Un altro NO
di CLAUDIA VERGELLA (FSI Roma)
Il poco tempo è il nostro nemico. Per noi che siamo contrari al taglio dei parlamentari. Abbiamo poco tempo per spiegare che il cieco furore che spingerà a votare a favore è, appunto, cieco. La casta stessa ha veicolato messaggi anticasta. Per molti anni e in modo martellante e accessibile a tutti. Sotto la forma subdola e incisiva di denuncia a favore del popolo. Per rintuzzare, come se ce ne fosse bisogno, un sentimento ostile che, da sempre, alberga nei governati contro i governanti. Nel bel mezzo e a sostegno di questo “lavorìo”, nel 2007 due giornalisti, Stella e Rizzo pubblicano La casta. Sotto forma di libro-inchiesta, con una scrittura accessibile, la sua diffusione sarà molto larga.
Oggi, il partito che si era presentato agli elettori come partito contro il privilegio, il Movimento 5 stelle, ha ingranato la marcia indietro su larga parte del suo programma, ma porta avanti come rimedio antisistema il taglio dei parlamentari. Le modalità subdole attraverso cui siamo arrivati a questo punto dovrebbero farci insospettirci sulla natura del taglio dei parlamentari. La sequenza maledetta da combattere è: anticasta > antipolitica > antidemocrazia
Come in un giallo, per arrivare alla verità, seguiamo la sempre valida regola del cui prodest.
A chi conviene indebolire l’unico organo nazionale soggetto al controllo democratico, in quanto eletto dai cittadini?
Normalmente il furore anticasta teme la corruzione. A chi conviene ridurre il numero dei soggetti da corrompere?
Al leader di un partito, se si riduce il numero dei parlamentari, sarà più facile circondarsi dei suoi più fedeli “servitori”. Se ne ricordino i cittadini che lamentano l’incapacità e la scarsa preparazione dei politici reclutati dai partiti per la loro acritica fedeltà.
Ho usato queste argomentazioni perché credo che possano essere efficaci per chi non ha ancora riflettuto bene sulle conseguenze del taglio dei parlamentari. Ma c’è qualcosa di più profondo di cui parlare. Vorrei ricordare l’attaccamento alla Costituzione dimostrato dal popolo in questi anni bui, in occasione dei referendum del 2006 (Governo Berlusconi) e del 2016 (Governo Renzi) contro due leggi che avrebbero stravolto la legge fondamentale dello Stato (per amore di verità devo ricordare che, precedentemente, nel Referendum del 2001 il popolo votò a favore della riforma del titolo V).
A marzo 2020 abbiamo una nuova occasione per dimostrare il nostro legame con la Costituzione repubblicana e per compattarci intorno ai suoi valori. Il numero dei parlamentari fu oggetto di un ampio dibattito da parte dei Padri Costituenti. Si ritenne che per garantire i cittadini, proteggendo dalla tentazione di esautorare l’organo di rappresentanza, occorresse un numero di parlamentari elevato. Oggi si vuole operare il taglio dimenticando che, oltretutto, il numero dei cittadini da rappresentare è attualmente maggiore.
C’è un altro forte motivo per dire NO: la nostra Costituzione (art. 138) prevede una procedura complessa che il Parlamento deve rispettare per poterla modificare. Questa barriera protettiva contro facili cambiamenti (che prevede la consultazione del popolo, se nella seconda deliberazione non si è raggiunta la maggioranza dei 2/3), potrebbe essere indebolita, SE SI RIDUCESSE il numero dei parlamentari.
Dopo i NO ai referendum del 2006 e del 2016, per difendere la Costituzione repubblicana, occorre un altro NO.
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