L’immigrazione non è il problema
di LUCA MANCINI (FSI Roma)
Intorno alla scottante tematica dell’immigrazione c’è un gran trambusto e un’enorme confusione, probabilmente voluta da chi ogni giorno strumentalizza questo dibattito per i propri scopi elettorali. Salvini, dapprima ha eliminato la lotta all’euro dal suo programma, perché troppo rivoluzionaria per un uomo del sistema, un lupo travestito da agnello, e successivamente si è gettato a capofitto nell’unica battaglia che l’establishment euroliberale gli avrebbe parzialmente permesso, ossia proprio l’immigrazione. Per gli eurocrati liberali l’immigrazione è importante, perché garantisce un costante afflusso di manodopera a basso costo in Europa, ossia quel famoso “esercito industriale di riserva” di cui parlava Marx ormai 150 anni fa. Tuttavia essa non è così dirimente per la politica liberale europea, come invece si crede in giro. I liberali sono disposti a fare delle concessioni su questo punto, perchè sanno che hanno altri strumenti di deflazione salariale ed il primo è proprio la moneta unica accompagnata da tutte le regole imposte dai trattati ed è su queste che essi sono intransigenti e disposti ad arrivare a qualsiasi tipo di scontro.
Ecco allora che dalle concessioni di un potere più alto, il ministro dell’interno appare al popolo o almeno ad una parte di esso, come un eroe, un salvatore della patria che combatte con l’europa sul tema immigrazione, dove in realtà lo scontro è davvero insignificante, perché i migranti aiutano l’euroliberismo, ma non sono vitali per esso.
Salvini sfrutta questa battaglia per prendere dei voti, che non sono alimentati dal razzismo (storicamente gli italiani non sono mai stati un popolo razzista), bensì dalla carenza di lavoro e prospettive che il sistema liberale ha seminato nella società italiana. La disperazione che il liberismo ha generato porta il popolo a prendersela con qualcuno che non appartiene alla comunità, ciò avviene per un meccanismo psicologico naturale storicamente provato. Non mi si venga a dire che gli italiani credono che gli africani siano una razza inferiore, perché questa è la più banale e squallida delle falsità. In Italia non esiste un razzismo etnico o biologico, bensì soltanto un problema sociale, la cui matrice non è ideologica, ma strutturale, per usare un termine marxiano.
In questo teatrino il personaggio più squallido è proprio il ministro dell’interno che strumentalizza questo problema sociale soltanto per ottenere maggiori consensi. Egli non vuole minimamente risolvere l’immigrazione. Ne parla come la causa di tutti i problemi, quando invece essa è soltanto l’effetto di un sistema criminale molto più grande: il neocolonialismo occidentale. Chiunque vi parli di immigrazione, senza parlarvi di colonialismo o è stupido o è in malafede. Il problema dei paesi africani, in realtà, non è molto dissimile da quello dei paesi europei più poveri, ossia la carenza di sovranità. In entrambi i casi, anche se in modalità differenti, lo Stato è impossibilitato a fare misure socialiste che promuovano la crescita del ceto medio-basso, perché ostaggio di privati e multinazionali che fanno gli interessi del ceto alto.
Non sono i poveri africani ad essere il problema dell’Europa, bensì sono i ricchi europei ad essere il problema dell’Africa. Se i primi non fossero ostaggio di privati e multinazionali occidentali che sfruttano il continente africano e spargono miseria e povertà, se potessero intraprendere autonomamente misure per sfruttare le proprie risorse, probabilmente essi resterebbero a lavorare dignitosamente a casa loro. Invece i ricchi occidentali, alimentati dalla loro smodata avidità, vogliono materie prime e risorse energetiche a basso costo e allora fanno con i soldi quello che prima facevano con gli eserciti. Gli stati africani dovrebbero esser liberi da questo giogo, nazionalizzare le proprie risorse e venderle agli occidentali ad un prezzo adeguato. Al massimo si potrebbero avviare progetti di compartecipazione e collaborazione tra aziende occidentali e africane sulla scia di quanto fatto dal compianto Enrico Mattei.
Dunque per eliminare l’immigrazione bisogna eliminare la povertà e per fare ciò è necessario eliminare il colonialismo, figlio del sistema economico-sociale liberale, che costituisce sempre il nemico principale dei popoli. Un sovranista non può esimersi da queste considerazioni e non può parlare solo di immigrazione, senza affrontare la causa scatenante di essa. Chi si comporta come il ministro dell’interno crea solo confusione e mira soltanto ad aumentare il proprio potere, che userà per portare avanti la causa liberale della quale è egli stesso servo.
Viva la Repubblica sovrana!
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