Le parole dei Capi
Εν αρχή ην ο Λόγος, και ο Λόγος ην προς τον Θεόν, και Θεός ην ο Λόγος.
Ούτος ην εν αρχή προς τον Θεόν.
πάντα δι’ αυτού εγένετο, και χωρίς αυτού εγένετο ουδέ εν ό γέγονεν.
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio..
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto attraverso di lui , e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
Il Vangelo ha un inizio che è tutto un programma, uno dei Libri Sacri del Monoteismo ci è giunto nella sua versione greca con una traduzione della parola logos in Verbo, lasciando ai posteri, ai teologi e ai fedeli l’interpretazione del significato di questa frase.
L’articolo di questo mese avrà come tema l’uso della parola, o meglio il linguaggio, nella nostra società ai tempi di questa spaventosa Globalizzazione.
Il fuoco nella caverna della modernità
Il principale canale di comunicazione mediatica dei nostri tempi è la televisione da dove vengono veicolati i messaggi politici, culturali ed educativi che ogni società decide di adottare, o farsi imporre, per governare il proprio popolo.
Proprio attraverso la TV e la sua evoluzione si possono comprendere molti cambiamenti della società Italiana del dopoguerra, grazie anche all’arrivo in casa degli italiani dei primi apparecchi televisivi negli anni ’50 che contribuiscono ad una grande ” alfabetizzazione” di massa, omologando il paese in un tentativo di arrivare con la TV la dove non arriva l’Istruzione e lo Stato.
Sfido chiunque a non trovare, nei documentari degli anni ’50 o negli sceneggiati degli anni ’60, un che di malinconico e nostalgico, sia nelle immagini in bianco e nero di un Italia in divenire sia nell’uso del linguaggio, ancora legato a termini scomparsi ma sopratutto impregnato in una formula di rispetto, educazione e dignità.
Con l’avvento nella seconda metà degli anni ’70, delle televisioni private, assistiamo ad un cambiamento dei costumi televisivi che si radicherà nella cultura degli anni 80′ grazie sopratutto alla scalata sociale di un imprenditore brianzolo e la sua televisione libera, la Fininvest di Silvio Berlusconi.
Si potrà quindi collocare nella 2° metà degli anni ’80 la degenerazione linguistica e dei costumi della televisione, anche se dei segnali dell’inizio di questa decadenza si potevano già scorgere da un decennio anche nei canali di Mamma Rai.
Si passò così dalle cosce delle Gemelle Kessler sulla Rai ai provocanti occhiolini delle ragazze di Drive In sulla Fininvest, mentre un certo cinema di serie B ( se pur molto apprezzato all’estero e fucina di veri e propri miti cinematografici ), con protagonisti Edwige Fenech e Alvaro Vitali, finiva in seconda o terza serata in una paese che aveva dimenticato Carosello da parecchi anni.
Fu proprio in una di queste “seconde serate” che fu trasmesso il programma Colpo Grosso, un quiz a premi con spogliarelli e parti intime celate da costumini “vedononvedo” in linea con un suo predecessore, la Bustarella, apparsa anni prima su canali privati. Il programma fu segnalato per indecenza da alcuni esponenti del mondo cattolico e nacque, nelle stanze della politica, una spaccatura tra chi accoglieva la “modernità” e chi ” condannava”, se pur con ipocrita morale, l’uso di immagini del corpo nudo.
Ma erano gli anni ’80, stavamo bene, c’era la scala mobile e quelli che rubavano in politica erano solo i Socialisti, quelli che ci comandavano….
Nessuno avrebbe potuto immaginare la degenerazione dei successivi 30 anni, uno scenario che forse fatichiamo a digerire perchè ormai siamo pieni da anni di culi femminili che sponsorizzano mozzarelle, doppi sensi sessuali in orari di fascia protetta, parolacce e bestemmie, persone che non si confrontano ma urlano, programmi poveri di contenuti e costruiti su temi che promuovono violenza, individualismo, odio e intolleranza, violenza di genere e altri “prodotti scadenti“, tutte veicolate con immagini ma sopratutto parole.
