Hong Kong: i lavoratori lanciano proteste all’ora di pranzo
di SICUREZZA INTERNAZIONALE (di Maria Grazia Rutigliano)
Centinaia di impiegati del quartiere degli Affari di Hong Kong hanno inaugurato, lunedì 2 dicembre, una serie di proteste all’ora di pranzo, a sostegno del movimento anti-governativo e contro l’ingerenza di Pechino nella città.
Tali nuove proteste arrivano a seguito delle manifestazioni di domenica 1 dicembre, in cui la polizia ha fatto nuovamente ricorso all’utilizzo di gas lacrimogeno per disperdere la folla che marciava sul lungomare di Kowloon. Un gruppo di manifestanti si è poi recato presso il consolato statunitense, per mostrare gratitudine rispetto al sostegno di Washington alle proteste, con l’approvazione del “Hong Kong Human Rights and Democracy Act”. Tale legge è stata sottoscritta dal presidente USA, Donald Trump, il 27 novembre e richiede al Dipartimento di Stato di certificare, almeno una volta l’anno, che Hong Kong abbia un livello sufficiente di autonomia e prevede sanzioni contro i funzionari responsabili di eventuali violazioni dei diritti umani.
Durante la manifestazione di lunedì 2 dicembre, nel quartiere centrale degli affari, non si sono verificati scontri e la maggior parte dei partecipanti sono poi tornati nei propri uffici, dopo essere scesi in piazza per un paio di ore. Alcuni di questi sostengono che la protesta verrà ripetuta quotidianamente, fino a venerdì 6 dicembre. La manifestazione nel quartiere degli affari coinvolge prevalentemente i lavoratori delle agenzie pubblicitarie e mira ad avere un forte impatto mediatico. Fred, un pubblicitario di 24 anni, ha affermato che lui e i suoi colleghi hanno contribuito a creare materiale promozionale per la cosiddetta “economia gialla”, le imprese considerate sostenitrici del movimento di protesta. Molti manifestanti hanno adottato il colore giallo come simbolo della rivolta. “Dal punto di vista pubblicitario, possiamo aiutare a promuovere i marchi che parlano di Hong Kong”, ha affermato Fred. Un altro manifestante ha affermato che la sua agenzia ha chiuso per tutta la settimana in segno di solidarietà e spera che anche altre aziende facciano altrettanto. “Come pubblicitari, stiamo cercando di essere il primo settore ad uscire allo scoperto, smettendo di lavorare per 5 giorni”, ha dichiarato Ryan, 28 anni.
Le mobilitazioni ad Hong Kong sono iniziate il 31 marzo e sono nate a seguito della presentazione di una controversa proposta di legge che prevedeva l’estradizione in Cina. La proposta è stata ritirata, ma dopo pochi mesi, le manifestazioni si sono trasformate in una sfida contro il governo della città e contro l’influenza di Pechino. Oggi, sono diventate sempre più frequenti e sempre più violente. I leader delle proteste stanno cercando il supporto internazionale contro l’ingerenza cinese nella città semi-autonoma. Hong Kong è “tornata alla Cina” nel 1997 e ha perso il suo status di colonia britannica, ma i rapporti tra Pechino e la città sono regolati dalla Basic Law, una mini-Costituzione, prodotta nel corso delle trattative sino-britanniche dell’epoca. Tale documento definisce l’organizzazione di Hong Kong come una “regione amministrativa speciale” della Repubblica Popolare Cinese e sarà in vigore fino al 2047.
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