Dell’oggi, del domani, del lavoro, della dignità
1) A Luglio 1000 occupati in meno 87000 disoccupati in meno e 73000 inattivi in più (che non sono considerati disoccupati ma poco più che morti). Interpretazione del dato: la capacità di assorbimento di manodopera aggiuntiva da parte del sistema economico è pressoché nulla e anzi in continua sofferenza non riuscendo nemmeno a fornire un turn over. Una gran parte di disoccupati o emigra o non cerca più un lavoro dandosi al mercato nero. Un disastro.
NICOLA DI CESARE (FSI Cagliari)
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2) Milioni di disoccupati, industrie che erano il vanto nazionale svendute ogni giorno, povertà crescente, diseguaglianze ai massimi storici dai tempi della guerra, pubblica istruzione a pezzi, sanità in fase di privatizzazione, previdenza pubblica ormai smantellata e questi emeriti imbecilli se ne escono con la proposta di dare il voto ai sedicenni, sulla quale siamo invitati a scannarci tra favorevoli e contrari, perpetrando il teatro delle polarizzazioni che ci distraggono ogni giorno dalle cose serie.
A volte penso che non ci sia soluzione democratica a questo baratro, altre rinsavisco e mi riapproprio dell’ottimismo della volontà necessario a portare avanti il nostro progetto di ricollocazione della Costituzione al vertice dell’ordinamento.
Quando arriveremo in parlamento si parlerà di piani industriali per rilanciare la produzione nazionale, di nuova edilizia residenziale pubblica ed equo canone, di investimenti massicci in istruzione pubblica, sanità, pubblica sicurezza, sia nelle strutture e nelle dotazioni che nell’aumento degli stipendi di poliziotti, carabinieri, vigili del fuoco, insegnanti, medici, infermieri.
Scuola di ogni ordine e grado gratuita al 100% con i libri di testo forniti dall’istituto e pagati solo se non vengono restituiti integri, 3% del PIL di investimenti in ricerca e sviluppo con la valorizzazione delle figure dei ricercatori, piani di eliminazione del traffico veicolare privato dotando tutte le città e le aree interne di mezzi pubblici efficienti, verde pubblico diffuso ovunque. Investimenti nel ripopolamento dei paesi e dei borghi, sovvenzionando le attività produttive localizzate nelle aree che soffrono di emergenza demografica.
Lavoro per tutti, piena occupazione.
GIANLUCA BALDINI (FSI Pescara)
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3) IL DIRITTO AL LAVORO
Difendere il lavoro in ogni sua forma significa difendere la dignità personale e sociale del cittadino. Questo è uno dei compiti principali che il Popolo Italiano ha assegnato alla Repubblica per il mezzo della Costituzione. Abbandonare il lavoro al suo destino per difendere il “principio” della mano invisibile del mercato, ovvero mercificare il lavoro, vale a mercificare la dignità umana, ovvero quella personale e sociale di ogni cittadino.
E la libertà non c’entra nulla, dato che la libertà di ognuno si costruisce sulla dignità sociale che nasce dal lavoro. Diversamente la libertà di ognuno è solo una merce da scambiare e come in ogni scambio negoziale prevale l’interesse individuale e non sociale, prevale la giustizia del più forte. Invece, il diritto al lavoro è la fonte di ogni successivo rapporto, è la fonte su cui si costruisce ogni rapporto sociale, senza questo diritto non c’è società civile, non c’è Repubblica, non c’è Democrazia.
ANDREA D’AGOSTO (FSI Bari)
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4) IL PREZZO DELLA DIGNITÀ
Aveva chiesto aiuto una prima volta, ignorato dal team leader.
Aveva quindi chiesto aiuto anche alla postazione vicina, venendo ignorato.
Aveva infine chiesto aiuto ai team leader vicini, senza ottenere il permesso.
Lo avevano insomma costretto a pisciarsi nella tuta da lavoro. Non contenti, gli avevano anche impedito di andarsi a cambiare fino a fine turno. Secondi, minuti, ore interminabili in quella tuta zuppa della sua urina. Si era potuto cambiare solo a fine turno, ma nella zona comune, davanti a tutti i suoi colleghi e colleghe. Un’umiliazione infinita in nome della produttività. Un salto indietro di decenni.
È successo a un operaio della catena di montaggio della Sevel, prima società abruzzese per fatturato, il 7 febbraio 2017.
E il giudice ha stabilito un risarcimento di 5.000 euro poiché la Sevel «ha arrecato concreto e grave pregiudizio alla dignità personale del lavoratore nel luogo di lavoro, al suo onore e alla sua reputazione, indubbiamente derivante dall’imbarazzo di essere osservato dai colleghi con i pantaloni bagnati all’altezza dell’inguine».
Cinquemila euro. Questo vale la dignità di un operaio costretto a subire umiliazioni di questa portata.
«Magari veniamo qui dentro anche di notte. Anzi, magari portiamo qua dentro anche i bambini, le donne. I bambini li sbattiamo sotto a lavorare, le donne ci sbattono a noi un panino in bocca. E noi via, che andiamo avanti senza staccare! Avanti, avanti, avanti! Avanti per queste 4 lire vigliacche fino alla morte».
Basterebbe sostituire gli euro alle lire e il monologo di Lulù sembrerebbe scritto oggi.
GILBERTO TROMBETTA (FSI Roma)
Primo diritto è l’istruzione. Altrimenti si rischiano derive classiste e ne approfittano gli industriali e i sindacati.Oppure lavoro e Istruzione,laddove queste due cose devono essere considerate parallele. La plutocrazia classista si combatte con l’lstruzione. L’esigenza del popolo non deve essere considerata soltanto “il lavoro”.Altrimenti si rischiano derive classiste. Non si risolvono così i problemi e le disparità interne.La lotta si porta avanti anche con le parole,poiché è innanzitutto nel pensiero che si creano le barriere,si legittimano.
Il popolo deve perciò essere abituato ad avere delle esigenze o a pensare di avere delle esigenze. Tra queste esigenze o bisogni fondamentali vi è l’Istruzione. Ora,se si pensa di non avere esigenze “importanti” e “serie” nella vita,ne approfittano coloro che ,appartenendo alle famiglie benestanti e alle caste,sono abituati sin dal principio ad avere loro delle esigenze esclusive,che negano agli altri. Così si mantiene alto il livello di disparità nella società.