La svolta moderata di Salvini
di FORMICHE (Francesco Giubilei)
La rivoluzione va bene per salire al potere ma, una volta giunti al governo, occorre conservare lo status quo, dare garanzie e stabilità. Salvini mostra di averlo compreso
Il sogno di creare il Partito della nazione Matteo Salvini lo cova da tempo, senza dubbio dal momento in cui, dopo la formazione del governo giallo-verde, i sondaggi hanno sancito la crescita esponenziale della Lega superando il 30%. Già con la manifestazione di dicembre in Piazza del Popolo a Roma, Salvini aveva pubblicamente avviato il percorso per sdoganare la Lega, dopo il passaggio da Lega Nord a Lega nazionale, una nuova trasformazione in un grande partito a vocazione maggioritaria in grado di attrarre l’elettorato moderato che fino a soli pochi mesi fa non solo non avrebbe votato per il partito di Salvini ma lo considerava una forza politica estremista.
Se i suoi oppositori continuano a dipingerlo come un leader con posizioni estreme accusandolo insieme agli alleati sovranisti europei di avere posizioni di “ultradestra” (per non usare epiteti peggiori e ben più offensivi), in realtà è in atto una svolta moderata sancita dal discorso in Piazza Duomo a Milano.
Se si vuole realmente comprendere la politica della Lega e delle altre forze sovraniste europee è necessario partire da un assunto: non sono partiti di destra o, per lo meno, non appartengono alla destra come siamo comunemente abituati a conoscerla ma è più corretto definirli partiti post ideologici. Non a caso nel suo discorso Salvini ha affermato: “qui non ci sono fascisti. non è vero neppure che io sono di estrema destra” comprendendo che per mantenere il consenso oltre il 30% è necessario attrarre il voto dei moderati, offrendo un’immagine rassicurante, più istituzionale, meno movimentista e battagliera. La rivoluzione va bene per salire al potere ma, una volta giunti al governo, occorre conservare lo status quo, dare garanzie e stabilità.
Una stabilità che, nella politica 2.0, si concretizza non solo nelle azioni ma anche con le parole a partire dai riferimenti culturali e politici. Non a caso Salvini cita Chesterton, Margaret Thatcher, Churchill, Ghandi ma anche l’immancabile Oriana Fallaci “madrina della nuova Europa”. Un pantheon laico a cui accosta Giovanni Paolo II e Benedetto XVI per sottolineare le radici cristiane dell’Europa rappresentata dai santi patroni “Benedetto da Norcia, Brigida di Svezia, Caterina da Siena, Cirillo e Metodio, Teresa Benedetta della Croce” tenendo tra le mani e baciando il rosario.
Salvini ha compreso che politicamente oggi in Italia manca un partito in grado di intercettare l’elettorato moderato, con Forza Italia sempre più in crisi, il Partito Democratico che si è spostato a sinistra dopo l’elezione a segretario di Zingaretti, il Movimento Cinque Stelle che spaventa i moderati, il suo progetto è quello di realizzare una grande opa verso il centro, ci riuscirà? Ancora pochi giorni e lo capiremo.
Fonte: https://formiche.net/2019/05/salvini-milano-le-pen-kermesse/
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