Contano i passi in avanti, non le difficoltà: la riconquista della sovranità ha bisogno di crisi
di STEFANO D’ANDREA (Presidente del FSI Riconquistare l’Italia)
Sarà che siete, o che fino a ieri eravate, più europeisti ma a me sembra che vada tutto a gonfie vele. MES o non MES serve un 55% di persone radicalmente avverse all’Unione Europea, altrimenti non recederemo mai. Siamo al 21% con molte decine per cento di persone che sono incerte ma che hanno ormai più di qualche dubbio sull’opportunità di continuare l’avventura europea.
Non è una situazione incoraggiante?
Quando iniziai nel 2009 eravamo sì e no qualche centinaio. Nel 2012 a volere il recesso dall’Unione Europea eravamo sì e no mille (altri volevano uscire dal solo euro ma avrebbero accettato una Germania che facesse politiche espansive, o una BCE che facesse come la FED, o l’applicazione della MMT a livello europeo, o un’Europa federale).
Adesso siamo milioni.
Mi sembra che molti abbiano troppa fretta.
Le grandi rivoluzioni si realizzano dopo grandi crisi: crisi finanziaria prima della rivoluzione francese; quarantennale risorgimento prima dell’unità d’Italia; lotta di liberazione delle tredici colonie che portò alla dichiarazione di indipendenza e poi guerra di secessione negli Stati Uniti d’America; prima guerra mondiale per la rivoluzione d’ottobre; due guerre civili durate più di 15 anni e invasione giapponese per la rivoluzione comunista in Cina; fascismo, sconfitta nella seconda guerra mondiale, resistenza e Costituzione della Repubblica Italiana nell’Italia contemporanea.
Io credo che ci sia da essere molto felici, se l’obiettivo è il recesso dall’Unione Europea.
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