Se Carosello sanciva un momento di raccoglimento della famiglia prima della fine delle trasmissioni ( e inizialmente di interi nuclei famigliari riuniti davanti ad un solo apparecchio ), la fascia pomeridiana dei cartoni animati è un bel ricordo degli anni 90′ perchè oggi, anche senza abbonamenti a tv via satellite, con il digitale terrestre avete a vostra scelta ben 10 canali, 7giornisu7,ventiquattrore al giorno dove “parcheggiare” i vostri figli e riprenderli non appena avrete finito di disperarvi per il lavoro.
Tutti davanti alla TV, tutti riuniti attorno al moderno fuoco della grotta, affascinati dalle fiamme ma ingannati nello spirito e avvelenati lentamente nella cultura
I Mostri
Trentanni di questo “metodo educativo di massa” non possono non aver influito e influenzato anche la Politica, sopratutto nei metodi e nelle parole che certi politici portano in TV.
Ne prenderò tre in considerazione in questo testo, tre politici dei nostri giorni e le loro tre strategie comunicative, per dimostrare come il più grave pericolo che corrono le persone che gli ascoltano è quello di fare loro questi termini e modi di fare dei loro leader.
Il primo tra di loro si chiama Matteo Salvini, delfino della Lega destinato a diventare nel prossimo periodo elettorale l’anti-renzi, anche se nel suo partito ricostruito punta all’alleanza con i nemici di sempre ( i meridionali ), in una chiave anti-eurista che mette insieme i nostalgici dei ” abbiamo 40mila fucili per fare la secessione ” e i disobbedienti di Casapound.
Domenica 18 ottobre Matteo Salvini ha riempito piazza Duomo a Milano per la manifestazione contro l’invasione degli immigrati, infilandoci parolacce e termini scurrili degni del peggior scaricatore di porto, con apprezzamenti verso il “dittatore Putin” e volgarità verso gli avversari politici.
Un Capo salvini, dal doppiomento e la faccia da sceriffo di nottingham nella versione disney, buono a fare la voce alta contro il parlamento Europeo dove lui è seduto da oltre 10 anni chiamandoli ” i pirla di bruxels e i pirla di roma ” , saltando completamente il suo ruolo e la sua responsabilità da Europarlamentare.
Insomma Salvini può essere un Capo, si sta creando la sua base elettorale con l’uso di parole barbare e retrogade ma fondamentalmente la sua strategia è quella di parlare ad una fettà di Italiani che forse non si domanda se un Capo debba parlare con il cuore o con il culo.
Degno di essere affiancato a Salvini nella sua opera di imbruttimento della cultura italiana troviamo anche Beppe Grillo, uno che con la parola Vaffanculo ci ha fatto un tour elettorale.
Nelle immagini del raduno 5stelle del Circo Massimo di qualche settimana fa, se non fosse per le chiare simbologie di partito, sembrerebbe di stare a Pontida.
Sul palco si alternano i militanti, tra cui anche qualche musicista dalle dubbie qualità canore che intona una canzone che per la sua totalità del testo è un Vaffanculo unico.
Poi si passa al gioco dei versi del guru 5stelle, che ha fatto scuola proprio in quella televisione anni ’80 e conosce la stretegia che mischia ironia, volgarità e toni accesi per riscuotere la base elettorale, quasi incantata dalle parole di questo Oracolo di Delfi in versione Ligure, sdoganatore della politica via web, che come spesso riscontriamo noi è più litigio per parole non comprese, perchi scritte e prive di tonalità, che vere e proprie progettazioni partecipate.
Gira un video sul web di una ripresa di Grillo a Genova durante le giornate di lavori per ripristinare la città, martoriata dal maltempo. In quel video Grillo dà indicazioni specifiche ai suoi sui metodi di ripresa, dimostrando che la strategia comunicativa passa ancora da una combinazione parole-immagini, che devono essere entrambi forti come pugni allo stomaco.
Anche Beppe è un Capo, dice di non esserlo perchè è la Rete che comanda, quindi si scarica anche lui le responsabilità di dosso come Salvini quando si “tira fuori” dal Parlamento Europeo per criticarlo.
Capi così, tutto parole e niente coraggio, possono produrre solo la totale distruzione della società italiana.
