PROSPETTIVE OCCIDENTALI
di TERMOMETRO GEOPOLITICO
(Pierluigi Fagan)
Lars Feld è uno degli economisti più influenti in Germania, direttore del pensatoio ordoliberista del Walter Eucken Institut e capo del German Council of Economic Experts. Riassumo i temi dell’articolo a commento delle linee di relazione della Germania con la nuova presidenza Biden (qualora sia confermata e su cui si basa l’analisi in oggetto NDR). Con una premessa: l’azione politica di Biden dipenderà molto dall’avere o non avere maggioranza al Senato. Sono in ballo due seggi della Georgia che voterà il ballottaggio a gennaio, con basse probabilità per i DEM (quindi probabilmente non l’avrà).
Temi:
1) ritorno auspicato del multilateralismo;
2) nuovo TTIP rinominato per frenare “l’espansionismo cinese”;
3) richiesta USA di maggior contributo NATO anche per piazzare nuovi sistemi d’arma “Made in USA”;
4) continuerà la polemica sul surplus tedesco;
5) continuerà la polemica sul Nordstream2 anche perché gli americani vogliono piazzare il loro gas;
6) tassa OCSE su i giganti web (molto bassa) ma non doppia tassazione promossa da Francia ed Italia;
7) collaborazioni sulle politiche ambientali.
Tradotto: senza maggioranza al Senato, Biden non può far approvare un nuovo TTIP o punti importanti di una nuova politica ambientale. Gli compreremo un po’ di armi per farli contenti sopportando i lamenti sul Nordstream2. Eviteremo di colpirgli fiscalmente su i giganti web, così sopporteranno meglio il nostro fare surplus. Continueremo a fare affari coi cinesi dicendo che “siamo molto preoccupati dell’espansionismo cinese”.
Poiché in UE, le linee strategiche tedesche diventano facilmente le linee strategiche dell’UE stessa, va notato che questa linea diverge da quella francese tenendo conto che il mandato Merkel dovrebbe terminare a fine settembre del prossimo anno. Non credo ai francesi piacerà dover anche solo simulare una trattativa per un nuovo TTIP, vogliono promuovere un armamento europeo anche per promuovere la propria industria, vogliono promuovere la doppia tassazione dei giganti web, non hanno interessi a difendere il surplus tedesco, tantomeno il Nordstream2. L’unica cosa che unirà sarà l’ambiente, dare l’imput ad una di quelle trasformazioni produttive necessarie al sistema economico occidentale a corto di motivi per svilupparsi ulteriormente, viepiù mentre da altre parti si contrae.
Si tenga infine conto di:
a) il successore della Merkel alla guida della CDU e quindi “in pectore” candidato cancelliere 2021, verrà eletto il 4 dicembre prossimo. Si pensa altresì probabile un possibile cambio di alleanza in Germania tra CDU/CSU e Verdi al posto della SPD in crisi irreversibile, dopo le elezioni di fine settembre 2021. Cosa meglio dei Verdi al governo in Germania per una nuova stagione di “economia verde”? Si paventa anche una possibile divisione della storica alleanza CDU – CSU. Né liberali, né AfD sembrano in grande ascesa. Merkel però è insostituibile dopo la lunga serie dei quattro mandati per un totale di sedici anni di governo, tedesco ed europeo e nessuno sa cosa farà dopo;
b) sei mesi dopo le elezioni tedesche, a primavera 2022, ci saranno le presidenziali in Francia e Macron e soprattutto il suo partito, non stanno messi benissimo. Forse Macron non rischia troppo e cercherà di arrivare all’appuntamento preparato, ma il partito inventatogli apposta per il suo lancio presidenziale sembra inconsistente ed irriformabile, una soluzione in provetta che –obiettivamente- non ha funzionato;
c) a quel punto, 2022, Biden avrà elezioni di metà mandato dove rischia di perdere anche la Camera o se ha fatto (improbabili) faville, provare a riconquistare il Senato. Negli Stati Uniti sarà tutto da vedere cosa farà Trump se il capo ostico dell’opposizione tenendo in pugno il GOP e puntando alle elezioni 2024, in proprio o con uno dei figli o se si ritirerà in qualche modo (ci sono anche vari problemi legali e fiscali non secondari da gestire);
d) non bene sta messo anche Johnson, non felice per l’esito delle elezioni americane, con un problema specifico sulla Brexit che riguarda l’Irlanda a cui Biden tiene molto, forse senza l’auspicato trattato esclusivo di libero scambio con gli USA che serviva -in parte- a sostituire i traffici con l’UE, ha dovuto allontanare il suo “consigliere speciale” Cummings dato in pasto alla torma più tradizionalista del partito conservatore che forse, però, ha puntato lo stesso Johnson. A questo punto la Brexit dura è esclusa.
Commento? Mah, che vi debbo dire, almeno altri due anni di “buying time” pare. Con l’America spaccata, il presidente claudicante, la Germania intenta a ricostruire la logica e struttura dei suoi poteri politici interni dopo sedici anni di minerale stabilità, Macron debole e senza sponde, Johnson sempre più accerchiato, non vedo grandi leadership anche perché non si vedono disegni, progetti, strategie forti, altro che “Grande Reset”. Notte ancora lunga.
[L’articolo è in abbonamento, ma i temi trattati da Feld sono quelli che ho riportato: https://www.repubblica.it/…/germania_intervista_lars_feld_…/]
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