Quale normalità?
di NINO DI CICCO (FSI L’Aquila)
Vedo molti sperare, chiedere, invocare al più presto il “ritorno alla normalità”. È comprensibile, ma mi chiedo: a quale normalità vi riferite? State parlando forse della “normalità” in cui, presi dalle apericene, non vi curavate del fatto che stavano criminosamente tagliando i fondi al Servizio Sanitario Nazionale?
Oppure alla “normalità” immersi nella quale vi recavate in palestra, disinteressandovi allegramente del fatto che i vostri rappresentanti riducevano l’Italia allo stato di colonia, cedendo la sovranità a istituzioni sovranazionali e a-democratiche, e con essa qualsiasi possibilità di assicurare i minimi bisogni essenziali ai propri cittadini (lavoro, salari dignitosi, scuola, sanità, pensioni), figuriamoci fronteggiare uno stato di emergenza?
O ancora alla “normalità” durante la quale, recandovi ad uno spettacolo teatrale o sportivo, vi siete raccontati che per essere CITTADINI era sufficiente infilare ogni 5 anni nell’urna una scheda elettorale, nella quale TUTTI i simboli erano portatori del medesimo programma globalista, privatista, unionista, liberista e federalista che andava esattamente contro i vostri interessi e quasi sempre accontentandovi di votare il “meno peggio”, consapevoli che la qualità dei nostri politici andava via via peggiorando, ma ritenendo la politica una cosa sporca, dalla quale tenervi a debita distanza?
O infine alla “normalità” nella quale, accecati dalla ricerca della massima “competitività”, e della massima soddisfazione individuale, abbiamo ridotto i rapporti interpersonali a tante piccole guerre, combattute gli uni contro gli altri smarrendo completamente quel senso di comunità e di solidarietà che dovrebbe distinguere gli esseri umani dalle bestie?
Ecco, se dopo l’emergenza torneremo a quella “normalità”, senza fermarci a riflettere su come OGNUNO DI NOI ha contribuito a fare in modo che un virus, serio quanto si vuole ma che non è la peste, mettesse in ginocchio il nostro Paese, avremo perso un’ottima occasione, e le difficoltà che tutti stiamo vivendo e vivremo, saranno state vane.
Abbiamo tempo per riflettere.
Usiamolo.
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