Patto di stabilità sospeso fino al 2022?
di DARIO DEL WEB
E’ una delle constatazioni più importanti, per le conseguenze che può implicare, fra i tanti dati che il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha presentato a Bruxelles
La ripresa economica dopo la crisi della pandemia del Covid-19, ancora in corso, non avrà certamente una curva a V, e non permetterà alla maggioranza degli Stati membri di tornare entro il 2022 ai livelli di crescita del Pil registrati nel 2019, prima che il coronavirus cominciasse a sconvolgere l’Europa e il mondo. Non sarà soddisfatta quindi neanche nel 2022 la condizione principale per ripristinare in pieno i parametri del Patto di Stabilità oggi sospesi. E’ una delle constatazioni più importanti, per le conseguenze che può implicare, fra i tanti dati che il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha presentato a Bruxelles con le «Previsioni economiche d’autunno» della Commissione.
«Non avevamo mai fatto affidamento su una ripresa a V, ora siamo sicuri che non l’avremo», ha detto il commissario durante la videoconferenza stampa sulle previsioni economiche. Mentre parlava, sullo schermo dietro di lui un grafico mostrava l’andamento del Pil dalla fine del 2019 alla fine del 2022. La curva disegna una risalita dal picco negativo del secondo trimestre di quest’anno, che diventa molto meno ripida a partire dal terzo trimestre e per tutto il 2021 e il 2022 continua solo molto gradualmente ad avvicinarsi al livello iniziale di fine 2019, senza raggiungerlo, per tutto il 2021 e il 2022.
Finora era chiaro che la «Clausola generale di salvaguardia», che ha sospeso l’applicazione dei parametri del Patto di Stabilità ai bilanci nazionali, non sarebbe stata disattivata fino a tutto il 2021; e d’altra parte, come ha ricordato Gentiloni, fra i maggiori «rischi al ribasso», i potenziali fattori di peggioramento della crisi, le previsioni della Commissione includono proprio un eventuale ritiro intempestivo, troppo in anticipo, delle misure politiche di sostegno all’economia da parte degli Stati membri. Misure che sono quasi sempre finanziate con un aumento dei deficit pubblici, ciò che non sarebbe consentito se il Patto di Stabilità fosse pienamente operante.
La discussione sul momento in cui bisognerà disattivare la Clausola generale di salvaguardia comincerà nella primavera del 2021, ha annunciato più volte il vicepresidente esecutivo della Commissione Valdis Dombrovskis, sempre che nel frattempo si sia diradata la pesante cappa d’incertezza che grava sul futuro dell’economia a causa della persistenza dell’emergenza sanitaria. Ma contestualmente ricomincerà anche il dibattito, ora interrotto dal Coronavirus, sulla eventuale riforma del Patto di Stabilità. Un dibattito che era stato lanciato dalla Commissione prima dell’inizio della pandemia, volto a semplificare le regole di bilancio applicate dall’Ue agli Stati membri e a renderle più orientate verso la crescita.
Ora le previsioni economiche aggiungono un nuovo elemento a questa futura discussione: il «ritorno alla normalità» per i parametri del Patto di Stabilità appare oggi improbabile anche per il 2022. Gentiloni vi aveva accennato durante la videoconferenza stampa dell’Eurogruppo martedì scorso, quando non aveva ancora potuto fornire i dati delle previsioni economiche. Oggi è stato più esplicito.
Intanto, le previsioni economiche mostrano che «alla fine del 2022 solo due dei più grandi paesi dell’Ue, la Polonia e la Germania, saranno tornate ai livelli del Pil pre- pandemici della fine del 2019». Un altro grafico della Commissione mostra che i paesi più lontani da quel livello saranno innanzitutto la Spagna e l’Italia, e poi anche Olanda, Ungheria, Belgio, Portogallo. E ancora sotto quel livello, anche se più vicini, nci saranno la media dell’Eurozona, la Bulgaria, la Francia e la media Ue.
A causa del forte recupero nel terzo trimestre, ha detto Gentiloni, «abbiamo avuto una contrazione della crescita leggermente meno forte del previsto per il 2020, -7,8% invece di -8,6% nell’Eurozona, e -7,4% invece di 8,3 nell’Ue, con uno scenario meno negativo di 0,9 punti in entrambi i casi; ma per i due anni successivi, 2021 e 2022, abbiamo proiezioni di crescita che sono di quasi due punti percentuali inferiori alle nostre ultime previsioni».
«Questo – ha continuato – è pienamente giustificato da una parte dalla forza della ripresa del terzo trimestre, e d’altra parte dalla situazione che abbiamo dall’inizio di ottobre (con la seconda ondata della pandemia, ndr), che è difficile capire quanto a lungo durerà. E’ la ragione per cui, di sicuro, non abbiamo una crisi con una curva a V; abbiamo invece una crisi profonda e una ripresa che avrà un percorso debole nei prossimi anni».
«Penso che abbiamo fatto le cose giuste negli ultimi mesi; quasi un mese fa – ha ricordato il commissario – io e Dombrovskis abbiamo scritto ai ministri delle Finanze degli Stati membri che la Clausola generale di salvaguardia resterà in vigore fino alla fine del 2021. Ma – ha sottolineato Gentiloni – questo non significa che finirà alla fine del 2022». Semplicemente, ha spiegato, informare i ministri sulla situazione al 2021 «era assolutamente necessario per permettere l’elaborazione delle bozze dei documenti programmatici di bilancio degli Stati membri».
«Penso – ha continuato Gentiloni – che la discussione sulla durata della Clausola generale di salvaguardia avverrà nei prossimi mesi, quando ci sarà, speriamo, una situazione un po’ meno incerta. Ma naturalmente sappiamo, ed è ciò che le previsioni dicono, che alla fine del 2021 non saremo al livello di Pil precedente alla pandemia. Questo è sicuro», ha concluso il commissario.
FONTE:https://www.diariodelweb.it/economia/articolo/?nid=20201106-547449
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