Comunicato sul caso ILVA del FSI-Riconquistare l’Italia sezione ligure
Il giorno 5 Novembre 2019 la multinazionale ArcelorMittal ha receduto dal contratto di cessione dell’ILVA rinunciandone alla gestione. Tale situazione, causata dal pronunciamento della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che sulla base di un esposto di 180 cittadini di Taranto ha condannato l’Italia per non aver tutelato la salute della popolazione intorno allo stabilimento pugliese, provoca di fatto la più grande crisi industriale dell’anno e mette a rischio l’occupazione di migliaia di dipendenti dell’azienda e altre migliaia nell’indotto, con gravi impatti sociali sulle loro famiglie.
L’ILVA nacque nel 1905; entrò a far parte dell’IRI nel 1934 e cambiò ragione sociale in Italsider nel 1964. Si tratta di una delle aziende storiche italiane, che ha garantito occupazione e stabilità a generazioni di lavoratori del nostro Paese.
Il Fronte Sovranista Italiano – Riconquistare l’Italia sezione ligure, come da art. 32 della Costituzione della Repubblica, riconosce il diritto dei cittadini alla tutela della propria salute, e quindi esprime solidarietà e comprensione alle popolazioni colpite dagli effetti inquinanti dell’attività industriale dell’ILVA. Riconosce tuttavia l’occupazione, il lavoro, la stabilità economica e personale dei lavoratori dell’ILVA come diritti inalienabili del cittadino italiano come da art. 1,3 e 4 della Costituzione; inoltre, il FSI-RI non accetta la prospettiva della liquidazione di un intero settore industriale – quello siderurgico – che ha contribuito significativamente nel secolo scorso all’Italia di emanciparsi dalla povertà e a raggiungere buoni livelli occupazionali; ritiene pertanto, nelle circostanze contingenti, che sia necessario procedere alla nazionalizzazione di tutti gli impianti ILVA, come da art. 43 della Costituzione, e di procedere ad una gestione pubblica degli impianti che deve prevedere:
adozione di tecnologie in grado di ridurre l’impatto ambientale e di conseguenza gli impatti sulla salute dei residenti, sul modello ad es. degli analoghi impianti del Gruppo VoestAlpine presso Lintz, o di altri analoghi nel mondo;
spostamento fisico, qualora risultasse tecnicamente necessario, degli impianti medesimi in aree a minore densità demografica;
salvaguardia dell’occupazione sia nell’azienda medesima sia presso le aziende di indotto.
Il FSI-RI Liguria non accetta questo ulteriore passo verso la deindustrializzazione dell’Italia, già segnata dalla crisi economica degli anni passati, né una riduzione dei posti di lavoro nel comparto industriale, ribadendo al tempo stesso che le politiche privatistiche non sono risultate in grado di garantire occupazione e sviluppo, come questa ennesima crisi ancora una volta dimostra chiaramente, e che quindi è necessario procedere alla statalizzazione dei settori strategici dell’economia nazionale. Condanna inoltre le clausole dei trattati europei che impediscono di fatto l’intervento dello Stato a favore dell’industria ai fini della salvaguardia della stabilità di tanti lavoratori e tante famiglie, cogliendo l’occasione per sottolineare l’urgenza del recesso da tali trattati che limitano la libertà di azione delle istituzioni democraticamente elette.
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