FSI partecipa all’incontro “per il lavoro, la conversione ecologica, la solidarietà, i beni pubblici, il diritto all’abitare, la sicurezza dei quartieri”.
Nella mattinata di sabato 23 novembre 2019 si è tenuto presso lo Scout Center di Largo dello Scoutismo 1 a Roma un incontro promosso da Stefano Fassina e Cristina Grancio (consigliera comunale di Roma ex grillina, espulsa dal Movimento 5 Stelle e passata in demA, movimento di Luigi De Magistris). L’incontro era aperto ai cittadini che vogliano impegnarsi, così recitava il volantino promozionale, per “il lavoro, la conversione ecologica, la solidarietà, i beni pubblici, il diritto all’abitare, la sicurezza dei quartieri”.
Abbiamo partecipato senza intervenire io e i soci Nino Di Cicco e Federico Musso. L’evento si svolgeva in una sala conferenze della capienza di circa 70-80 persone, che risultava quasi del tutto piena.
Fra gli intervenuti da segnalare:
- Stefano Fassina, il quale ha introdotto l’evento facendo un richiamo pratico all’azione politica finalizzato alla costituzione di una sorta lista civica in vista delle prossime elezioni comunali di Roma, aperta a chiunque voglia stringersi attorno a tre questioni a suo dire prioritarie (sociale, ecologica, democratica).
- Cristina Grancio, la quale ha confermato la volontà di promuovere la formazione di non meglio specificati “gruppi di lavoro” tematici con l’obiettivo di elaborare programmi politici concreti da attuare nel corso della prossima legislatura.
- Gualtiero Alunni, presidente del Comitato “No Corridoio Roma-Latina”, il quale ha esposto le numerose criticità, disfunzionalità e illogicità dell’autostrada dal costo di 3 miliardi che dovrebbe andare a integrare o sostituire la Pontina. Nell’intervento non sono mancate (unico fra i relatori a farle) un paio di allusioni alla “gabbia” politica ed economica nella quale si trova il nostro Paese a causa della partecipazione alla UE.
- Enzo Scandurra, autore di questo articolo sul Manifesto https://ilmanifesto.it/roma-stregata-basta-incantesimo-della-rassegnazione/ , i cui contenuti sono del tutto affini a quelli del suo intervento.
- Alberto Civica (UIL Lazio), il cui intervento è stato quasi interamente centrato sulla necessità di riconoscere a Roma i famosi “poteri speciali”, in quanto Capitale dello Stato e come tale materia di interesse nazionale.
- Giuseppe De Marzo dell’Associazione Libera contro le mafie, il quale ha dedicato l’intero intervento a descrivere la rete di clan di criminalità organizzata che a suo dire attanaglia ogni quartiere di Roma, facendo alcuni riferimenti ai recenti episodi di Centocelle e a una serie di rapine a mano armata che ha colpito negli ultimi tempi anche il quartiere di Cinecittà, in particolar modo la zona di Viale Ciamarra (a questo riguardo posso confermare che la situazione è molto grave, in quanto vivo lì e faccio spesso colazione ai bar di quel viale e dire che i proprietari e gli abitanti siano sfiduciati e impauriti è riduttivo..!).
- Massimiliano della Associazione rete dei numeri pari”, il cui intervento è stato particolarmente apprezzabile nelle numerose parti dove invocava “più Stato e meno mercato”.
- Giuseppe Libutti dell’associazione “Attuare la Costituzione” fondata da Paolo Maddalena, con il quale io e gli altri soci presenti ci siamo intrattenuti brevemente al termine della conferenza.
Dopo esserci presentati presentati a quest’ultimo come soci FSI è nato un interessante scambio nel quale lui ci esprimeva vicinanza, in termini di contenuti della nostra azione, ma contestava la presenza all’interno del nome del partito del termine “sovranista”, con le ben note argomentazioni secondo le quali tale lemma sarebbe ormai squalificato a causa della “macchiettizzazione” dello stesso attuata ad arte dal sistema mediatico e dai politici fintamente sovranisti e di conseguenza non più spendibile per avvicinare le persone comuni “come mio padre o tuo padre”. Io personalmente mi sono permesso di fargli notare che, pur trattandosi di osservazioni senza dubbio valide, valeva la pena di riflettere sul fatto che: 1) anche cambiando nome il sistema mediatico troverebbe probabilmente altri modi per screditare la validità di un tema che teme; 2) il tema della sovranità è così centrale all’interno del nostro messaggio che, anche rimuovendo la parola “sovranista” dal nome, non si potrebbe fare a meno di affrontarlo e promuoverlo in ogni nostra azione. Quindi forse varrebbe la pena di affrontare e combattere a testa alta l’infimo svilimento che di questo concetto viene fatto, senza ricorrere a sotterfugi che sanno tanto di marketing politico moderno. Libutti è sembrato condividere entrambi i punti.
Guido Carlomagnao
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