Il deficit e lo stato di salute dell’Unione Europea
di SIMONE GARILLI (FSI Mantova)
L’idea che l’Unione Europea permetterà all’Italia deficit sufficiente a rilanciare l’economia è slegata dai fattori oggettivi, i quali ci dicono che il principale tentativo populista, quello gialloverde, è stato sventato, sia per le sue enormi contraddizioni interne che per spinte esterne.
Anche in un altro Paese importante dell’Unione, la Spagna, l’accrocchio populista rosé di “Podemos” è stato agevolmente riportato in un recinto liberal-progressista. In Francia il tentativo nazionalista della Le Pen è stato per ora relegato all’opposizione. Nel Regno Unito potrebbe avvenire il primo strappo significativo nel progetto unionista, ma nulla è scontato e in ogni caso si tratterebbe di un Paese di cui la Ue franco tedesca può fare a meno, sia pure al prezzo di una ristrutturazione geo-economica.
In sostanza, l’Unione è più forte che mai, e non saranno le politiche portate avanti da Trump a distruggerla, perché sono semmai indirizzate ad una revisione del progetto, ad oggi improbabile e comunque non desiderabile di per sé.
Certo l’Unione concederà qualcosa di più ad un Governo non ostile, ma chi si aspetta un deficit (vicino) al 3% o più è decisamente fuori strada.
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