Ergastolo economico: il lato oscuro del fallimento, ovvero fine pena ma per 100mila italiani!
di SCENARI ECONOMICI (Alessio Bini)
Mentre questo Governo pensa carcerare chi non ce la fa a pagare le tasse, molti italiani hanno visto la Giustizia scagliarsi contro di loro, colpevoli soltanto di aver lavorato in un periodo di crisi. Segno che la volontà di vessare chi ha voluto soltanto lavorare in proprio c’è da tempo. Premeditata o meno, attraversa più fronti politici.
Bruno Fiorani di 84 anni, due settimane fa, è stato accompagnato fuori di casa dalle Forze dell’Ordine nella piccola città di Empoli, in Toscana. E’ l’ultimo sfregio di un fallimento che lo ha coinvolto ormai molti anni fa, quando aveva un’azienda edile e quando le cose gli andavano bene. Poi, tutto si è fermato. Ma la procedura di fallimento, no. Quella non finirà mai e i debiti lo perseguiteranno fino alla fine dei suoi giorni e perseguiteranno anche i suoi eredi, se non rinunceranno per intero alla sua eredità.
E’ difficile stare dalla parte degli ultimi, perché questa crisi ha fatto diventare ultimo chi era benestante fino a 10 anni fa. Cosa sia un fallimento lo sanno solo gli esperti, chi ci è finito dentro o chi ha un parente coinvolto. Ma è un meccanismo perverso che ha travolto 140mila italiani dall’inizio della crisi e che non accenna a diminuire.
La legge è stata scritta a più riprese, da politici avversari tra loro e quindi senza coordinarsi o forse fin troppo. Nonostante l’intento di tutte le leggi sia stato quello di dare ossigeno a chi è incappato in un fallimento, il risultato è stato esattamente l’opposto. La gabbia si stringe addosso agli imprenditori fino a quando le sbarre si conficcano loro nella carne, togliendo loro ogni dignità.
All’imprenditore fallito, per legge, devono essere lasciate le risorse minime per avere una vita dignitosa, ma solo negli intenti della legge.
Se ha una macchina, gli viene pignorata e poco importa se gli serve per cercarsi un lavoro o se vive in mezzo alle montagne. Se ne va a piedi.
Se ha una casa, gli viene pignorata e se il pignoramento è precedente al maggio 2018 il Giudice può tutt’oggi decidere di farlo accompagnare fuori. La casa può essere liberata se ha delle opere di manutenzione da fare o se il Giudice ritiene di poterla vendere meglio.
Potrebbe andare a vivere in affitto, ma oggi i proprietari di immobili fanno i controlli sui locatari e pochi offrono un tetto a chi ha un fallimento in corso. Chiedono fidejussioni bancarie e uno stipendio.
E se riesce a trovarlo un lavoro da dipendente, un’altra legge gli impedisce di riscuotere lo stipendio. E la legge finanziaria 2017, art. 911, -a firma Renzi-, che obbliga i datori di lavoro a pagare gli stipendi tramite bonifico bancario, indipendentemente dall’importo. Nessuna banca apre un conto corrente a chi ha un fallimento in corso.
Aprire una partita Iva da rappresentante o da venditore porta a porta nemmeno a parlarne. I Giudici non distinguono tra un imprenditore (che assume dipendenti e sposta capitali) da un normale venditore con partita Iva (che pensa sola se stesso). Per loro sono tutti imprenditori allo stesso modo.
La legge dice che il fallimento deve essere chiuso entro 5 anni. Ma solo se tutti i beni coinvolti sono stati venduti. Se l’imprenditore ha un rudere in campagna che è invendibile, il fallimento non viene chiuso mai.
E se le vendite dei beni non coprono i debiti, anche se il fallimento viene chiuso, l’imprenditore non finisce mai di essere aggredito dai suoi creditori: fine pena mai!
Bruno Fiorani tutti questi anni si è sentito solo, talmente solo che è stato abbandonato anche dalla compagna e dalla figlia di lei, proprio per paura di perderla quella casa. Ma un imprenditore costruisce le proprie relazioni sociali attorno alla propria azienda. Fornitori e clienti diventano i suoi amici. La crisi si è manifestata con una forte e improvvisa contrazione della liquidità. Così i clienti non hanno pagato gli imprenditori, che non hanno pagato i propri fornitori. Invece di capire che tutto questo non dipendeva da loro, si sono sbriciolate le relazioni sociali che si erano costruite attorno a ciascuna azienda.
Intervistato dai giornalisti, Bruno Fiorani ha ricordato come è fallito: non aveva i soldi per pagare il commercialista, così non ha potuto fare le ultime dichiarazioni dei redditi. E’ una situazione comune a molti imprenditori. I Giudici in casi simili decretano la bancarotta documentale, ovvero perché non ci sono i documenti a posto: da 1 a 5 anni di reclusione, in genere ne danno 2. Se sospettano che sia intenzionale, decretano anche la bancarotta fraudolenta: da 1 a 10 anni, ma in genere meno di 7 o 5 non scendono mai. Peggio di un delinquente comune!
La legge protegge i piccoli imprenditori da questo meccanismo perverso. Ma molti Tribunali non ascoltano la legge e decretano ugualmente il fallimento. Se si vuol far valere le proprie ragioni, bisogna arrivare fino in Cassazione. Eh già, ma Bruno Fiorani non aveva i soldi per il commercialista, figuriamoci per l’avvocato cassazionista! E come lui molti altri, perché quando uno è piccolo tende a pagare tutti, perché li conosce direttamente, sperando che vada meglio, sperando che i clienti tornino un giorno o l’altro, fino a quando si rende conto che ha finito i soldi per sé e per adempiere alle pratiche burocratiche per la sua azienda.
Le ferite della crisi sono così profonde che guardarci dentro, a volte, fa venire le vertigini. Falliscono dalle 10mila alle 14mila aziende all’anno, con una media di 12607: 1050 al mese, 48 al giorno e 8 all’ora, considerando le 6 ore di apertura dei Tribunali.
A guardare i notiziari specializzati, pare che ci sia sempre un miglioramento della situazione: “Fallimenti 2017 siamo tornati a livelli pre-crisi” (Fonte: Cerved, novembre 2017), “Fallimenti 2018 in calo del 6%” (Fonte: Cribis, febbraio 2019) e ancora “Fallimenti in calo del 7%” (Fonte: Il Sole 24 Ore, febbario 2019).
Ma niente: i fallimenti sono sempre stabili, secondo le stesse fonti che annunciano una diminuzione del fenomeno, smentendo se stesse:
Anno | Numero | Fonte |
2009 |
9384 |
Cribis |
2010 |
10888 |
Cribis |
2011 |
11840 |
Cribis |
2012 |
12124 |
Cribis |
2013 |
14010 |
Cribis |
2014 |
15336 |
Cribis |
2015 |
14585 |
Cribis |
2016 |
13467 |
Cribis |
2017 |
11939 |
Cribis |
2018 |
12131 |
Cerved |
2019 |
12980 |
Cerved |
Totale |
138684 |
|
Media |
12608 |
|
Mese |
1051 |
|
Giorno |
48 |
|
Ora |
8 |
Sarebbe meglio interrogarsi su quali sono le cause reali di questo fenomeno, per non far sentire soli persone come Bruno Fiorani. E sarebbe meglio chiedersi quali siano davvero i reati penali e quelli civili, perché i primi fanno sentire sporchi dentro, come i delinquenti comuni, mentre i secondi sono solo un fatto di soldi.
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