Le oligarchie creano le proprie istituzioni e solo tu le puoi fermare: il 29 marzo vota NO
di JACOPO D’ALESSIO (FSI Verbania)
1. Maggioritario al posto del proporzionale.
2. Finanziamento privato dei partiti al posto di quello pubblico.
3. Sbarramento dei partiti al 5%.
4. Taglio dei parlamentari.
Sono 4 principi che hanno più a che fare con la religione, ormai, piuttosto che con argomenti razionali. Di razionale c’è solo che vanno tutti in un’unica direzione: blindare il parlamento a favore dei soli grandi partiti che hanno dominato la 2ª Repubblica.
Diversamente dalla dittatura, le attuali oligarchie per legittimarsi hanno ancora bisogno di un’opinione pubblica favorevole.
1. MAGGIORITARIO AL POSTO DEL PROPORZIONALE.
L’Italia è diventata una delle più grandi potenze industriali ed economiche del globo, non grazie al principio di “governabilità” , ma all’economia mista e i partiti popolari: ovvero, grazie alla commistione di un’imponente industria pubblica che faceva da contro-parte ad una diffusa piccola e media impresa privata. Durante gli anni ’60 (cioè durante il boom economico) c’erano i famosi governi “balneari” che duravano il tempo di un’estate, e che fissavano la propria alleanza per portare avanti solo uno, al massimo due punti, del loro programma. Poi i governi si scioglievano.
La “governabilità” perfetta l’abbiamo avuta anche noi ed è stata durante il ventennio fascista, epoca che credo nessuno si augura di riprovare.
L’idea, poi, che l’Italia abbia governi meno stabili degli altri è completamente falso. Ricordo infatti che le ultime elezioni tedesche hanno lasciato la Germania in bilico per circa sei mesi; e le elezioni del Belgio di pochi anni fa avevano lasciato un paese senza governo per un periodo ancora più lungo.
L’unica via per uscire fuori da uno sclerotico bi-polarismo (dove, inoltre, una parte non si distingue ormai più da quella antagonista), può consistere solo in un ritorno al PROPORZIONALE PURO.
2. FINANZIAMENTO PRIVATO DEI PARTITI AL POSTO DI QUELLO PUBBLICO.
Il finanziamento pubblico è l’unica garanzia che offre ancora la possibilità ad un partito originale, appena nascente, di estrazione umile (cioè, composto da classi meno abbienti e una classe media: precari, disoccupati, partite iva, impiegati pubblici, liberi professionisti, piccoli imprenditori), e dunque privo di risorse economiche, di portare avanti le proprie idee senza dover rendere conto a nessun soggetto privato terzo, che altrimenti lo dovrebbe finanziare.
Al contrario, i partiti come Forza Italia, di matrice aziendalistica, o partiti di falsa ideologia progressista, come il Partito Democratico, finanziati dai grandi imprenditori come i Benetton (e come lo furono tutti i nuovi proprietari dell’industria pubblica a loro svenduta durante il 1992), avranno sempre la meglio sugli altri, in quanto sono gli unici a poter sostenere ingenti spese di finanziamento durante le loro campagne elettorali.
Gli USA sono l’esempio lampante di questo modello (Maggioritario + finanziamento privato ai partiti), dove Democratici e Repubblicani si danno il cambio di continuo, senza però che nessuno di loro intervenga mai a favore della nazionalizzazione del servizio sanitario contro le assicurazioni private; oppure per rendere obbligatorio il porto d’armi contro le grandi aziende che le producono; né hanno intenzione di diminuire i loro conflitti in Medio Oriente a scapito delle proprie compagnie petrolifere.
Solo il FINANZIAMENTO PUBBLICO permetterebbe la rinascita di partiti popolari che NON devono mai dipendere dal grande capitale.
3. LO SBARRAMENTO AL 5%
E’ nato in Germania affinché i partiti liberali progressisti e conservatori, alleati insieme, impedissero di nuovo l’ingresso in parlamento del Partito Comunista tedesco. Già riuscire a sorpassare la soglia del 3% attuale costituisce (per chi prova a farlo come facciamo noi di FSI-Riconquistare l’Italia) un’impresa a dir poco Epica.
Porre un livello di sbarramento più alto significa, di nuovo, lasciare che i grandi partiti attuali rimangano dei parassiti, il cui lavoro, di bassa qualità, non potrà mai essere minacciato da nessun altro.
Viceversa, uno sbarramento al 3%, se da una parte, garantisce sulla serietà e sull’impegno che i nuovi partiti nascenti debbano metterci per guadagnarsi la fiducia dei cittadini; dall’altra, mette i partiti egemoni nella scomoda posizione di dimostrare un lavoro qualitativamente migliore nel timore di essere spodestati da altri soggetti più piccoli.
Quindi, uno sbarramento massimo al 3% costituisce invece un ottimo compromesso che impedisce, da una parte, il proliferare dei partiti; mentre, dall’altra, di garantire ancora l’ARTICOLO 49 DELLA COSTITUZIONE: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
4. IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI
L’idea che sia un taglio dei costi che faccia risparmiare gli italiani è, come si è visto, un falso. Si è calcolato infatti che con il loro risparmio ci si guadagnerebbe un caffè (o al massimo un caffè e mezzo) in più all’anno.
Il paragone con il parlamento USA è del tutto fuorviante. Gli USA non sono l’Europa ma un effettivo stato federale dove, per ciascuno stato, i parlamentari promuovono leggi su quasi tutte le materie, nella stessa maniera in cui si comporta il parlamento centrale. Questo significa che i parlamentari USA contano di alcune migliaia totali, e dunque un numero molto maggiore dei nostri.
E’ sbagliato ancora paragonare il numero dei nostri parlamentari con gli altri paesi del continente, se non si esegue tale confronto in termini relativi: ovvero, nel rapporto con la popolazione. E, difatti, questo calcolo corretto mette l’Italia solo al 27° posto rispetto ai suoi partner europei.
Ma soprattutto, è ancora più confusa l’idea per cui una diminuzione dei parlamentari porterebbe maggiore qualità del loro lavoro. In realtà, la diminuzione dei parlamentari non farebbe altro che diminuire allo stesso modo, sia il numero dei parlamentari peggiori, sia, contemporaneamente, quello dei migliori.
Diminuirebbe inoltre le circoscrizioni territoriali in grado di proporre propri candidati, restringendo in questo modo il volume dell’attuale rappresentatività.
Infine, proprio in mancanza di un fattore numerico che faccia da contrappeso e da super visione, in futuro non si farebbe altro che rendere il lavoro di bassa qualità degli attuali partiti ancora più blindato e sicuro rispetto alla situazione attuale.
L’idea che, per migliorare la qualità del lavoro parlamentare si debbano distruggere le buone istituzioni che ancora possediamo è un paradosso dettato da un cieco masochismo nell’interesse di poche e ristrette classi sociali, padroni incontrastati dei mezzi mediatici.
In verità, il lavoro parlamentare si può cambiare solo attraverso l’ingresso in parlamento di partiti nuovi e, per adesso più piccoli, che siano organizzati però su base popolare.
Il 29 MARZO VOTA NO
Se non ti sta bene un parlamento così, aiuta piuttosto anche tu a costruire i nuovi partiti popolari.
Commenti recenti