di STEFANO D’ANDREA (Presidente del FSI-Riconquistare l’Italia)
Se fossimo coinvolti in una guerra mondiale e fossero già morti 500.000 cittadini italiani, se fossimo nel mezzo di una guerra civile che, ora a bassa ora ad alta intensità, per un paio di anni coinvolgesse più di mezza Italia, se ci avessero invaso i nazisti e noi, come l’Unione Sovietica, avessimo già perso milioni di uomini, i direttori dei canali TV e i politici terroristici, disfattisti ansiogeni e angoscianti, nonché per ragioni di esempio, alcuni cittadini particolarmente in vista, verrebbero immediatamente fucilati.
E invece, per un virus che, rispetto ai momenti tragici che un popolo può vivere, non è assolutamente nulla, si tollera che la TV, anziché stimolare all’allegria, alle feste, alla fiducia, invece di diffondere messaggi positivi minimizzatori e rasserenanti, e invece di invitare a fare figli per compensare le morti di anziani con nuovi bambini, allarma, angoscia e terrorizza.
Siamo inoltre in balia di politici che anziché invitarci a riempire le biblioteche gli archivi le scuole di arte e teatro generano depressione di milioni di angosciati, i quali sarebbero intollerabili, se fossero almeno consapevoli della loro immoralità. Ma in realtà sono semplici malati. Il paradosso solo apparente, perché in realtà si tratta soltanto dell’ovvio corollario, è che la gente vuole angoscia anziché allegria, preferisce coloro che non riescono a ridere a coloro che ridono, e condanna i minimizzatori anziché gli allarmisti.
La depressione in Italia non è soltanto una malattia individuale, e non è una malattia sociale soltanto nel senso che è diffusissima. È una malattia sociale nel senso che sono depresse persino le istituzioni: rimozioni, sensi di colpa, attribuzioni di colpe, angoscia, ansia, attribuzioni a capri espiatori di colpe inesistenti, incapacità di ragionare, chiusura in se stessi, insomma tutto lo squallore morale che caratterizza i comportamenti dei depressi e che li renderebbe colpevoli, se non fossero malati, sono le caratteristiche stabili dei contegni dei centri di potere politico e mediatico nazionali.
Davvero l’Italia è una nazione depressa. È triste doverlo ammettere ma è la verità.
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