Quale patria per il ribelle? Parte IV
di MARX XXI (Giambattista Cadoppi)
Patriottismo, sovranità nazionale, adattamento nazionale del marxismo e alleanze
Il patriottismo socialista
I lavoratori non hanno patria. Non si può togliere loro ciò che non hanno. Dovendo anzitutto conquistare il potere politico, elevarsi a classe nazionale, costituirsi in nazione, il proletariato resta ancora nazionale, ma per nulla affatto nel senso in cui lo è la borghesia.
Karl Marx, Friedrich Engels: Manifesto del partito Comunista
Qui la prima parte
Qui la seconda parte
Qui la terza parte
Al momento della stesura del Manifesto del Partito Comunista, il proletariato, privo sia della proprietà che del voto, è a tutti gli effetti pratici escluso dalla nazione. Marx ed Engels non escludono che il capitalismo sia rovesciato in alcuni paesi prima che in altri. I socialdemocratici tedeschi Karl Kautsky e Georg von Vollmar lo hanno teorizzato apertamente prima di Stalin. In questa prospettiva, secondo Marx ed Engels, il proletariato deve consolidare il suo potere a livello nazionale, prima di iniziare la lotta a livello internazionale. Impadronirsi del potere, e quindi acquisendo la proprietà sociale dei mezzi di produzione e il voto, significa avere per la prima volta una patria. Il Manifesto dunque, invita il proletariato a «farsi classe dirigente nazionale», a «costituirsi come nazione», una volta conquistato il potere a livello nazionale. Marx ed Engels riconoscono in seguito che la realtà dello stato-nazione non può essere ignorata: «Poiché il proletariato deve, in primo luogo, acquisire la supremazia politica, assurgere a classe dirigente della nazione” costituendosi in nazione, ma non nel significato borghese della parola. Marx ed Engels hanno discusso del proletariato industriale come di una forza patriottica nel senso originario di protagonista della rigenerazione della patria. Il Manifesto del Partito comunista contiene in ultima analisi un messaggio di patriottismo proletario (Van Ree). Nel 1848, Engels lamenta che i tedeschi arretrati non si muovano al passo dei nuovi tempi. Essi hanno perso la faccia di fronte a tutte le altre nazioni, trasformandosi nello zimbello dell’Europa. La borghesia tedesca per vigliaccheria non difende la nazione, e la sola speranza sono gli operai. Il proletariato dovrebbe ripristinare l’onore tedesco attraverso una rivoluzione sociale. La vittoria della Comune di Parigi porta alla rinascita della Francia giacchè per Marx è impossibile per la Francia salvarsi dalla rovina senza una rivoluzione. Il legame con il patriottismo giacobino della rivoluzione, salvezza e rigenerazione della nazione è evidente (Van Ree). Marx simpatizza con gli sforzi dei patrioti tedeschi e ungheresi ed è favorevole alla rinascita della Polonia all’interno dei suoi vecchi confini (come ha ricordato Losurdo). Benché il movimento sia dominato dagli interessi dell’aristocrazia polacca, le sue possibilità di successo contro la potenza dell’impero russo sono nella partecipazione attiva dei contadini e quindi nella sua natura democratico-rivoluzionaria. Qui si può trovare la base del sostegno Lenin ai movimenti di liberazione nazionale. Possiamo vedere un’evoluzione del problema nello stesso che Marx che con un radicale riposizionamento appoggia il movimento feniano irlandese e inserisce, nel Programma del 1865 della Prima Internazionale, il diritto all’autodeterminazione nazionale (Hobsbawm: 308) [1]. Qui si istituisce un legame diretto del marxismo con il patriottismo rivoluzionario e giacobino come suo sviluppo per la nuova era.
Si può dire addirittura, che siano sono stati, almeno inizialmente, i partiti socialisti a essere il principale veicolo dei movimenti nazionali dei loro popoli; proprio come ci furono dei partiti contadini decisamente orientati in senso sociale, per esempio in Croazia, che acquisirono naturalmente una dimensione nazionalista. James Connolly [2] parla dell’unità di socialismo e liberazione nazionale per l’Irlanda. La combinazione di rivendicazioni sociali e nazionali in un programma sia politico sia sociale, si mostra assai più efficace nella mobilitazione per l’indipendenza, che non l’appello puramente nazionalistico, che accoglie il malcontento degli strati inferiori della classe media. L’indipendenza della Polonia, dopo un secolo e mezzo di sottomissione, si realizza sotto la direzione del Partito socialista polacco, il cui leader, il maresciallo Pilsudski, diviene il «Liberatore» del proprio paese. In Finlandia, il Partito socialista è il partito nazionale dei Finlandesi, raggiungendo il 47% dei voti nelle ultime elezioni libere prima della Rivoluzione bolscevica del 1917. In Georgia, la stessa funzione è svolta da un altro partito socialista: quello dei menscevichi. In Armenia la Federazione Rivoluzionaria nota come Dashnyakis, aderente all’Internazionale socialista, svolge la stessa funzione. Presso gli Ebrei dell’Europa orientale l’ideologia socialista è dominante in seno alle organizzazioni nazionali, sia quelle non sioniste (bundiste) sia quelle sioniste (Hobsbawm:144).
Ogni organizzazione e che mira al cambiamento deve proporsi in primo luogo come rappresentante della rivoluzione politica e sociale. I sentimenti nazionali di Gallesi e Scozzesi nel Regno Unito non trovano espressione in partiti specificamente nazionalisti, ma nei grandi partiti di opposizione a livello dell’intero paese: dapprima il liberale poi il laburista. In Olanda il sentimento nazionale si convoglia principalmente nel radicalismo di sinistra. Di conseguenza i Frisoni risultano sovrarappresentati nella storia della sinistra dei Paesi Bassi, analogamente a quanto lo sono Scozzesi e Gallesi in quella della sinistra britannica [3]. Il leader più eminente del primo Partito socialista olandese Pieter Jelles Troelstra (1860-1930), iniziò la sua carriera come poeta in lingua frisone e capo della Giovane Frisia, un gruppo di revival frisone” (Hobsbawm). Dopo gli anni Sessanta in Galles, Euskadi (ETA, Herri Batasuba), Fiandre, Catalogna e altrove, i movimenti nazionalisti espressione della piccola borghesia e originariamente su posizioni conservatrici si sono radicalizzati in senso marxista. Il DMK, il movimento delle rivendicazioni nazionali tamil in India, nasce come partito socialista regionale a Madras, e la stessa sinistra radicale in Sri Lanka ha avuto una spiccata tendenza al patriottismo. I movimenti che si richiamavano a una qualche forma di rivoluzione sociale possano, in effetti, costituire la base di un eventuale movimento patriottico di massa. Aspirazioni che ai marxisti dottrinari e ascetici appaiono alternative alle loro.
NOTE
1 Il difetto del marxismo dei semplificatori (in generale sessantottini) è di fermarsi alla lettura di qualche libro tipo il Manifesto di Marx o Stato e rivoluzione di Lenin non vedendo nel marxismo una teoria scientifica e dunque dinamica che si evolve, come dice Losudo, per apprendimento.
2 «Il vero patriottismo cerca il benessere di ciascuno nella felicità di tutti, ed è incompatibile con il desiderio egoistico di ricchezza mondana che può essere ottenuto solo dalla spoliazione dei meno favoriti».
3 Sia in Galles che in Scozia esistevano delle zone denominate «piccola Mosca».
Fonte: http://www.marx21.it/index.php/comunisti-oggi/in-italia/29350-quale-patria-per-il-ribelle-parte-iv
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