Chi ha paura della grande vittoria-Brexit di Johnson?
di VOCIDALLESTERO.IT (Malachia Paperoga)
Tom Luongo analizza il risultato delle ultime elezioni politiche britanniche. Gli inglesi hanno dato un chiaro mandato ai conservatori di portare a compimento la Brexit, punendo i politici che in questi tre anni l’hanno ostacolata, facendo il gioco dell’Unione Europea. Luongo auspica che il Regno Unito prenda le distanze al più presto dal disastroso progetto europeo, sempre più chiaramente avviato al fallimento.
Di Tom Luongo, 14 dicembre 2019
Boris Johnson ha finalmente tagliato il nodo gordiano della politica britannica. Con una vittoria schiacciante nelle elezioni di giovedì, Johnson si è assicurato che il suo Trattato per il Ritiro (dalla UE, NdvdE) passerà indenne dalla Camera dei Comuni e produrrà una qualche versione della Brexit in futuro.
La vittoria è stata così larga da risultare imbarazzante per coloro che hanno ostacolato la Brexit negli ultimi tre anni. È stato particolarmente soddisfacente vedere Jo Swinson, leader dei Liberali Democratici, perdere il proprio seggio dopo avere scommesso il futuro del proprio partito sulla revoca dell’articolo 50.
Questo singolo fatto è più emblematico di qualsiasi altro della bolla intorno a Westminster in cui vivono i politici del Regno Unito. La Swinson ha sottostimato due cose.
Prima di tutto, c’è stata la determinazione del popolo britannico di far sentire la propria voce attraverso le urne.
In secondo luogo, l’acume politico di Nigel Farage, leader del partito Brexit. Farage ha ritirato i suoi candidati nei seggi conquistati dai Conservatori (il partito di Johnson, NdvdE) nel 2017, per assicurarsi che la Swinson e il suo manifesto traditore finissero in ginocchio.
La Swinson è passata dal cercare di diventare Primo Ministro alle notizie di ieri nel giro di sei settimane. Davvero un bel risultato.
Questo risultato ha anche messo in guardia l’intero establishment politico britannico sul fatto che le bugie che hanno raccontato su quanto sarebbe stata terribile la Brexit erano irrilevanti.
I Laburisti si sono messi da soli all’angolo, spingendo il loro leader Jeremy Corbyn a una svolta marxista nel suo manifesto. Penso che l’ala Blairiana dei laburisti sapesse che quest’elezione era persa, e ha permesso a Corbyn di impiccarsi da solo con le sue sciocchezze riguardo il sistema sanitario, il pollo al cloro e Donald Trump, in modo da liberarsi di lui una volta per tutte.
È stato un colpo da maestro di strangolamento politico, sferrato sia dai Conservatori sia dai globalisti Laburisti, che volevano neutralizzare tutte le minacce al loro potere reale, mentre Johnson si assicurava la maggioranza che proteggerà il nucleo del loro potere per i prossimi cinque anni.
Ma per il popolo queste elezioni riguardavano la loro dignità e quella di coloro che sono stati lasciati indietro da due generazioni di politici che li hanno venduti a Bruxelles. Il popolo non si fida di Johnson più di quanto faccia io.
Ma sapevano che ci doveva essere un chiaro segnale, anche se il beneficiario del segnale non era perfetto. Quindi, mentre Nigel Farage potrà non aver vinto alcun seggio in queste elezioni, continua a vincere spiritualmente la competizione.
Perché “leave” significa “leave”.
La Brexit potrebbe causare tempi duri. Potrà essere difficile. E con questo? La campagna paternalistica e condiscendente tenuta dalla folla del Remain è stata così disgustosa da indurre coloro che votarono nel referendum del 2016 a sfidarli di nuovo.
Chiunque abbia mezzo cervello poteva accorgersi della doppiezza e viltà di persone come Chukka Amuna e Anna Soubry (e il resto della folla ChangeUK), che cambiavano partito come noi ci cambiamo la biancheria intima, ma si rifiutavano di presentarsi a elezioni anticipate per confermare i loro seggi. E hanno anche perso tutti i loro seggi.
Anche i Conservatori che hanno negoziato apertamente con le potenze straniere per tradire la volontà del popolo se ne sono andati. Un’intera generazione di politici inetti e riprovevoli sono stati messi alla porta, per non aver sostenuto nuove elezioni perché sapevano quale fosse il reale sentimento della nazione, mentre loro lavoravano alacremente per sovvertirlo.
Che piaccia o no, i politici non possono governare senza il consenso del popolo. E il popolo ha appena detto loro: se ci deve essere qualche inconveniente, che così sia. Non illudiamoci, la battaglia non è ancora finita, ma questa è la prima vittoria definitiva della saga-Brexit.
