di CLAUDIA VERGELLA (FSI-Riconquistare l’Italia Roma)
Tra le famose 10 regole attribuite a Noam Chomsky ce n’è una che mi ha sempre lasciata perplessa. Mi sembrava quella meno efficace e anche meno utilizzata. È la n. 5 che suggerisce di parlare al pubblico come si parla ad un bambino, con lo scopo di ottenere una reazione da bambino, priva di senso critico. Adesso è stata utilizzata. Da Conte, nella spettacolarizzazione dello scambio di corrispondenza con un bambino di 5 anni.
Attraverso questo espediente Conte ci prepara al Natale facendoci immergere in un mondo fantastico, dove tutti i bambini del mondo ricevono i regali. Un mondo fiabesco, modernizzato dall’autocertificazione internazionale speciale per la consegna dei regali. Conte ci fa sapere che noi dobbiamo essere obbedienti e fiduciosi, come Tommaso, scrupoloso nel far trovare l’igienizzante a Babbo Natale. Fa leva su una nostra predisposizione a tornare bambini, ricordando i regali di tanti anni fa e sperando di farci scendere la lacrimuccia. Cosicché ha applicato anche la regola n.6, che dice di puntare sulle emozioni al fine di inibire l’analisi razionale.
Grazie agli adulti -tutti insieme- dice Conte (da intendersi così composti: gli adulti che danno le regole e conducono il popolo che è un po’ un bambino, bisognoso di una guida sicura) alla fine il virus verrà sconfitto. E vissero tutti felici e contenti. Nel frattempo tutto il sistema si è dato da fare in questi anni per applicare la regola n. 7 secondo cui bisogna cercare di mantenere il popolo nell’ignoranza e nella mediocrità .
Aggiungo un’ undicesima regola: fare le cose nel momento giusto, senza forzare troppo. Conte, hai precorso i tempi, ancora non siamo diventati tutti abbastanza ignoranti e pecoroni. Niente lacrimuccia, solo incredulità davanti a tanta pochezza.
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