Il coronavirus è una variabile ascritta, tuttavia consente un esperimento interessante

di DAVIDE IEZZI (FSI Torino)

È sufficiente un virus simil-influenzale affinché nell’arco di pochi giorni i governi di tutti i Paesi concepiscano provvedimenti di restrizione e controllo verso:

1. gli scambi commerciali;
2. i trasporti di persone via terra, via mare e via aria.

Questo dimostra in modo inconfutabile che affermare che la globalizzazione sia ineluttabile è una forzatura ideologica inverosimile. Gli Stati nazionali esistono, sono ancora forti e, nottetempo, con un decreto legge possono barricarci tutti nel nostro paesino da 55 abitanti.

Non solo, ma il ripristinare leggi e facoltà d’azione non significa interrompere il commercio internazionale determinando un tracollo autarchico. Questa è l’infrazione del secondo dogma liberale: in un mondo controllato cessa ogni forma di scambio materiale o intellettuale, in altre parole tra autarchia e liberoscambismo non esiste nessuna forma di moderazione.

E qui si viene al terzo aspetto, che non è più oggettivo ma è una valutazione soggettiva. Il liberalismo è un’ideologia i intrinsecamente estremista perché basandosi su due capisaldi, assoluta libertà e concorrenza delle parti, non ammette alcuna forma di controllo e coordinamento condiviso che sia frutto di mediazione. Laddove venga ammessa un’autorità pubblica, essa ha lo scopo primario di tutelare i principi di funzionamento sociali del liberalismo. In pratica si tratta di un’ideologia che impone alla forza e all’autorità pubblica la trasgressione del proprio scopo connaturato, il quale è per definizione il non-privato.

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