La pagliacciata del nome di Trump all’insediamento sulle alture del Golan
di THE SUBMARINE (Redazione)
Il Primo ministro israeliano Netanyahu ha inaugurato una placca che darà il nome a un nuovo insediamento israeliano sulle alture del Golan. La nuova cittadina si chiamerà “Ramat Trump,” “Altopiano Trump.” Le Nazioni Unite, e gran parte della comunità internazionale, non riconoscono l’annessione delle alture del Golan da parte di Israele. (Vox)
La cittadina prenderà il nome del presidente statunitense proprio perché l’amministrazione Trump è la prima ad aver formalmente riconosciuto le alture del Golan come parte del territorio israeliano. Ma per ora lo stanziamento resta tutto da costruire, e il governo israeliano non ha stanziato nessuna risorsa per aprire il cantiere, perché tecnicamente non può, almeno non prima delle nuove elezioni di settembre. (BBC News)
In questo momento a Ramat Trump risiedono 10 persone, che vivono lì dall’annessione illecita del 1981. Lo stanziamento precedente prendeva il nome di Bruchim, dista meno di 20 km dal confine con la Siria, ed è circondato di mine. Un bel posto su cui avere il proprio nome. (Politico)
Noa Landau sottolinea come il testo della legge sia pieno delle formalità che nascondono la mancanza di misure attuative, nel linguaggio tipico del, virgolettiamo, “Israbluff.” È difficile non vedere davvero il bluff, leggendo, verso la fine del documento, come la decisione stessa della costruzione dello stanziamentosia rimandata a una successiva “decisione finale del governo.” (Haaretz)
La moglie di Netanyahu, nel frattempo, ha patteggiato con i pm sul caso che la vedeva accusata di aver speso 175 mila shekel, l’equivalente di 50 mila dollari, in fondi pubblici per pagare pasti lussuosissimi. Pagherà una multa di 55 mila NIS, equivalenti a 15 mila dollari. (Al–Araby Al–Jadeed)
Secondo Netanyahu, ovviamente, la moglie è vittima di una “caccia alle streghe” — malgrado la donna abbia, appunto, patteggiato, riconoscendo i propri crimini. Ma il Primo ministro probabilmente ha giudicato che il pietismo fosse il codice giusto per non farsi rovinare la festicciola dell’inaugurazione della targa per Trump. Il vittimismo potrebbe essere una strategia per cercare di costruire una base di sostegno — sia popolare che parlamentare — più ampia, in vista delle prossime elezioni. (Haaretz)
Ma come mai si torna già a votare in Israele? Se vi siete persi le puntate precedenti, qui trovate una guida agile di Megan Specia sulla crisi aperta quando Netanyahu non è riuscito a formare un governo di coalizione. (the New York Times)
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