un male. Certamente, il pericolo di schierarsi con parole d’ordine e temi parzialmente o totalmente sballati perdendo di vista quelli davvero dirimenti, cresce di pari passo con le opportunità. Chi non da ora si è già messo in moto per portare avanti una narrazione di tipo completamente diverso, però, andrà avanti comunque per la sua strada perchè semplicemente è la sola cosa giusta da fare, anzi: è proprio adesso il momento di rinnovare l’ impegno, anche per evitare che le cose prendano una piega sbagliata, perché le possibilità per tornare ad invertire la rotta ci sono tutte, ma i pericoli pure. Il popolo è disorientato come non mai e per ora si è espresso con un voto di protesta, di rabbia, e di paura anche. Non possiamo permettere nè che “tutto cambi perchè non cambi niente”, lasciando campo aperto a chi già si sta riposizionando anche su argomenti che prima erano tabù come l’ UscITA, e nè che le destre nazionaliste (ma sempre iper-liberiste) volgano a loro vantaggio la situazione, come è avvenuto ad esempio in Austria. L’importante è esserne consapevoli.
Ci libereremo
Luca Russi
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