L’Europa si disfa, in tre
di TELEBORSA (Guido Salerno Aletta)
Comunità EuroMediterranea, Osso germanico, Blocco di Visegrad
Siamo ad una svolta, geopolitica, a trenta anni esatti dalla Riunificazione tedesca. Il blocco europeo che venne costruito in funzione antisovietica non serve più. Anzi, la Russia deve tornare protagonista negli equilibri del Mediterraneo, per sbarrare la strada alla Cina, che è il vero antagonista globale degli USA.
Il gioco è complesso.
“Amiamo talmente tanto l’Europa, che ora ne vorremmo tre“: così, parafrasando la famosa battuta con cui Giulio Andreotti manifestava la sua contrarietà alla Riunificazione della Germania, siamo di fronte ad una Unione Europa pronta al collasso. Anzi, a dividersi in tre tronconi.
Il disegno tedesco è completamente opposto, e chiarissimo: bisogna mettere subito il ceppo ai piedi ai Paesi come l’Italia, obbligandoli a chiedere l’aiuto finanziario al MES, il Meccanismo europeo di Stabilità. In questo modo, non potranno più sottrarsi al controllo della Troika europea: quale che possa essere il voto nel 2023.
Per l’Italia, la prospettiva è quella di essere schiacciata per sempre dalle manette finanziarie, come è successo alla Grecia. Inutile votare, perché i MoU (Memorandum of Understanding) di assistenza prevalgono sulla sovranità politica.
La spaccatura dell’Europa nasce dalla individuazione dei rimedi necessari per superare la crisi economica, sociale e finanziaria determinata dalla epidemia di coronavirus. Ci sono i Paesi che chiedono solidarietà, nel senso che non vogliono pagare un maggiore premio al rischio sui propri debiti, già elevati.
L’Italia parte svantaggiata, con un rapporto pari al 136% del PIL, ma la Francia già si trova al 100%. Non minori difficoltà avrebbero la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda e la Grecia, che hanno già dovuto chiedere aiuti dopo la crisi del 2008-2010. Nessuno intende ripetere quella esperienza devastante. Non si può rimanere in balìa del mercato.
Germania, Olanda ed Austria si oppongono a qualsiasi forma di condivisione dei benefici di emissioni comuni. E’ giusto che gli Stati-cicala, che non hanno le finanze in regola, paghino per questa spudoratezza. Al più, se credono, possono chiedere l’assistenza al MES, il Meccanismo europeo di Stabilità, creato proprio per questo fine.
C’è già uno strappo che anticipa la frattura dell’Unione, e che delinea la formazione della Comunità EuroMediterranea, legata ai valori della solidarietà tra i Popoli che caratterizzarono la Comunità europea alle sue origini. E’ la lettera che è stata indirizzata al Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dai capi di Stato e di governo di Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna (i tristemente noti PIIGS), insieme a quelli di Belgio, Lussemburgo e Francia, chiedendo una iniziativa finanziaria comune per affrontare le gravissime conseguenze determinate dalla epidemia di coronavirus. Non serve il ricorso al Meccanismo europeo di Stabilità, né bastano la sospensione dei vincoli al deficit posti dal Fiscal Compact e le nuove disposizioni che consentono gli Aiuti di Stato alle imprese in difficoltà.
E’ una alleanza inedita, quella che si è delineata, ma assai ben costruita.
Innanzitutto, c’è la Francia: spezza l’asse storico con la Germania, che di recente era stato pure rafforzato con il Trattato di Aquisgrana, in cui si confermava la leadership congiunta del rilancio dell’Europa Europea, al fine di renderla capace di competere a livello globale con gli Usa, la Cina e la Russia.
Non casualmente, c’è il Belgio. Ospita la sede della Unione e della Nato. Deve essere dentro, per ragioni anche storiche, visto che fu uno dei Paesi fondatori della Comunità europea, sin dai tempi della Ceca.
Caso strano, ma non troppo, troviamo il Lussemburgo. Non solo è un altro dei Paesi fondatori della Cee, insieme a Francia, Italia e Belgio, ma è una piazza finanziaria di prima grandezza. Se la Unione si dovesse frantumare, portandosi appresso l’euro, sarebbe la sede della nuova BCE, che avrebbe uno Statuto uguale a quelli delle altre Banche centrali. Sarebbe finalmente il prestatore di ultima istanza degli Stati membri, potendone monetizzare il debito, ed avrebbe tra i suoi obiettivi il perseguimento della massima occupazione e non solo quello della stabilità della moneta.
Rimane isolato l’Osso germanico, composto da Germania, Austria ed Olanda. Si farà una moneta tutta per sé, una sorta di “Euro del Nord”. Della Danimarca non si sa: d’altra parte, non avendo aderito all’euro, potrebbe legarsi al nuovo blocco mantenendo ancora la Corona.
Ad Est, è già operante il Blocco di Visegrad, composto da Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia ed Ungheria. E’ una verticale territoriale che isola completamente la Germania dalla Russia, a cui gli Usa guardano con attenzione. Potrebbero svolgere il ruolo di contrafforte di cui ha sempre beneficiato la Germania. Bisognava aiutarla, solo per questo.
La Brexit ha solo aperto il varco ad un nuovo disegno geopolitico.
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