Il futuro dell’unione monetaria e del mercato unico dopo Covid-19
di STEFANO D’ANDREA (Presidente del FSI-Riconquistare l’Italia)
Ieri era la festa dell”Europa. Non ce ne siamo accorti. Gli europeisti non hanno festeggiato, salvo forse qualcuno sottovoce.
Gli europeisti sanno che l’Unione ha una malattia incurabile.
Sanno che il progetto è fallito.
Gli italiani europeisti hanno pure capito di aver militato e simpatizzato per anni a favore degli italiani ricchissimi e di Stati stranieri nonché contro amplissime fasce del popolo italiano.
Ormai non festeggiano più. Si vergognano.
Non tornano indietro o almeno non torneranno con velocità e immediatezza.
La fuga sarà lenta ma continua.
I più fanatici cominceranno a invocare la modifica dell’Unione.
A un certo punto farà capolino lo scetticismo sulla riformabilità.
Poi, se l’Unione, almeno monetaria, non si disintegra prima, sarebbero capaci di lasciar passare anni restando nella squilibrata posizione di chi oscilla tra desiderio di un’altra Europa e consapevolezza della irriformabilità.
Infine comunque capitoleranno.
Questo processo psicologico non può durare più di dieci anni in mancanza di concreti vantaggi e risultati, che non arriveranno, come già sa chiunque non sia accecato dal fanatismo europeista.
Pertanto, dopo l’aumento dell’antieuropeismo generato da covid 19, e di quello ancora maggiore che seguirà al crollo economico catastrofico – ora avvertito da pochi, del quale molti cominceranno ad avere contezza in autunno, e che tutti sperimenteranno sui propri redditi, sul proprio lavoro, e sulle proprie imposte a partire dal 2021 -, se l’Unione europea, almeno nella forma dell’unione monetaria, non finirà per cause esterne agli Italiani e all’Italia in tempi più brevi, certamente vedrà la fine, per mano dell’Italia e degli Italiani, durante la legislatura che inizierà nel 2028.
Ovviamente le élite industriali e finanziarie cercheranno di salvare il salvabile, mettendo fine solo alla gabbia monetaria tedesca e olandese, e lasciando il mercato unico anche dei capitali, nonché il principio della concorrenza, ossia i capisaldi del più fanatico neoliberalismo e liberoscambismo. Non è detto però che l’entità della crisi economica consentirà ad esse di raggiungere il risultato.
Le élite, comunque, tenteranno di perseguire questo obiettivo di mantenimento del fanatismo neoliberale e liberoscambista sia se la rottura maturasse in tempi brevi, sia se si dovesse attendere una decina di anni perché maturi completamente la volontà degli Italiani.
In entrambi i casi, perciò, la battaglia dei sovranisti (veri) è ancora lunga.
Ma non vi è dubbio che covid 19 e la crisi catastrofica che seguirà (la crisi è già arrivata ma soltanto al livello logico e concettuale; la massa delle persone la avverte dopo) hanno accelerato e accelereranno ulteriormente un processo sociale oggettivo di sgretolamento dell’Unione (almeno monetaria) e hanno aumentato e aumenteranno ulteriormente il numero dei critici e la misura delle critiche tra gli italiani.
Evitare tra dieci anni di lasciare in piedi il mercato unico o combattere per distruggerlo se l’unione monetaria sarà venuta meno prima per cause estranee alla volontà dell’Italia, e attuare la Costituzione economica del ’48 nei successivi decenni sono i compiti storici dei (veri) sovranisti.
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