I becchini
di ANDREA ZHOK (FSI Trieste)
Ieri a Roma si è tenuto il referendum, promosso dal Partito Radicale per la liberalizzazione dell’Atac.
Il referendum è costato 30 milioni di euro alle casse del Comune e vi ha partecipato il 16,38% degli aventi diritto (quorum al 33%). Oggi, non paghi dell’ennesima figura di concime naturale, quei rinomati campioni di smontaggio dello Stato che sono i radicali annunciano ricorsi al Tar contro il quorum al 33%.
Il pudore questo sconosciuto.
Premesso che con 30 milioni di euro si potevano probabilmente riparare un buon numero degli 800 mezzi fermi per guasto, comunque il punto di fondo è sempre lo stesso. La politica è lì per prendersi responsabilità, non per delegare a sondaggi e consultazioni popolari questioni di gestione della cosa pubblica.
Si è visto un’infinità di volte che i privati funzionano solo dove anche il pubblico funziona, e che sostituire un settore pubblico malfunzionante con l’interesse privato conduce solo ad aumento delle tariffe per servizi almeno altrettanto scadenti. Nei monopoli naturali, cioè in quei casi in cui non è possibile mettere uno accanto all’altro dei competitori diretti, è qualcosa che accade strutturalmente.
Dunque sarebbe veramente il caso di smetterla con questa tacita complicità dove la malagestione della politica viene pagata due volte dai cittadini, prima come stipendi a una classe politica inutile, e poi come soldi ai privati per fare quello che la politica dovrebbe e potrebbe già fare da sola.
Invece di dedicare le proprie attenzioni a robe come i tagli dei salari dei politici (buffonata cui si sono dedicati tutti, dal PD al M5S), sarebbe ora che cominciassero ad assumersi le responsabilità per cui sono pagati. Non è che se sono pagati di meno allora sono legittimati ad essere inutili. Non interessa a nessuno che facciamo elezioni per mandare su gente che poi ci spiega quanto sono impotenti, e che però sono disposti per la loro incapacità anche a stare là per meno soldi.
What the f*ck!!
Il giochino liberale degli ultimi decenni è quella costosa pagliacciata per cui il politico di turno invece di assumersi le proprie responsabilità, formulare progetti dettagliati e, se del caso, chiedere risorse per implementarli, preferisce guidare l’amministrazione lasciando le decisioni all’elettorato (sondaggi e referendum) e lasciando le gestioni ai privati (privatizzazioni e liberalizzazioni).
E lì loro che ci stanno a fare?
I becchini dello Stato.
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