Cile: l’accordo per la nuova Costituzione non placa le proteste
di SICUREZZA INTERNAZIONALE (Italo Cosentino)
Il governo del presidente Sebastián Piñera non riesce a ripristinare l’ordine pubblico in Cile. Né le misure sociali che ha avviato in questi quasi 40 giorni di emergenza sociale né la decisione di praticamente l’intera classe politica di procedere assieme verso una nuova Costituzione sono riuscite a fermare la violenza. Il clima di disordine sociale imperante minaccia gli sbocchi politici alla crisi.
Accusata di circa un migliaio di casi di abuso, secondo i dati della Procura, la polizia sembra sopraffatta in giorni come giovedì scorso, dove ci sono state vere e proprie battaglie tra manifestanti e polizia e scene di distruzione di infrastrutture pubbliche e private. È successo in diverse città del paese, come Santiago, Valparaíso o Coquimbo, dove gruppi violenti hanno persino bruciato le dipendenze di un ospedale pubblico. In 86 casi definiti “gravi”, secondo i dati ufficiali, 767 persone furono arrestate.
Piñera cerca sostegno per cercare di uscire dalla crisi scoppiata il 18 ottobre e che ha provocato 23 morti in diversi atti di violenza che sono oggetto di indagine (incendi, abusi e almeno cinque episodi di violenza da parte di agenti statali). Lunedì 25 novembre, il presidente ha convocato il presidente della Corte suprema, Haroldo Brito, i leader del Senato e della Camera dei deputati, Jaime Quintana e Iván Flores, rispettivamente, insieme al procuratore nazionale, Jorge Abott, per cercare una soluzione alla crisi.
Domenica 24, Piñera aveva lanciato un nuovo appello per un “accordo per la pace, per la democrazia e contro la violenza” che impegni la polizia, i pubblici ministeri, i giudici, il governo, il congresso e la cittadinanza. Aveva inoltre annunciato che altri 4.354 agenti di polizia scenderanno in strada nei prossimi 60 giorni, a causa del reintegro del personale in pensione e dell’avanzamento di carriera degli agenti di polizia in addestramento. Oltre a indicare che la polizia in uniforme riceverà “consulenza professionale” dai loro colleghi di Inghilterra, Francia e Spagna, ha annunciato l’invio al Parlamento di un disegno di legge che consentirebbe ai militari di scendere in piazza per proteggere le infrastrutture critiche senza la necessità di decretare lo Stato di emergenza o limitare le libertà dei cittadini.
Il controllo dell’ordine pubblico sembra una questione centrale in questi giorni difficili che sta vivendo la politica cilena ed è oggetto di dibattito tra maggioranza e opposizione, mentre al congresso si discutono le quote di indipendenti, donne ed esponenti delle popolazioni indigene che dovrebbero partecipare al processo costituente.
Nello stesso momento in cui Piñera incontrava nel palazzo della Moneda le principali cariche del paese, gruppi di studenti del centro di Santiago sono entrati in massa nelle stazioni della metro senza pagare, come è successo nelle prime ore della protesta, il 18 ottobre scorso. Nel frattempo, il coordinatore di Unità sociale, che riunisce circa 200 organizzazioni sociali, sindacali, gruppi studenteschi di istruzione secondaria e universitaria e organizzazioni sanitarie, ha lanciato un nuovo appello per uno sciopero generale per lunedì e martedì. In occasione della convocazione precedente, il 12 novembre, le concentrazioni sono state seguite da uno delle giornate di maggiore violenza. È stato uno dei momenti più delicati della democrazia cilena negli ultimi decenni.
Come il Partito Comunista e parte del Frente Amplio di sinistra, Unità Sociale respinge l’accordo per una nuova Costituzione raggiunto in Congresso, che contempla un plebiscito ad aprile per decidere se sostituire la legge suprema del 1980, una misura voluta dall’85% dei cittadini, secondo i sondaggi. “È una proposta su misura per i partiti politici” – afferma il coordinamento di Unità sociale nella sua dichiarazione e chiede l’elezione di un’Assemblea costituente.
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