Tasse e lotta al contante: sempre la solita musica
di GILBERTO TROMBETTA (FSI Roma)
Non si sono ancora seduti, quelli del nuovo governo giallo-fucsia – e già parlano di:
– Alzare l’IVA
– Tassare il contante
– Identità digitale per tutti
– CETA+TTIP
Ma voi dovete stare muti, che sennò siete quelli che odiano. O dei filo-leghisti, secondo quelli che hanno votato la fiducia al Governo più filo-europeista, quindi anti-sovranista, dall’epoca di Monti. Un Governo che secondo alcuni sarebbe addirittura avverso ai liberisti (ha ricevuto il via libera dai più grandi nemici dell’Italia, questo Governo, sia interni che esterni). Sempre secondo chi gli ha votato la fiducia, ovviamente.
Veniamo però a due capisaldi del pensiero neo-liberale alla base dell’agire del Governo giallo-fucsia: l’aumento dell’IVA (delle tasse in generale) e la lotta al contante.
Innanzitutto partiamo dai dati per uscire dalle maglie della narrazione dominante: l’Italia non è neanche lontanamente il Paese che fa più ampio uso di questo strumento di pagamento. Anzi. Quello è la Germania. E non regge neanche più la favola che vedrebbe i tedeschi virtuosi in contrapposizione con i corrotti italiani. I più grandi scandali di evasione e corruzione riguardano infatti proprio la Germania. Come il caso della multa record comminata alla Siemens per una gigantesca storia di corruzione* o come il caso della maxi-frode per evasione della Commerzbank**.
La scusa dietro la quale ci si nasconde per l’eliminazione del contante, è quella sempre valida della lotta all’evasione. Peccato le cose non stiano così e che la storia sia piuttosto diversa.
Partiamo con un facile esempio per rispondere al sempre valido cui prodest.
Se passate 50 euro in contanti a una persona e questa persona li passa a un’altra e così via per per 50 volte, alla fine avrete sempre 50 €. Provate a farlo con la “moneta elettronica”. Vedrete quanto rimarrà dei 50 euro originali alla fine del ciclo e poi ditemi chi ci ha guadagnato. Togliere ai cittadini l’uso della cartamoneta, che è un diritto secolare, significa anche privarli di una prerogativa essenziale alla vita di relazione che attiene alla sfera del privato, del’intimo e del segreto.
Il mito della lotta al contante per combattere l’evasione nasce dal solito falso mito. E cioè che in Italia sia particolarmente alta per colpa dei droghieri, dei tabaccai, degli idraulici, dei fornai, che portano tutti i loro soldi evasi dal fisco alle Cayman. I dati però, come sempre raccontano un’altra storia. Lo ha ammesso anche Vincenzo Visco in un’intervista uscita proprio quest’oggi. “L’evasione non dipende soltanto dall’uso del contante al consumo, gran parte dell’evasione avviene senza contante, semplicemente manipolando i bilanci delle imprese”***.
Infatti se andiamo a vedere i dati disaggregati****, si nota come l’evasione di artigiani e piccoli commercianti (i famigerati scontrini non emessi) si attesti sugli 8 miliardi di euro l’anno. Una miseria. A fronte per esempio dei circa 40 miliardi di euro l’anno non versati nelle casse dell’erario italiano dalle grandi multinazionali, o dei 22 miliardi di euro l’anno evasi ed elusi dalle società di capitali.
Pur alzando ulteriormente le aliquote, in Italia, si ricaverebbe una miseria rispetto alle reali necessità del Paese. E non si toccherebbero neanche lontanamente i grandi patrimoni. Sopra i 55 mila lordi (persone con un buono stipendio, non di certo dei ricchi) è la fascia che versa circa il 35% dell’IRPEF totale (che è sui 190 miliardi di euro). Pur aumentando del 10% la pressione fiscale su queste fasce (a salire ovviamente) si tratterebbe di circa 8 miliardi. Briciole appunto. Quando in queste ore, schioccando le dita, Mario Draghi ha creato dal nulla 20 miliardi al mese di QE. Che andranno come al solito nelle tasche delle fasce più ricche della popolazione.
Siamo in una decennale crisi di domanda indotta. Ma pensare di risolverla aumentando le tasse – in un Paese che già le ha alte e in regime di libera circolazione dei capitali – anziché aumentando la spesa pubblica non mi sembra una grande idea (eufemismo). Vuol dire, soprattutto, non avere minimamente centrato le cause dei nostri problemi. Sicuramente esiste un problema RI-distributivo in Italia. Ma la verità è che dentro l’Unione Europea e con l’euro puoi farci poco. La progressività fiscale in un regime di libera circolazione di merci, capitali e lavoro è uno strumento fortemente depotenziato.
C’è inoltre un problema distributivo che è molto più grande. Questo perché allo Stato, dentro la UE e con l’euro, è proprio proibito creare ricchezza (infrastrutture, fabbriche, salari), quindi distribuirla. Non è un caso se siamo in avanzo primario da 27 anni.
[grafico via Filippo Nesi
* “Usa, multa record alla Siemens, 800 milioni di dollari per corruzione” https://www.repubblica.it/…/siemens-multa/siemens-multa.html
** Germania, maxi-frode fiscale “cum-ex”: perquisizione negli uffici della Commerzbank https://www.ilfattoquotidiano.it/…/germania-maxi-f…/5444010/
*** Confindustria: “Sì a tassa sui contanti”. Visco: “Vera evasione da manipolazione bilanci delle imprese” https://www.repubblica.it/…/confindustria_la_proposta_di_t…/
**** Nel Lazio evasione fiscale aumentata del 3,9% https://www.lavorolazio.com/nel-lazio-evasione-fiscale-aum…/]
Una risposta
[…] leggi tutto https://appelloalpopolo.it/?p=52834 […]