Il tradimento dei politici
di GILBERTO TROMBETTA (FSI Roma)
1)UNIONE EUROPEA, VINCOLO ESTERNO E PRIVATIZZAZIONI
Annunziata «Draghi si è caretterizzato in una prima fase come un grande privatizzatore, se si ricorda c’è stato anche tutto un…». Romano Prodi «Erano obblighi europei! Erano obblighi europei. Scusi, a me che ero stato a costruire l’IRI, a risanarla, a metterla a posto, mi è stato dato il compito da Ciampi, che era un compito obbligatorio per tutti i nostri riferimenti europei, di privatizzare.
Quindi si immagini se io ero così contento di disfare le cose che avevo costruito, ma bisognava farlo per rispondere alle regole generali di un mercato in cui noi eravamo. E questo non era sempre un compito gradevole ma l’abbiamo fatto come bisognava farlo». Fino a poco tempo fa, lui e il centrosinistra, se ne prendevano il merito di aver smantellato l’IRI. Omettendone i motivi. Ora ammettono anche questo.
C’è un nesso non solo diretto, ma di causa/effetto tra Unione Europea, libero mercato e smantellamento dell’industria pubblica italiana. Era una condizione imposta dal “vincolo esterno”. Una condizione non negoziabile. Un po’ come le offerte che non si possono rifiutare…
Una pietra tombale, l’ennesima, su coloro che, ancora oggi, negano la palese matrice liberale, quindi antisociale, dell’Unione Europa. Ovviamente Prodi, uno dei protagonisti assoluti della peggior stagione politica della storia italiana, adesso l’ammette – l’esistenza e la ragion d’essere del vincolo esterno – nell’improbabile tentativo di ricostruirsi un’immagine.
E infatti arriva anche a mentire spudoratamente affermando di aver costruito e risanato l’IRI. «Eseguivo soltanto gli ordini». Non mi sembra una linea difensiva originale… D’altronde la trasmissione era dedicata alla beatificazione di San Mario Draghi.
Romano Prodi e Mario Draghi. Cioè i due che potremmo ritrovarci – in un futuro purtroppo non così improbabile come dovrebbe essere – rispettivamente Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio. Proprio due di quelli che, più di altri, consapevolmente e per i loro interessi, nell’ultimo trentennio hanno contribuito a ridurre il Paese in una condizione simile a quella di una colonia. Molto più di quanto non lo fosse già dalla fine della Seconda Guerra mondiale.
Cedendo quasi tutta la sovranità che ci era rimasta. E con essa il lavoro, i salari dignitosi e, soprattutto, una società più giusta e in cui era possibile immaginare un futuro. Spesso anche un futuro migliore.
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2)ASIMMETRIE E DIVERGENZE
Secondo il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, grazie all’euro le divergenza tra i Paesi membri si sono ridotte. Per questo i cittadini amano ogni giorno di più l’euro. Purtroppo, come troppo spesso capita, i dati ci raccontano una storia diversa. Diametralmente opposta. Basandosi sui dati anziché sulla retorica, è innegabile che tanto l’architettura europea quanto la moneta unica abbiano portato le divergenze e le asimmetrie ai loro massimi storici.
Si vede, per esempio, dal tasso di inflazione tra i Paesi centrali e quelli periferici: un’unica politica monetaria non può andare bene per Paesi così diversi. Asimmetrie che non si limitano ai tassi di interesse, ma si riverberano su tutti gli aspetti dell’economia degli Stati membri.
Vale per il reddito pro capite e per la disoccupazione. Con l’Italia, ancora una volta, tra i Pesi più penalizzati proprio per colpa di un’asimmetria relazionale. Asimmetrie che hanno peggiorato clamorosamente le condizioni di vita della popolazione, soprattutto delle fasce più deboli. E infatti, secondo il Censis, tra le persone a basso reddito la percentuale di chi vorrebbe il ritorno alla lira è del 31%, rispetto all’8,8% delle persone con redditi alti.
Dato simile per quanto riguarda l’uscita dall’Unione Europea, vista positivamente dal 31,6% di quelli più impoveriti dalla crisi, contro l’11% delle persone con redditi alti. Evidentemente quando parla dell’amore per la moneta unica il Presidente si rivolgeva a pochi fortunati. A quelli che con euro e Unione Europea ci hanno guadagnato, arricchendosi sulle spalle del resto della popolazione.
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3)LE COPERTURE CHE MANCANO SONO I TETTI SULLE CASE DELL’AQUILA
La legge sulla ricostruzione post sisma de L’Aquila è stata bocciata dalla Consulta perché in violazione con l’articolo 81 della Costituzione. Quello sul pareggio di bilancio per capirci. La legge sulla ricostruzione dell’Aquila “esprime una mera ipotesi politica, la cui fattibilità giuridica ed economico-finanziaria non è supportata neppure da una schematica relazione tecnica”.
Insomma, mancherebbero le coperture… Questo sempre mentre la BCE emette 20 miliardi di euro al mese dal nulla. Ecco a cosa ha portato il mito dei tecnici al comando. Quando invece esiste solo il modo di vedere il mondo.
Come ha detto Valerio Malvezzi «Primo: la politica. Sotto, l’economia. Sotto l’economia, ci vuole la finanza. E sopra la politica, ci vuole la filosofia. E la filosofia morale». L’uscita dalla UE (e quindi dall’euro) deve essere una priorità per chiunque abbia a cuore il futuro di questo Paese. Per rimettere al centro la politica e una visione del Paese di lungo termine.
Altrimenti si è complici di questo schifo.
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