Tra Romeo e il Minotauro
di Tino Di Cicco
In una bellissima isola del mar Egeo, c’era una volta un re, figlio di Zeus e di Europa : Minosse era il suo nome, e Pasifae era quello di sua moglie.
Un giorno Poseidone fece uscire dal mare un toro, perché Minosse glielo sacrificasse; ma il re lo richiuse nelle sue stalle, e l’irato dio del mare indusse allora Pasifae ad innamorarsi del toro. Da questo amore nacque un mostro , metà toro e metà uomo : Minotauro fu il suo nome e grande la vergogna in tutta l’isola.
Minosse allora ordinò a Dedalo di costruire il labirinto dove rinchiudere il mostro, che pure doveva essere alimentato con carne umana. Perciò ogni anno sette giovanotti e sette fanciulle venivano introdotte da un facciendiere tarantino nel labirinto, dove il mostro poteva consumare la “merce”.
Nelle terre degli scaligeri invece, tra l’Italia e l’Europa, c’era una volta un giovane di nome Romeo. Romeo era tutto fuoco e pudore; tutta passione e sacro timore.
Romeo era follemente innamorato di Giulietta, e solo di Giulietta. Era legato così profondamente alla fanciulla che preferì morire, piuttosto che sopravvivere alla sua morte.
Di lui abbiamo ancora memoria nei tramonti e nelle primavere; quando volano gli aquiloni, e al passaggio discreto della luna.
Minotauro e Romeo sono i due poli della relazione possibile con la donna : da una parte c’è in noi l’attrazione al numero, alla quantità; la pulsione a sfruttare l’altro come corpo per la nostra scarica di piacere. E’ la via che ci porta ad utilizzare anche l’amore solo per accrescere il nostro potere. Ed è questo il percorso inevitabile per quei poveri maschietti che nella scala della reincarnazione sono in comproprietà tra l’uomo e l’animale. Sono quelli che confondono l’amore con il “fare l’amore”, perché loro sono gli “uomini del fare”, e non hanno avuto la grazia di provare quel trascendente dove non è possibile “fare” , ma solo ringraziare .
Dall’altra parte c’è la purissima tensione a ritrovare nel mondo quella “metà” che ci farà finalmente interi. E sappiamo che in questa dolorosa/gioiosa ricerca non c’è niente da vendere, niente da comprare; c’è da “patire” quel filos che raccorda uomini e dei sotto il segno dell’amore.
Qui c’è ( ci deve essere )il pudore, la discrezione, la mitezza, perché abbiamo capito che è proprio vero che la forza governa su tutto, ma è impotente nel regno dell’amore. E chi cerca, chi “è” amore, non può cedere alla forza.
Qui l’uomo crea il mondo che non c’è, e lo fa esistere più della realtà visibile nelle nostre televisioni.
Noi siamo entrambi i poli; siamo l’indecenza del Minotauro, e la purezza di Romeo. Siamo l’animale che cede alle pulsioni, e l’angelo teso verso il cielo. Ma tu che vivi in questo nostro povero Paese, tu che leggi questi inutili pensieri, tu , da che parte stai?
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