di LORENZO D’ONOFRIO (FSI-Riconquistare l’Italia Pescara)
“Qui dove sono io in Svizzera (Canton Grigioni, confinante con la Lombardia) il Covid non è un argomento di conversazione. Per chi, poi, non ha la tv, ancora meno. Io lavoro 5 giorni su 7 da inizio novembre, e i due alberghi (4 stelle e 5 superior) sono sempre pieni: la maggior parte degli ospiti è composta da coppie giovani, al massimo 40 anni, perché si è raccomandato agli anziani di avere accortezza e di non girare molto nel periodo peggiore, ma i bar e i ristoranti sono rimasti sempre aperti.
Esistono regole di igiene specifiche e c’è l’uso delle mascherine (da quasi tre mesi, e solo negli ambienti chiusi: nessuno le indossa all’esterno, se lo fai ti guardano come se fossi pazzo) ma non c’è nessuna preoccupazione da parte di miei colleghi, superiori, persino da parte di chi ha avuto familiari malati o deceduti. Le terme sono aperte, seppur contingentate ad un certo numero di persone.
I più la considerano una influenza un po’ più forte, ed è ritenuta un’altra causa di morte, ma nulla che giustifichi l’Apocalisse. Tutti ritengono che i media abbiano avuto un ruolo preponderante nel terrorismo che è stato fatto, tutti o quasi credono che esistano ragioni politiche dietro, ma nel tempo libero vanno in montagna, a fare shopping e continuano a viaggiare rimanendo in Svizzera (anche questa estate a St. Moritz gli alberghi erano pieni). Insomma: per loro continua la vita normalmente. Io ormai ne sento parlare solo la sera, da voi, quando apro Facebook.”
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N.B. Nei grafici la curva dei contagi e dei decessi in Svizzera (8 milioni e mezzo di abitanti, pari a 1 settimo dell’Italia).
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