Illusione e sacrificio
di MARTINA CARLETTI (FSI-Riconquistare l’Italia Perugia)
Prendiamo atto che il problema è molto più profondo: solo una minoranza di noi desidera che si torni alla “normalità”, ed è disposta a farlo. Se quella minoranza non accetterà di unirsi e lavorare seriamente per anni ad una proposta politica, con coraggio, accantonando ambizioni personali ed egoismi, disciplinandosi e ponendo sopra a tutto l’interesse del collettivo cui si sta dando vita, questo Paese è perso.
Le classi dirigenti sono quasi interamente da buttare, o comunque colluse nella direzione verso cui l’Italia è stata indirizzata per decenni, la Costituzione sostanzialmente non è applicata in nessuno dei suoi profili, non esistono partiti popolari. Sarà uno sforzo incredibile di cui non sappiamo se riusciremo a vivere gli effetti, probabilmente – se saremo capaci – sarà un privilegio da cui potranno forse trarre beneficio i nostri figli. Non facciamoci illudere dal fatto che le macerie non siano state ammassate per strada: in realtà questo è uno Stato che sta andando verso la dissoluzione, così come accadrà al suo stesso popolo.
Chi crede che si tratti di una elezione, o che la cosa riguardi la prossima lista da eleggere alle consultazioni locali, si tiri indietro. Poiché visto che saremo tutti coinvolti nella distruzione, le scorciatoie non potranno esistere, né chi continua a pensare al suo solo, becero interesse personale, potrà avere un ruolo nella ricostruzione. Un grande uomo disse “non voglio essere ricco in un Paese povero”: parole da scolpire nella memoria e nei propositi di chiunque si riconosca come patriota.
C’è del vero in quello che dici ma non è tutto cosi grigio, in realtà questa crisi ha messo a nudo in una parte rilevante dell’opinione pubblica il fallimento dell’Europa delle banche e dei mercati e questo non è male, ha fatto riscoprire l’importanza dei servizi pubblici in contrasto con il blasonato “privato” che si è dimostrato per quel che è, una combriccola di “prenditori” per usare un termine che è sempre più di moda ed anche questo non è un male, ha fatto riscoprire l’importanza della cooperazione e della socialità…dell’auto aiuto oserei dire, in contrasto con il mito dell’aziendalizzazione che pareva dilagante, cosa pure questa positiva, se adesso riusciamo a non dimenticare subito tutto, forse potrebbe nascerne una buona cosa…chissà?.