Il progetto Europeo ha subito un duro colpo da questi risultati. Anche se io non mi fido di Boris Johnson e delle intenzioni dei conservatori. Le elezioni non riguardavano quello che Johnson farà col suo mandato.
Il loro obiettivo era sbarazzarsi del cancro che c’è nel cuore del sistema politico britannico.
Quindi, prima le cose importanti, sbarazzarsi di tutti gli azzeccagarbugli i politici in carriera e mettere la Brexit sul cammino della sua attuazione.
Riformare la Camera dei Lord, la Corte Suprema e tutte le altre cose, può aspettare. Penso che questi risultati abbiano chiarito anche questo punto.
Johnson lo ha menzionato nel suo discorso introduttivo, sapendo che molte persone gli hanno prestato il volto. Sa che questa vittoria può essere fugace.
Johnson deve procedere non solo con l’attuare la Brexit. Deve realizzare un cambiamento reale e sostanziale delle politiche della UE che hanno spinto nel fango l’economia del Regno Unito.
Deve separare realmente il Regno Unito dalla crisi che ribolle nel continente, perché se lui tradisce su questo stabilendo come Theresa May una “relazione prossima e speciale” con la UE finirà molto rapidamente nel caos.
Il fatto che Johnson abbia un mandato elettorale così forte per “compiere la Brexit” gli darà anche una posizione negoziale di forza con l’Unione Europea quando i negoziati ricominceranno a gennaio. Si è liberato con successo del peggio degli elementi “Remain” del partito conservatore e questo mette in guardia Bruxelles, che non potrà più mettere una fazione di Westminster contro l’altra.
Per più di tre anni l’establishment politico del Regno Unito e dell’Europa hanno attaccato il voto originale sulla Brexit. Questa opposizione ha fatto emergere e aggravato le divisioni all’interno della società britannica, schierando le sottoculture del Regno Unito l’una contro l’altra.
Il grande dubbio è se lui negozierà con Barnier da vincitore o, come Theresa May, da uno che chiede la pace dopo essere stato raso al suolo dai bombardamenti.
Si tratta forse della questione più importante che pende ancora sul Regno Unito e sulla Brexit.
Barnier e i suoi amici pensano ancora di avere le migliori carte in mano. Giocheranno ancora il loro gioco duro di non negoziare fino all’ultimo momento, cercando di imporre una soluzione ai britannici ribelli che sia umiliante e punitiva.
Penso che anche solo per questa ragione, i britannici hanno votato come hanno fatto, giovedì. Era chiaro che il loro parlamento non solo non faceva i loro interessi e li trattava come bambini arroganti, ma anche la UE li guardava con sdegno e ostilità appena nascosta.
O, nel caso di Donald Tusk e Guy Verhofstadt, ostilità palese.
L’arroganza del pensiero coloniale europeo è stata in bella vista negli ultimi tre anni. Non finirà con questo voto, né arretrerà anche solo di poco.
I leader UE stabiliranno nuovi termini di negoziazione per un accordo di libero scambio con il Regno Unito per sterilizzare ogni “vittoria” che Johnson ha ottenuto nel suo nuovo e luminoso Trattato per il Ritiro.
Charles Michel, il nuovo Presidente del Consiglio Europeo, sta già parlando in questi termini. Lo stesso vale per il Presidente francese Emmanuel Macron. Il nuovo slogan dell’UE sarà “campo da gioco livellato”.
Questo prende il posto dell’”allineamento normativo”. E se vedete Johnson usare quella frase, Farage scatterà come una molla, e giustamente.
Per il momento, Johnson ha il vento in poppa. Ha rafforzato i Conservatori, ha neutralizzato l’ERG, sconfitto Corbyn e rimesso Farage nella sua lampada. La Brexit ci sarà.
Questa vittoria attirerà una folla di investitori nel Regno Unito e li farà riflettere severamente su quanto sta succedendo nella UE. Anche se penso che l’obiettivo di Johnson sia di ottenere alla fine una BRINO – Brexit solo di facciata – un collasso del sistema bancario europeo potrebbe forzarlo politicamente a tenere le distanze mentre si verifica il disastro.
Perché questo fa parte di quanto la gente ha rifiutato col voto di giovedì. Dopo la Brexit, i debiti europei non sono un problema del Regno Unito, nella loro testa.
Questo è ciò di cui dovrebbero aver paura i leader UE. E, dal modo in cui stanno giocando le loro carte con il Regno Unito, è chiaro che ne hanno paura.
Fonte :http://vocidallestero.it/2019/12/17/chi-ha-paura-della-grande-vittoria-brexit-di-johnson/
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