Si aggrava il bilancio delle proteste violente che scuotono da giorni il Cile: il governatore della capitale, Karla Rubilar, ha riferito che sono 11 i morti, tutti nella regione di Santiago, cinque dei quali rimasti asfissiati in un magazzino occupato. Le proteste sono state innescate dall’aumento del prezzo del biglietto della metropolitana; i manifestanti hanno attaccato e danneggiato le stazioni della metro, bruciato autobus e sacceggiato supermercati. Lo scorso 6 ottobre, la Metro de Santiago, una compagnia privata partecipata dallo Stato, ha aumentato il prezzo del biglietto nelle ore di punta di 30 pesos, fino a 830 pesos (circa 1,2 dollari).
Il prezzo era stato stabilito da un gruppo di esperti sulla base di numerosi indicatori come l’inflazione o il costo delle forniture per il funzionamento. In segno di protesta, centinaia di cittadini, in particolare studenti delle scuole superiori e universitari, lunedì scorso hanno cominciato a bypassare i tornelli e a sradicarli, in modo che tutti potessero accedere alle piattaforme senza pagare. Poi, mano a mano, la protesta si è estesa ad altre aree del Paese; gli atti di vandalismo si sono moltiplicati, con barricate in strada, incendi e saccheggi a negozi e supermercati.
In una seduta straordinaria, la Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge per annullare l’aumento dei prezzi della metropolitana della capitale, ma l’insofferenza per il costo della vita rimane forte. L’alto commissario Onu per i diritti umani ed ex presidente cilena, Michelle Bachelet, ha chiesto un dialogo tra il governo cileno e la società civile per «calmare la situazione» dopo diversi giorni di violenze: «Esorto il governo a lavorare con tutte le sfere della societa’ civile per soluzioni che contribuiscano a calmare la situazione e a tentare di risolvere i problemi della popolazione, nell’interesse della nazione».
Il presidente cileno, Sebastia’n Pinera, ha affermato che il Paese sta vivendo una «guerra contro tutti i cileni che vogliono vivere in democrazia. Siamo in guerra contro un nemico potente e implacabile che non rispetta nulla e nessuno e che è disposto a usare una violenza senza limiti anche quando ciò comporta la perdita di vite umane, con l’unico scopo di produrre il maggior danno possibile». Per vincere questa guerra il governo, che, ha annunciato il ministro dell’Interno, Andre’s Chadwick, ha schierato al momento nelle strade 10.500 uomini tra militari e forze di polizia, ha già dichiarato lo stato di emergenza, totalmente o in alcune aere, in 10 delle 16 regioni del Cile: la regione metropolitana (in cui si trova Santiago), Antofagasta, Coquimbo, Valparai’so, Maule, Concepcio’n, Bi’o Bi’o, 0’Higgings, Magallanes e Los Ri’os. Oggi scuole e università sono rimaste chiuse.
Iniziate per l’aumento dei biglietto della metro, le manifestazioni in Cile si sono ormai radicalizzate e riflettono la rabbia dei cittadini in un Paese, uno dei più ricchi della regione sudamericana, ma dove sono profonde le disuguaglianza sociali. L’aumento del biglietto della metro a Santiago è solo l’ultima tappa della violenta insurrezione sociale scoppiata da tre giorni in Cile, dove la popolazione adesso chiede le dimissioni del presidente Sebastian Pinera. Uno dei motivi del diffuso malcontento dei cileni riguarda il sistema pensionistico privatizzato, eredità del regime di Pinochet, in vigore dal 1980 e che obbliga i lavoratori a depositare ogni mese il 12% circa delle proprie entrate in fondi pensionistici gestiti da enti privati che li investono sui mercati, realizzando profitti milionari, mentre la pensione versata ai contribuenti è inferiore.
Il costo della vita e dei beni essenziali è aumentato: nell’ultimo decennio nella capitale i prezzi delle case sono aumentati del 150%, quelli dei medicinali e dell’energia elettrica del 10% negli ultimi mesi. La popolazione è costretta a destinare il 7% del proprio stipendio ad un’assicurazione sanitaria a scelta tra quella del sistema pubblico, il Fondo nazionale per la salute, e quella privata. 14 milioni di persone hanno scelto il pubblico, ma i servizi disponibili negli ospedali sono carenti. Come quelli dell’istruzione: le università private sono il 40% dell’offerta e nel contempo lo Stato ha ridotto i suoi contributi alle universita’ pubbliche. Molte delle famiglie non hanno altra scelta che indebitarsi per poter pagare le elevate tasse universitarie dei propri figli. La corruzione non viene contrasta: negli ultimi anni i vertici delle Forze armate e della politica sono stati coinvolti in casi di corruzione milionari.
‘Pinera Renuncia‘ è l’hastag che sta spopolando, anche da quando il presidente è finito al centro di un’altra bufera: mentre il Cile brucia, in pieno coprifuoco, Pinera stava seduto a mangiare nella Pizzeria Roma di Vitacura per festeggiare il compleanno del nipotino. Pinera, un miliardario conservatore entrato in carica nel marzo 2018 dopo essere stato presidente tra il 2010 e il 2014, è al suo secondo mandato come Presidente, dopo due mandati come senatore del partito di centro-destra, dal 1990 al 1998.
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