Il terzo invece è uno stratega, che ha ponderato pienamente le sue scelte e che se osservato da vicino, nelle sue apparizioni pubbliche, comunica per immagini e inganna con le parole.
Si chiama Matteo Renzi, giovane rampollo fiorentino che sembra voler tracciare una continuità unica con i signori del Medioevo che resero grande la città toscana.
Durante la campagna elettorale delle Europee, Matteo Renzi, compie un tour per l”italia andando per primo a visitare delle scuole elementari, compiendo un gesto molto forte che è quello di andare a parlare con i figli degli elettori, gente che però non ha l’età per votare ma ha la capacità di essere veicolo dell’immagine di Renzi.
Il secondo passaggio è quello di onorare la sua identità da boy scout, andando al raduno nazionale, dove migliaia di giovani ( la “carne da cannone” del volontariato italiano ) lo accolgono come un Messia.
I viaggi lo portano all’estero ad incontrare diversi capi di Stato e quando torna va ad Assisi a consacrare la sua fedeltà al Cattolicesimo Romano, un rito di passaggio per moltissimi politici italiani.
Il colpo da 90 però Matteo Renzi l’ha fatto in Tv, costruendo la sua immagine come un riformatore yankee in giacca e cravatta, pronto a consumare nel linguaggio un insieme di termini inglesi e tecnici da far vomitare, da quanto sono ostentati e cercati.
Renzi è un Capo con un carisma costruito ad hoc per la sua strategia ma è furbo e riesce, a differenza dei suoi avversari descritti sopra, ad arrivare ad una quantità di potenziali elettori grazie alle sue scelte, discutibili ma necessarie.
Così vediamo Renzi rompere un tabù storico e andare a parlare nel salotto di Canale 5 di Barbara D’Urso.
Il Tabù di cui parlo è una questione importante legata alla TV e ai contenuti trasmessi, infatti l’Italia per anni è stata divisa tra famiglie della Rai ( quelle di sinistra ) e famiglie di Mediaset ( quelli che potenzialmente votavano a destra ) e Matteo con un colpo basso consacra la sua immagine sui teleschermi della domenica pomeriggio, dove tendenzialmente i contenuti sono di bassissimo livello.
Si, anche Matteo Renzi è un Capo, ma l’istinto dovrebbe spingere un cittadino a diffidare, le sue parole sono mistificazioni e la sua strategia, all’occhio attento, dimostra che è Renzi dà un colpo al cerchio e uno alla botte, non rendendosi conto di maneggiare legno marcio e ferro arruginito.
Questi tre Capi si contenderanno il campo di battaglia dei prossimi anni, cercando di sottrarre tutti più campo possibile alle istanze sovraniste, ma nell’averli analizzati ( se pur in maniera sintentica ) la domanda è, ma sono questi i Capi giusti per l’Italia ?
Il futuro ha un cuore antico
Prendo il titolo di un testo di Carlo Levi per avviarmi alla conclusione del mio testo, i tre Capi hanno sbaragliato le “tribù minori” che si sono arrese o sono state inglobate, proponendo al futuro degli italiani l’ennesima battaglia persa che si consumerà in una ottica anti-renziana o anti-euroscettici ( come nel precedente ventennio, anti-berlusconiani contro anti-comunisti ).
Ricordo però che i tempi spesso ci donano altri Capi, io ne ho individuati due che per storia personale e capacità linguistiche sono da considerarsi l’antitesi di questi tre Mostri che getteranno la nostra prole nel caos e nella violenza.
Il primo, nella sua intera vita, ha assolto pienamente i tre ruoli dell’età, riuscendo a vivere la sua giovinezza nel pieno della passione nonostante i tempi.
Partì volontario per le trincee della Grande Guerra per non lasciare da soli quei contadini ed operai analfabeti, tornato con i gradi da quella macelleria sociale che fu la trincea , aderì al Partito Socialista e fu costretto all’esilio e poi al carcere, durante il regime Fascista.
Tornato a capo delle CLN durante la Resistenza divenne Padre della Patria e continuò ad assolvere i compiti a lui assegnati diventando, gia in età matura, un Parlamentare del nostro paese e , una volta diventato anziano, fu investito della più alta carica dello Stato, Presidente della Repubblica.
