FSI partecipa al coordinamento nazionale contro le basi NATO a Livorno
Sabato 6 Aprile, in concomitanza con il 70 anniversario della nascita della Nato, al centro congressi della seicentesca Villa del Presidente di proprietà della provincia di Livorno, si è tenuta una Assemblea per discutere dei problemi connessi alla presenza delle basi americane in Italia, organizzata – con il patrocinio della stessa provincia – dalla “Rete Civica Livornese contro la nuova normalità della guerra”, da WILPF e dal “Tavolo per la Pace della Val di Cecina”.
Numerosissime le associazioni ed i partiti che hanno aderito, tra i quali ricordo almeno, oltre al Fronte Sovranista Italiano, il “nuovo” PCI del segretario Alboresi, la Associazione nazionale di amicizia Italia-Cuba, P 101, P.CARC, l’ Arci Bassa Val di Cecina e il Comitato Amici e Parenti delle Vittime di guerra di Siena; ma erano presenti anche esponenti del Movimento No MUOS dalla Sicilia e di quasi tutti i territori in cui sorgono le numerose basi militari, tra cui quelle di Ederle a Vicenza e di Ghedi a Brescia.
Quest’ultima, dopo il potenziamento dell’aeroporto militare e l’ acquisto, perfezionato dal governo “del cambiamento”, da parte del nostro paese dei nuovi esemplari di caccia F-35, si prepara a divenire una delle principali basi operative dell’ intera “Alleanza” (in realtà degli Usa ), cosa che prelude alla dislocazione in loco delle nuove bombe nucleari statunitensi B61-12, che come le attuali B-61 (che sono già almeno una ventina) possono essere anch’esse sganciate dai vecchi Tornado del 6° Stormo dell’ Aeronautica Militare, ma che per essere guidate con precisione sull’obiettivo necessitano per l’appunto dei nuovi caccia F-35A, dotati di speciali sistemi digitali. Poiché ciascuno di questi può trasportare fino a 2 bombe, in prospettiva potrebbero essere dislocate a Ghedi ben 60 nuove bombe nucleari B61-12, pari al triplo delle attuali B-61 (attualmente nel nostro paese sarebbero presenti ben 70 testate nucleari Usa, essendo il paese “alleato” che ne ospita di più sul proprio territorio).
Di questi numeri e di molto altro si è discusso ieri a Livorno, ma l’ Assemblea, che si è conclusa con la nascita di un Coordinamento nazionale dei movimenti, partiti ed associazioni che sono presenti a vario titolo sui territori a cui appartengono le aree dove sorgono le basi, e che avrà anche lo scopo di istituire un Osservatorio per monitorare la presenza statunitense nel nostro paese, è stata l’ occasione anche per discorsi più “politici” riguardo alla perdita di sovranità (non solo dal punto di vista militare) dell’ Italia.
A questo proposito, dopo un intervento di Giorgio Cremaschi letto in aula dall’ esponente del Comitato No Guerra No Nato, volto a non sottovalutare l’ identità “euro-atlantica” della NATO (e Cremaschi ha per primo anche giustamente ricordato un altro infausto anniversario, quello del marzo di venti anni fa, in cui aggirando la legittimazione internazionale dell’ ONU, l’ organizzazione militare a guida Usa decise di intervenire in Serbia con una vera e propria guerra di aggressione avviatasi con una massiccia campagna di bombardamenti aerei durata due mesi, in cui vennero utilizzate diverse basi di stanza sul nostro territorio e che provocò migliaia di morti, anche tra i civili), Davide Visigalli del Direttivo nazionale del Fronte Sovranista Italiano ha svolto un apprezzato intervento in cui, oltre a chiarire il significato del termine “sovranismo” – che nulla ha a che vedere con la strampalata “alleanza sovranista europea” capeggiata dall’ uomo di Washington (l’ ex-consigliere di Trump Steve Bannon) e rappresentata in Italia da una forza liberista e nazionalista come la Lega – ha messo in chiaro che se svincolarci dalla sudditanza militare e politica nei confronti degli Stati Uniti, diretti da una classe dirigente di pericolosi guerrafondai, è un imperativo morale prima ancora che politico, due sono le fonti delle direttive culturali, giuridiche e politiche, obbedendo alle quali abbiamo rinunciato alla piena Sovranità nazionale (e quindi popolare) prevista dalla Costituzione del ’48: l’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America.
Ma di quale delle due dovremo liberarci prima?
La risposta, presa dallo Statuto del FSI, è:
“Senza dubbio dell’Unione europea, per una pluralità di ragioni.
In primo luogo, perché i vincoli statunitensi sono soprattutto di natura culturale e politica, e richiedono l’ esercizio della sovranità e la volontà di essere indipendenti, non sovranità (salvo i vincoli assunti nei confronti della NATO). Al contrario, l’Unione europea limita del tutto e ormai ha pressoché estinto la sovranità economica [e quindi politica, ndr.] italiana. Sottrarci alle direttive “culturali” e alle pressioni politiche statunitensi è [dunque] oggi giuridicamente (e quindi astrattamente) possibile. Invece, la sottrazione ai vincoli europei e la riconquista della sovranità economica implicano il recesso dai Trattati europei.Senza recedere dai trattati europei, le norme di legge ordinaria che dovremmo emanare per sottrarci alla terribile crisi che è in corso e che comunque durerà fino a quando sarà stata riconquistata la sovranità, non possono essere validamente emanate nemmeno all’unanimità dal Parlamento Italiano. Su di esse prevarrebbe il diritto europeo, che, di fatto, si impone anche sulle norme italiane di rango costituzionale che disciplinano la materia economica”.
Ecco perché il FSI, partito del recesso dai Trattati dell’ UE, fin dal momento della nascita dell’ associazione che lo precedette (nel 2012), parla da sempre della necessità di “Combattere e sconfiggere prima il nemico vicino [l’ UE] e poi il nemico lontano [la Nato]”.
Innumerevoli e quasi sempre estremamente interessanti tutti gli altri interventi, tra cui vorrei ricordare almeno quello di Sandro Scardigli della Federazione fiorentina del PCI (che ha anche lui ribadito la irriformabilità dell’ UE, dicendosi sostanzialmente d’accordo con la visione in merito a questo punto del FSI), e di Simone Lepore del Comitato Amici e Parenti delle Vittime dell’ Uranio impoverito (preso ad esempio anche di tutti gli altri veleni di guerra, perché come ha ricordato l’ esponente livornese di Medicina Democratica, la guerra è foriera oltre che di morte anche di immani disastri ambientali). Lepore ha tra le altre cose invitato il nascente Osservatorio a prendere visione del dossier che la sua associazione produrrà nei prossimi mesi, allo scopo di raccogliere anche i numerosi dati che documentano le patologie e le morti dei nostri militari, i quali, siamo certi, vorrebbero svolgere soltanto il compito di difendere la Patria da aggressioni straniere, e non partecipare come purtroppo si è verificato nell’ultimo ventennio, alle innumerevoli guerre di aggressione, sempre sotto l’ombrello della NATO, e dunque come ruota di scorta degli Stati Uniti.
Ci libereremo, dunque: anche della Nato!
Luca Russi
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