Russia rifornisce di missili Damasco e mette in guardia l’Occidente
di SICUREZZA INTERNAZIONALE
Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha reso noto che Mosca ha iniziato a rifornire la Siria del sistema missilistico terra-aria S-300, e ha avvertito i Paesi occidentali di non tentare di minare gli sforzi dell’Onu volti a porre fine alla guerra civile, in corso a Damasco da 7 anni, con decisioni imposte dall’alto.
Nella giornata di venerdì 28 settembre, durante una conferenza stampa presso le Nazioni Unite, Lavrov ha affermato che la spedizione dell’arsenale missilistico in Siria è già iniziata. Lunedì 24 settembre, il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, aveva reso noto che il sistema missilistico sarebbe stato consegnato alle forze del presidente siriano, Bashar al-Assad, nel giro di due settimane, nonostante il secco dissenso di Israele e degli Stati Uniti. Shoigu aveva altresì annunciato l’introduzione di nuove misure per incrementare la sicurezza dei militari russi nella regione a seguito dell’abbattimento dell’aereo da ricognizione russo IL-20. La settimana precedente, Mosca aveva accusato Israele di aver indirettamente causato l’abbattimento di un jet militare russo sul territorio siriano; secondo il Cremlino le prove contro Israele sarebbero “inconfutabili”. A questo proposito, nella medesima conferenza stampa di venerdì, Lavrov ha precisato che il presidente russo, Vladimir Putin, si sta assicurando che nel quadro delle operazioni militari siano azionate tutte le misure possibili per garantire la piena sicurezza delle truppe di Mosca. Il ministro russo ha infine messo in guardia le potenze occidentali in merito ai rischi che comporta la recente strategia delle Nazioni Unite.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che include anche la Russia e gli Stati Uniti, ha mobilitato l’inviato Staffan De Mistura affinché spinga per ottenere un accordo su una nuova costituzione per la Siria, insieme a nuove elezioni e una riforma di governo. Il primo incarico di De Mistura, deciso dopo una riunione dei ministri degli Esteri di Stati Uniti, Egitto, Francia, Germania, Giordania, Regno Unito ed Arabia Saudita, tenutasi a New York giovedì 27 settembre, è quello di formare un comitato costituzionale e aggiornare l’Onu sulla situazione e sugli sperati progressi entro la fine di ottobre. L’inviato dell’Onu ha reso noto che sceglierà circa 50 membri del suddetto organo, tra cui sia persone fedeli al governo attuale, sia oppositori e membri indipendenti. Tuttavia, finora Damasco ha rifiutato l’idea proposta dalle Nazioni Unite. In questo contesto, Lavrov ha accusato il gruppo di Paesi che hanno partecipato all’incontro di voler minare gli sforzi compiuti ad Astana e fare pressioni su De Mistura per imporre la propria visione della risoluzione del conflitto siriano, il che sarebbe, a suo dire, un “grave errore”, in quanto spetta ai siriani decidere in che tipo di Paese vorranno vivere, e non può essere deciso da “strutture frutto di accordi delle potenze straniere”.
La Russia, insieme all’Iran, ha aiutato Assad e le sue truppe a riprendere il controllo su vastissime porzioni dei territori siriani che erano caduti nelle mani dei dissidenti, i quali si oppongono al regime di Damasco.
Alcuni diplomatici hanno affermato che l’incidente di Israele, insieme a un accordo tra Turchia e Russia per sospendere l’imminente offensiva delle truppe governative siriane contro l’ultima roccaforte dei ribelli, situati nella provincia settentrionale di Idlib, potrebbe incoraggiare un ritorno all’aderenza della risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, volta a porre fine al conflitto civile in Siria, iniziato il 15 marzo 2011.
Soltanto pochi mesi fa, l’ex ministro della Difesa israeliano, Moshe Yaalon, aveva dichiarato che Israele è contrario alla fornitura dei sistemi missilistici antiaerei S-300 alla Siria. Israele teme che i sistemi missilistici antiaerei russi non solo limiteranno la libertà d’azione dell’aviazione militare israeliana nello spazio aereo della regione, ma permetteranno anche ai siriani di controllare lo spazio aereo israeliano. La necessità di poter agire liberamente in Siria, secondo Israele, sarebbe riconducibile alla presenza ostile delle forze iraniane.
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Consultazione delle fonti inglesi e redazione a cura di Claudia Castellani
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