L’imprevisto e lo Stato
di MARTINA CARLETTI (FSI Perugia)
Siamo di fronte ad un cambio di paradigma. Quelli che ci accusavano di volere l’autarchia cambieranno idea così come l’ha cambiata la classe medica che non si è opposta sufficientemente ai tagli sanitari: in realtà la nostra è una forma di responsabilità verso l’Italia. Quelli che credevano che il mondo globalizzato fosse un grande luna park privo di conseguenze sono nudi di fronte alla propria infantilità.
In situazioni di emergenza come questa, lo Stato non solo deve avere la possibilità di dispiegare un potere di programmazione economica e monetaria di breve, medio e lungo termine – in opposizione a tutti i trattati dell’Unione Europea – ma “persino” quella di far fronte autonomamente alle esigenze alimentari e strumentali di base, che permettano di poterci difendere dalla pandemia pur facendo fronte alle stringenti necessità popolari. E siccome drammi del genere non sono prevedibili, uno Stato deve essere SEMPRE pronto a porvi rimedio.
Ciò non significa distruggere il commercio estero, ma ridare agli stati nazionali quei poteri di controllo e programmazione imprescindibili per la sicurezza e lo sviluppo dell’economia nazionale, sia in tempi di pace che in tempi di guerra come quello che stiamo vivendo.
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