In Italia siamo milioni di immuni e non abbiamo bisogno del vaccino.
di Stefano D’Andrea
I casi totali di Covid accertati in Italia sono 1.560.000.
Il 31 luglio 2020 – data convenzionalmente scelta come conclusione dell’ondata iniziata a marzo – avevamo, invece, poco più di 245.000 casi accertati. Tolti i 35.000 deceduti, restavano 210.000 casi dei quali 199.999 risultavano guariti o negativi già il 31 luglio. E’ noto che gli infettati sono stati molto di più (se la letalità è generalmente intorno allo 0,6%, come si afferma da parte di vari scienziati, potremmo aver avuto quasi sei milioni di infettati nella ondata di marzo-luglio). Ma, non avendo certezza su quali soggetti si siano infettati e quali no, bisogna accontentarsi del campione dei 210.000 accertati.
Ebbene quante di queste 210.000 persone, infettatesi nella seconda ondata della stagione 2019-2020 (cosiddetta prima ondata), si sono reinfettate durante la prima ondata di questa stagione 2020-2021 (cosiddetta seconda ondata)? Quanti dei casi successivamente accertati, a partire dal I agosto, che sono 1.350.000 (1.560.000 meno 210.000) sono reinfezioni dei 210.000 infettati accertati nella ondata precedente? Ovviamente i calcoli che dobbiamo fare possono avere una certa approssimazione. Non si tratta di fare uno studio scientifico, nel quale rileva anche uno scostamento dell’1% o dello 0,3% e persino dello 0,1%. Si tratta di verificare se l’infezione dà immunità per alcuni mesi.
Il caso italiano di reinfezione è uno soltanto: il ciclista colombiano Fernando Gaviria, che appartiene ad una squadra del Friuli e che, essendosi infettato a marzo, ad ottobre è risultato positivo asintomatico (se era asintomatico anche a marzo non so). Ammettendo che si tratti di un caso reale e che non si tratti di un falso positivo – sebbene tutti gli esperti ammettano un tasso di falsi positivi dell’1% -, si tratta pur sempre di un solo caso.
Quanti dovevano essere proporzionalmente, se non fosse esistita nei 210.000 infettati tra marzo e luglio una qualche forma di immunità? Bisogna fare questa proporzione – il calcolo è grezzo scientificamente ma estremamente utile per scoprire la verità di massima: 60 milioni sta a 210.000 come 1.350.000 sta a x.
Bene, se si fa il calcolo si scopre che mediamente dovevano essersi reinfettate circa 4725 persone. E invece se ne è reinfettata soltanto una.
La possibilità di reinfettarsi a distanza di 4-8 mesi risulta da questa proporzione: 1 sta a 4.725 come x sta a 100. Se si fa la proporzione, viene fuori che x è pari a 0,02. Insomma noi sappiamo che l’immunità naturale nel tempo di 4-8 mesi in Italia ha protetto in una misura che si aggira attorno al 99, 98%. Molto più della protezione offerta dai vaccini annunciati dalle varie case farmaceutiche, secondo quelle che probabilmente sono affermazioni esagerate e propagandistiche. Si aggiunga che i vaccini sono testati soltanto su soggetti sani, mentre la protezione che abbiamo avuto in questi 4-8 mesi in Italia riguarda anche soggetti deboli, con patologie diagnosticate, che si sono infettati, che ce l’hanno fatta a scampare alla morte, e che non si sono reinfettati. Infine si deve considerare che il tempo di protezione dimostrato dai vaccini non può essere, per ovvie ragioni, superiore a quello della sperimentata immunità naturale in Italia.
Questi quattro calcoletti, ripeto grossolani e quindi non scientifici ma altamente significativi, sarebbero in grado di farli tutti i giornalisti che intendessero dedicare 10 minuti al pensiero. E sarebbero in grado di farli anche medici e “scienziati”. Eppure non li fanno.
I più anzi affermano che “l’immunità non esiste” o “dura poco” (perché quella del vaccino dovrebbe durare di più è un mistero, anche perché sul punto nessuna sperimentazione può essere stata fatta).
