La guerra sovranista, una guerra di posizione
di STEFANO D’ANDREA
«Nei paesi a capitalismo avanzato, la classe dominante possiede delle riserve politiche ed organizzative che non possedeva per esempio in Russia. Ciò significa che anche le crisi economiche gravissime non hanno immediate ripercussioni nel campo politico. La politica è sempre in ritardo e in grande ritardo sull’economia. L’apparato statale è molto più resistente di quanto non si può credere e riesce ad organizzare nei momenti di crisi forze fedeli al regime più di quanto la profondità della crisi potrebbe lasciar supporre» (A.G. 1926).
La rivoluzione neo-liberale è stata una guerra, per ora vinta, di posizione, una guerra che dura da 40 anni.
Guerra di posizione sarà anche la rivoluzione sovranista, iniziata da 6 anni.
Come dissi fin da principio, è il destino di una generazione.
La guerra di posizione si combatte, agli inizi, con riviste (oggi blog) e scritti vari, quindi con un movimento culturale, poi con partiti.
Si può credere che vi debba o possa essere una fase nella quale la guerra di posizione va combattuta anche dentro i partiti neoliberali. È invece stupido credere che in quella fase vada combattuta SOLTANTO dentro partiti neoliberali o che i nuovi partiti sovranisti NON DEBBANO sorgere.
DC, PCI e PSI furono infiltrati da neoliberali, magari nella forma di “indipendenti”, fin dalla seconda metà anni settanta. Tuttavia poi furono uccisi da tangentopoli o, nel caso del PCI, subirono una scissione per la decisione di avviare un grande e continuo processo di trasformazione in partito liberale. Inoltre nacquero la Lega, Forza Italia e Alleanza Nazionale, partiti fin da principio neo-liberali.
La guerra sovranista è e sarà una guerra di posizione, come lo è stata quella neo-liberale. Senza nuovi partiti sovranisti (non uno soltanto ma più di un partito), la guerra non potrà essere vinta.
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