Covid-19 e le interazioni sociali
di MICHELE DURANTE (FSI Genova)
L’epidemia da Covid-19 è ormai stata dichiarata pandemia dall’OMS, ovvero epidemia diffusa in tutto il mondo. In Italia fa discutere però un tasso di mortalità di gran lunga superiore ad altri paesi che hanno affrontato la stessa emergenza. Ecco che molti si sono fiondati alla ricerca spasmodica delle cause che possono aver prodotto questo, quantomeno anomalo, tasso di mortalità in Italia. Ormai è risaputo che il Covid-19 si manifesta con particolare virulenza nei confronti di soggetti anziani e con patologie pregresse. Tra le più disparate ipotesi che si sono azzardate una ha preso in esame, come fattore rilevante se non preponderante, le interazioni tra nonni-nipoti e genitori anziani-figli, che in Italia sarebbero più diffuse che in altri paesi con tassi di mortalità inferiori. Inoltre si afferma anche che ciò abbia facilitato e velocizzato l’espansione del contagio.
In Italia, negli ultimi vent’anni, molti fattori economici e sociali hanno contribuito alla riduzione del numero di componenti nei nuclei familiari: si è passati da una media di 2,7 (1996-1997) ad una media di 2,4 (2016-2017), sono aumentate notevolmente le famiglie unipersonali e diminuite quelle con 5 o più componenti;
inoltre l’epidemia in Italia si è concentrata soprattutto in Lombardia e al nord in generale dove i nuclei familiari sono notoriamente meno numerosi rispetto alle regioni del sud.
Non di meno è da considerare la severità delle misure restrittive prese in Italia, che non trovano eguali nei paese europei, e sono seconde solo a quelle prese in Cina, limitate a solo un’aerea del paese se pur vasta e popolosa. Mi sento di escludere che le interazioni familiari abbiano inciso più di altri fattori nel numero dei contagi e nella mortalità rispetto ad altri paesi. Sicuramente, constatare accuratamente in modo scientifico e statistico i fattori epidemiologici di questa pandemia sarà un’impresa ardua. Questa impresa dovrà essere svolta prendendo in considerazione una miriade di dati e variabili che noi non possiamo nemmeno immaginare. Sebbene un’impresa del genere venisse portata a compimento, credo che non si giungerebbe comunque a determinare matematicamente le cause dei diversi dati epidemiologici nei diversi paesi.
Al di là dei meri dati statistici, mi soffermerei sul lato filosofico della questione: l’essere umano sarebbe in grado di vivere rinunciando alle interazioni sociali? All’affetto e alla vicinanza dei propri familiari? Io credo proprio di no. L’uomo è un animale sociale, e ognuno di noi ha bisogno di appartenere ad un gruppo, sia esso di dimensione ridotta, come la famiglia, sia esso di dimensione più ampia, come una comunità, un paese. Non solo sentiamo il bisogno di appartenenza ma anche di scambio, di interazione e di contatto. Azzarderei a dire che il senso della vita è il contatto tra le persone. Senza interazione, senza contatto non può nascere la vita per l’uomo, non può esserci procreazione e non può esserci felicità.
In questo periodo è giusto evitare i contatti con i nostri familiari più anziani che sono i soggetti più a rischio ma è una situazione che non potrà protrarsi troppo nel tempo. Molti nonni, nonne, zii e zie che vivono soli trovano nell’interazione con la propria famiglia, soprattutto nell’affetto dei propri nipoti il senso e il valore della propria vita. Quando si parla di non poter più interagire, per un tempo indeterminato, anche con i più stretti familiari bisogna stare molto attenti perché si va a minare ciò che per moltissime persone comporta la propria ragione di vivere, il proprio benessere psichico e sociale. Alcune persone, vedendosi sottratto tutto ciò per cui vivono, potrebbero subire conseguenze anche peggiori del Covid-19, non dico di non dare importanza a questo virus ma di darne altrettanta al benessere psichico e sociale delle persone che se fortemente compromesso può portare egualmente alla morte.
Non c’è solo il Covid-19 che mette a repentaglio il benessere dell’essere umano: la depressione, la povertà, sistemi sanitari non adeguati, altre malattie, incidenti stradali ecc. cose con cui conviviamo ogni giorno. Probabilmente bisognerà organizzarsi e imparare a convivere con questo misterioso agente patogeno senza dover rinunciare alle cose più importanti della vita, anche perché non credo che l’uomo potrà mai rinunciare a cose come la famiglia, l’amicizia e l’amore, insomma, a vivere una vita degna d’esser vissuta.
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