Secondo questi medici e “scienziati”, seguiti da poco perspicaci giornalisti, l’immunità naturale o è del 100% o non serve. Invece, l’immunità data dal vaccino è utile anche se è del 90%, e, come hanno affermato molti medici autorevolissimi, sarebbe utile anche se fosse del 50%!
Questo è un vero e proprio cortocircuito del pensiero!
Il cortocircuito genera certe pessime conseguenze. A causa di esso si sta evitando di dire ai cittadini che i calcoli non sanno farseli, e a quelli che saprebbero farseli ma sono pigri e seguono “scienziati” medici e giornalisti coinvolti nel cortocircuito: i) che chi ha avuto covid tra marzo e luglio è risultato immune tra agosto e novembre nel 99,98% dei casi; ii) che sembrerebbe che l’immunità naturale sia più forte di quella del vaccino, almeno stando, da un lato, alla vasta esperienza italiana, che ha natura oggettiva, e dall’altro alle chiacchiere annunciate dalle società farmaceutiche, che probabilmente contengono anche un po’ di propaganda; iii) che sarà interessante verificare se, nella seconda ondata della stagione 2020-2021 – che verosimilmente inizierà tra gennaio e febbraio –, le 210.000 persone infettate tra marzo e luglio 2020 risulteranno ancora immuni fino al 31 luglio 2021.
Per ora, noi che abbiamo preso covid siamo immuni, per alcuni mesi, al 99, 98%. E siccome, come ci insegnano proprio gli scienziati, non esiste pressoché nulla al mondo che sia vero al 100%, diciamo che più immuni di come ci siamo dimostrati non si poteva essere.
Non ce lo dicono, perché, in Italia, in materia di covid, si reputa generalmente che le verità che rasserenano non si debbano dire.
Io credo invece che le verità vadano dette tutte, quelle belle e quelle brutte, e che, se proprio si debba un po’ mentire (ma non ne vedo la ragione), siano preferibili le menzogne che minimizzano rispetto a quelle che allarmano, che danno serenità anziché ansia, che spingono alla gioia anziché alla depressione, che invitano a festeggiare anziché a disperarsi, a fare nuovi bambini per compensare gli anziani che muoiono, anziché a piangere i morti.
Ma ripeto la verità è che noi che abbiamo avuto covid siamo immuni al massimo livello desiderabile e pensabile. Ora bisogna verificare la durata di questa stratosferica immunità; ma l’immunità naturale c’è ed è gigantesca. Siamo milioni, forse 10 milioni, in Italia, ad esserci infettati e per ora non abbiamo bisogno di alcun vaccino perché abbiamo un’immunità naturale accertata, che non è sicuramente inferiore a quella del vaccino e che non vi è alcuna ragione di credere sia più breve (potrebbe rivelarsi più breve di quella del vaccino o più lunga).
Gli studi “scientifici” che indagano 30 o 50 casi di reinfezione nel mondo – dal venticinquenne del Nevada al pizzaiolo coreano -, testimoniano soltanto che l’immunità non è al 100% ma al 99,98% e il loro uso strumentale e propagandistico, da parte di giornalisti e purtroppo anche da parte di medici e “scienziati”, volto a dimostrare che non c’è immunità, fa soltanto ridere chi ancora abbia la testa sulle spalle e non sia stato reso incapace di intendere e di volere dall’ansia generata dal sistema politico-mediatico. Abbiamo avuto in tutto nel mondo 50 milioni di infettati (accertati). O, nelle cosiddette seconde ondate, c’è qualche centinaio di migliaia di reinfettati o l’immunità c’è ed è notevole. Non serve uno studio “scientifico” per capire una cosa del genere. Basta il buon senso e non essere terrorizzati, quindi avere la possibilità di utilizzare il cervello, possibilità che con l’ansia viene meno.
refuso: l’ultima volta che citi il dato diventa 98,98% (102 su 10.000 invece che 2 su 10.000)
Grazie. Correggo.