Il giusto salario
L’art. 1 della costituzione italiana recita: “l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro”; parto da questo presupposto (ovvero che a TUTTI dovrebbe essere garantito un giusto lavoro che possa far vivere ognuno serenamente) per capire quale dovrebbe essere la altrettanto “giusta” paga che ci possa mettere in una condizione abbastanza spensierata da poterci far vedere il futuro con un certo marginale ottimismo.
Sappiamo che sino alla fine del 1800 la vita era davvero molto dura: la giornata lavorativa di un operaio durava almeno 12 ore e con il compenso ottenuto si riusciva a malapena a metter tavola. Anche i bambini, superati i 6/7 anni erano costretti a lavorare pesantemente, contribuendo così alla scarsissima economia familiare. L’avvento dell’industria stravolse completamente le regole, aumentando anno per anno, in qualsiasi settore, smisuratamente la produzione e la produttività. Il resto è Storia recente.
Oggi sappiamo che con una sola ora di lavoro ben retribuito (9 euro netti/ora) si riesce ad organizzare un buon pranzo per 4 persone (1/2 kg pasta €0.50. pomodoro pel. 350gr €0.50, ½ kg di maiale €4, insalata €1, frutta ½ kg €1, vino e acqua €1,5, caffettiera di caffè 50 cent, la dieta potrebbe variare a vostra scelta, anche se in modo abbastanza limitato). Il resto delle 6 ore lavorative, togliendo ancora 9 euro per il pasto della sera, sarà pari a €54. Questi 54€ andranno ad essere utilizzati per le altre spese correnti e per un piccolo accantonamento, quanto possibile Una paga netta di €1584 (€72x22gg) dovrebbe essere sufficiente per mandare avanti una famiglia di 4 persone. A detto importo si devono aggiungere la 13esima e le ferie pagate per 4 settimane o 22gg lavorativi. Il compenso annuo netto sarà di €20592 + 22 giorni pagati e non lavorati.
Quello preso ad esempio, nelle circostanze odierne italiane, è lo stipendio/salario netto MINIMO che ogni lavoratore dovrebbe percepire per le sue 40 ore settimanali di impegno. E’ chiaro che non si naviga nell’oro, specialmente se si vive in grandi città dove vi sono notevoli spese accessorie ma, si sa, dove c’è lavoro c’è casa. Per integrare detto reddito sarebbe necessario dare un ulteriore contributo per ciascun figlio sino alla maggiore età. Uno Stato che garantisce ciò sarà uno Stato ricco ed amato dal suo Popolo. Questo sarebbe il minimo da cui partire e a cui mirare.
Quella paga minima oraria andrebbe incrementata in proporzione della specificità del lavoro svolto, dalle mansioni, dalle competenze ecc. che ognuno ha. Oggi la dicotomia maggiore è quella tra i quadri dirigenziali e la base lavorativa. Chiaramente parlo di lavoro dipendente, poiché il lavoro in proprio è regolato dalla prima legge dell’economia: domanda-offerta (a meno che non abbia una qualche forma protezionistica di monopolio, lobby ecc che andrebbe comunque appianata).
Nel corso degli ultimi 30/35 anni la sperequazione tra le paghe della base lavorativa e i quadri dirigenti è aumentata a dismisura: l’esempio più lampante è relativo ad un operaio FIAT di Melfi, che percepisce € 13650 netti/anno (€1050 netti/mese x 13) e il sig marchionne che ne percepisce $40 milioni lordi e, PERGIUNTA, per risparmiare sulle tasse ha preso residenza in Svizzera.
Va da se che tra questo esempio limite vi sono altre mille sfumature di grigio. Altri esempi non mancano: un dipendente di banca con il compenso del sig profumo del caso, o il dipendente enel con il compenso dell’amministratore delegato … potrei continuare all’infinito.
Per quel che mi riguarda, a STENTO sopporterei che costoro avessero un compenso pari a 10 volte quello percepito dalla base produttiva. Queste sono le vere lobby che vogliono mantenere l’attuale “status quo”.
La VERA RIVOLUZIONE sarà una ridistribuzione dei redditi dall’alto verso il basso. Uno Stato VERO NON può tollerare che vi siano simili sperequazioni.
Bisognerà appianare queste montagne enormi sino a farle divenire, al massimo, dolci colline: SOLO così ci potrà essere la PACE SOCIALE.
I redditi del ceto-medio, quella middle-class che ha fatto grande questo Paese, devono ricominciare a crescere altrimenti non avremo alcuna possibilità di sviluppo, ne economico, ne tantomeno sociale.
Per far ciò è NECESSARIO un drastico abbattimento delle tasse, riducendole di un altrettanto drastico 35/40%. Solo così potremo sperare in nuovi investimenti che porterebbero nuova occupazione. Comprimendo ulteriormente i già magri salari NON si farà altro che peggiorare le cose: il ritorno economico lo avranno solo le multinazionali attive nell’export, mentre assisteremmo alla MORTE della domanda interna.
Come sarebbe possibile reperire 100 miliardi all’anno per tale operazione?
Abbattendo drasticamente la rendita finanziaria derivante dai titoli di debito statale, pari al 5,5% del PIL, ovvero € 90 miliardi, e recuperando altre enormi risorse TAGLIANDO drasticamente i compensi ai quadri dirigenziali, pensioni comprese. Domattina, per D.L., potresti tassare del 99% tutti gli stipendi, statali e non, superiori a 100.000 euro. E vi prego, NON tacciatemi di comunismo.
Il compianto professor Caffè spese la sua vita nello studio delle social-democrazie dei Paesi nordici: per lui erano IL punto di riferimento. Ci toccherà partire dai suoi studi per ricostruire su basi più eque e solide il nostro amato Paese.
L’indebitamento personale (che poi diventa statale) non è più sostenibile per mantenere una crescita fittizia, fatta di pagherò da lasciare in eredità alle nuove generazioni.
E’ chiaro che tutto ciò non potrà essere realizzato restando nella UE e con l’€uro, suo mezzo di governo. Ricordo che la ratifica del fiscal compact, firmata dagli irresponsabili politici nostrani, ci obbligherà al pagamento di altri 25 miliardi l’anno per i prossimi 20 anni che saranno rastrellati casa per casa, con nuove tasse e con tagli lineari a welfare, servizi, salari/stipendi e pensioni.
Oggi ci troviamo nelle condizioni che quei 9 euro/ora netti potrebbero diventare la metà, se andrà bene. Prepariamoci ad ammazzarci di lavoro e a fare un salto indietro al tardo ‘800.
A questo punto, l’UNICA cosa che ci può salvare come Popolo è la consapevolezza.
Roberto Nardella, ARS Puglia
Commenti recenti