Produzione e consumo: dove siamo diretti e perché

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3 risposte

  1. Bruno ha detto:

    Per quanto riguarda il salto tecnologico imposto voglio sottolineare una grande differenza col passato: in passato la tecnologia seguiva comunque una selezione simile a quella naturale: se una cosa piaceva o funzionava bene per il consumatore sopravviveva e poteva diventare uno standard, mentre altre morivano. Potrei citare lo standard VHS per le cassette rispetto al betamax ed altri che non hanno mai preso davvero piede. Il cambiamento odierno è invece imposto e globalizzato. Qualcuno decide prima cosa va cambiato e lo impone a livello globale. Questo porta con se un gravissimo rischio: mentre prima si poteva scegliere e sbagliare, oggi l’errore non è ammissibile. Non fallirebbe solo un piccolo segmento di mercato o una piccola infrastruttura ma tutto il sistema collasserebbe senza alternative.

  2. Fabrice ha detto:

    PRIMA PARTE.

    Non sono per niente d’accordo con questa analisi perché l’autore di questo articolo salta del tutto i presupposti fondamentali a livello individuale e collettivo e quindi arriva a conclusioni errate!

    Vengo e mi spiego meglio!

    1. Presupposti fondamentali a livello individuale.

    “Prima fate il necessario, poi fate il possibile, e così facendo vi ritroverete a fare l’impossibile”, San Francesco d’Assisi.

    2. Presupposti fondamentali a livello collettivo.

    Quindi se a livello individuale per puntare all’eccellenza, bisogna prima fare il necessario e poi il possibile, stessa identica cosa vale a livello collettivo per quanto riguarda un determinato popolo che vive in una determinata area geografica di una determinata nazione in un determinato Stato.

    3. Proprio qui, in quest’ultimo passo ( parte finale del punto 2. di cui sopra ), casca l’asino:

    “Abbiamo criminalizzato lo Stato-nazione, ed ecco i risultati”, di Francesco Maria Toscano per Il Moralista

    14 agosto 2014

    Temo che negli ultimi anni sia stato sottovalutato da molti, me per primo, il forte legame sussistente fra il concetto stesso di Stato e quello di Democrazia. Abbiamo depotenziato il ruolo dello Stato per favorire la nascita e il rafforzamento di organismi sovranazionali presuntivamente illuminati; abbiamo destrutturato un equilibrio rispettabile, basato per l’appunto sul rispetto della sovranità dei singoli Stati, nella speranza di favorire così facendo la nascita dei mitologici “Stati Uniti d’Europa”; e abbiamo infine affidato le speranze e la vita di intere generazioni nelle mani di burocrati da strapazzo, emissari e difensori degli interessi di quello che una volta sarebbe stato chiamato “denaro organizzato”. Abbiamo fatto bene? No, abbiamo fatto male. Malissimo. Prima di avventurarci in questioni di contorno, è giusto ribadire un assioma cardine: nel buio del potere pubblico detta legge la forza economica del privato. Solo la politica, legittimata dal voto, ha il potere di intervenire sui reali rapporti di forza che una qualsiasi società esprime, per il tramite di leggi e regolamenti pensati per aggredire le disuguaglianze materiali.

    Riferimento e proseguimento:

    https://www.libreidee.org/2015/09/abbiamo-criminalizzato-lo-stato-nazione-ed-ecco-i-risultati/

    Quindi, visto e considerato che lo Stato italiano è privo di sovranità monetaria ( basi iniziali per la cessione della sovranità monetaria nazionale: divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia nel 1981. Basi definitive per la cessione della sovranità monetaria nazionale: Trattato di Maastricht nel 1992 ) da quasi 30 anni e privo di sovranità militare da più di 70 anni ( dalla fine della seconda guerra mondiale ) e allora conseguenza logica è che l’Italia priva anche di sovranità sanitaria si sia sia fatta imporre questa fake pandemia che ovviamente indebolisce ulteriormente e seriamente ( visto come questa fake pandemia viene vergognosamente sfruttata ) quel che resta dello Stato italiano e questo ovviamente non può che facilitare il compito della “Durezza del Vivere” tanto caro alle elites eurocratiche, lo riporto:

    « Nell’Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora.

    Ma dev’essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità.

    Cento, cinquanta anni fa il lavoro era necessità; la buona salute, dono del Signore; la cura del vecchio, atto di pietà familiare; la promozione in ufficio, riconoscimento di un merito; il titolo di studio o l’apprendistato di mestiere, costoso investimento.

    Il confronto dell’uomo con le difficoltà della vita era sentito, come da antichissimo tempo, quale prova di abilità e di fortuna.

    È sempre più divenuto il campo della solidarietà dei concittadini verso l’individuo bisognoso, e qui sta la grandezza del modello europeo. Ma è anche degenerato a campo dei diritti che un accidioso individuo, senza più meriti né doveri, rivendica dallo Stato. »

    estratto dell’articolo di Tommaso Padoa Schioppa per il Corriere della Sera, 26 agosto 2003.

  3. Fabrice ha detto:

    SECONDA PARTE. Continuazione delle prima parte e parte finale conclusiva.

    4. Quindi, visto che lo Stato ha un ruolo assolutamente da protagonista nei “Presupposti fondamentali a livello collettivo” ( vedasi punto 2 ) e allora bisogna porsi una vera domanda.

    Domanda:

    di cosa ha bisogno e cosa vuole in concreto il popolo italiano?

    Risposta:

    sicurezza economica, sicurezza a livello di ordine pubblico e sicurezza a livello di benessere fisico.

    Come si può ?

    Non mancano certo le soluzioni operative efficaci, si tratta solo di volontà politica partendo dai giusti presupposti fondamentali a livello individuale e collettivo.

    In altri termini, detto in parole molto semplici ma molto efficaci:

    “Fino a quando ci sono lavori da fare e persone da impiegare, le crisi sono solo forzatamente indotte”, Sergio/Saggezza Popolare di un lavoratore italiano onesto.

    E in Italia, per dare sicurezza economica, sicurezza a livello di ordine pubblico e sicurezza a livello di benessere fisico al popolo italiano, c’è un mare di lavoro da fare con un mare di gente da impiegare, non basterebbero nemmeno i prossimi cento anni lavorando come pazzi per raggiungere l’eccellenza da questi punti di vista!!

    Insomma, stringendo proprio il succo, “vita brevis, ars longa”, «la vita è breve, l’arte lunga», e questo è vero sia a livello individuale che a livello collettivo, that’s it!!

    Cordiali saluti, buona giornata e auguri di Buon Natale.

    Fabrice

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