Di chi sto parlando ? Del miglior politico che l’Italia ha avuto e il più amato di sempre dagli Italiani, Sandro Pertini.
Pertini fu tutto, giovane coraggioso, uomo saggio e caparbio, Nonno di un intero paese di giovani.
Seppe parlare con la saggezza dei Capi Indiani, con l’entusiasmo dei Rivoluzionari Bolivariani, con la Cultura dei Filosofi Greci.
Non dirò altro, l’esempio di Sandro Pertini nel villaggio sovranista svetta come un Totem.
L’altro Capo, che consola l’animo di chi come me non ne può più della barbaria con la quale si sta demolendo la nostra società e cultura, è un uomo che riempie le piazze senza dire volgarità o usare parole a noi straniere.
Un uomo che, dal suo primo giorno da Capo della Chiesa di Roma, ha sviluppato una tecnica unica nella sua opera di evangelizzazione, anche dei laici, fatta di parole dolci, di sorrisi e bei gesti verso gli ultimi.
Papa Francesco, un italiano immigrato che ha passato la sua vita nelle periferie argentine tra gli ultimi, che quando parla alla sua gente parla con il sorriso di un Nonno e la capacità di coinvolgimento di un professore alla John Keating dell’attimo fuggente. Parla alla gente come parlerebbe ai ragazzi di strada, va tra di loro come il suo primo giorno di mandato è andato a incontrare i carcerati, portando la speranza nelle nostre carceri disumane.
Un uomo che nell’assolvere il suo ruolo di Capo lo fa sapendo che la Parola ha un potere eccezionale.
Io non sono un credente ma sono cresciuto in una famiglia socialista e fortemente agraria, dove le parole di Papa Francesco o di Pertini mi ricordano i miei “vecchi”, quella gente che analfabeta o quasi maneggiava attrezzi agricoli tutto il giorno e sapeva, la sera, sostituire pienamente quell’apparrecchio mostruoso che è la TV, accendendosi come un fuoco loro nel raccontare ai nipoti e ai piccoli le storie piene di coraggio e di valori.
Storie che oggi, dalle parole di quei Tre Capi , non sentiremo mai raccontare perchè sono tempi di barbarie i nostri, anni dove saremo chiamati a decidere se lasciare la nostra Civiltà in mano a dei Mostri oppure destarci dal torpore, quello indotto dai media, e chiederci se tra di noi e le nostre fila non vi siano dei Capi con il cuore Antico.
Perchè si, i Sovranisti oggi sono tribù che possono unirsi nella “Grande Nazione “ e indirizzare ai Tre Capi le parole sagge : “ non fumeremo con voi, non siete venuti in Pace“
Aaron Paradiso
Spending Rewiew, Fiscal Compact, Jobs Act, Voluntary Disclosure, Spread, Asset Backed
Security., Rating, Quantitative Easing, Subprime, NASDAQ…Ebola Aviaria Colesterolo,
Trigliceridi, Cancro, Tumore, Metastasi, T.A.C. Chemio Sindrome post-traumatica…
Siamo dominati DALLA PAROLA.
Parola di cui molto spesso non comprendiamo né il senso né il significato ma il cui IMPATTO SONORO a volte puo’ essere allettante, a volte ammonente, a volte terrificante
a seconda dell’ARTE nell’utilizzarlo.
L’unica cosa essenziale e’ la disinformazione o pseudocultura che fornisce l’habitat ideale
per l’affermarsi del potere del SUONO della PAROLA sulla Parola stessa.
A volte mi chiedo il Buon Dio che lingua parla?
Riconoscera’ le nostre regole grammaticali, di sintassi, di analisi logica,
come interpretera’ la Spending Rewiew, all’Italiana, alla Tedesca…
Consoliamoci: PANTA REI
Da i Veda indiadni scritti prima del Vangelo di Giovanni
Prajapati vai idam agra asit
Tasya vak dvitiya asit
Vag vai paramam Brahma
In the beginning was Prajapati, the Brahman with whom was the Word, and
the Word was verily the Supreme Brahman
In principio era Prajapati, il Dio presso il quale era il Verbo e il Verbo era il supremo Dio