La contrapposizione tra Gran Bretagna e Cina su Hong Kong
di SICUREZZA INTERNAZIONALE (Maria Grazia Rutigliano)
Il primo ministro britannico, Boris Johnson, si è opposto alla legge sulla sicurezza nazionale cinese ad Hong Kong e ha apertamente sfidato Pechino a tale proposito.
Johnson ha scritto un editoriale pubblicato sul Times e South China Morning Post suggerendo la possibilità che i cittadini di Hong Kong, titolari di passaporti British National Overseas (BNO), si trasferiscano nel Regno Unito, se la Cina dovesse proseguire con l’imposizione della legge sulla sicurezza nazionale. Johnson ha dichiarato che la decisione di Pechino costituirebbe una violazione della Dichiarazione Congiunta, l’accordo legalmente vincolante e registrato presso le Nazioni Unite, firmato nel 1984 da Londra e Pechino. L’intesa regolava il “ritorno” di Hong Kong alla sovranità cinese, garantendo una serie di autonomie alla città. Se necessario, ha affermato Johnson, il Regno Unito intraprenderà “volentieri” una delle più grandi modifiche alle sue politiche sull’immigrazione e al sistema dei visti per accogliere i cittadini di Hong Kong.
Il passaporto BNO è un documento di viaggio che garantisce ai suoi titolari l’ingresso senza visto nel Regno Unito per 6 mesi. Tuttavia, questo non comporta diritti di cittadinanza al momento e non consente automaticamente la possibilità di residenza o di lavoro. La proposta del governo del Regno Unito “consentirebbe a qualsiasi detentore di questi passaporti di venire nel Regno Unito per un periodo rinnovabile di 12 mesi e di ricevere ulteriori diritti di immigrazione, incluso il diritto al lavoro, che potrebbe metterli sulla strada della cittadinanza”, secondo Johnson. Il consolato britannico di Hong Kong stima che 2,9 milioni di persone abbiano diritto a un passaporto BNO, il che significa che quasi il 40% dei 7.45 milioni di abitanti della città potrebbe richiedere il documento. Al momento, circa 350.000 attualmente detengono passaporti BNO.
Pechino è stata irremovibile nella sua risposta, etichettando qualsiasi critica esterna come “interferenza straniera”. “Critichiamo e respingiamo le ingiustificate accuse della parte britannica e le palesi interferenze negli affari relativi a Hong Kong e negli affari interni della Cina”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian. Zhao ha inoltre esortato il Regno Unito a “cambiare questo atteggiamento da guerra fredda e questa mentalità coloniale e a riconoscere e rispettare il fatto che Hong Kong sia già tornata in Cina come regione amministrativa speciale”, sottintendendo che Londra non è nella posizione di intervenire nella situazione di Hong Kong. La legge cinese è ancora in fase di valutazione e, allo stesso tempo, le risposte da parte di Londra e Washington sono in fase di elaborazione. Ciò che è chiaro è che gli sviluppi a Hong Kong probabilmente influenzeranno le relazioni estere della Cina.
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