Un’altra battaglia da combattere: Veneto Green City a morte!
Invito a leggere e diffondere l'articolo. Di primo acchitto, verrebbe da dire che segnala una battaglia di civiltà. Ma la società civile è la società degli scambi mercantili e quindi anche della cementificazione. Non si tratta nemmeno di una battaglia in difesa della natura, visto che i luoghi che si intendono tutelare sono luoghi nei quali natura, cultura e storia sono compenetrate al punto da creare un'unica realtà. Ormai ci troviamo a difendere la natura umana. Qualcosa di eterno, che magari abbiamo sempre negato in ragione del carattere "storicamente determinato dell'uomo". Senza ritrovare la fede nell'eterno e nel sacro, non abbiamo futuro (SD'A)
di Rossland Rossland – titolo originale: Veneto Green City, casa mia
La Riviera del Brenta è quel tratto di strada provinciale che, partendo dalla zona del Portello, a Padova, si snoda costeggiando il fiume in direzione Venezia incontrando, lungo il percorso che affianca il fiume, Strà, con la bellissima Villa Pisani, Fiesso d'Artico, Dolo, Mira, Oriago e infine Malcontenta dove il fiume, prima di sfociare in Laguna, si disperde in una zona barenile fra le fabbriche di Porto Marghera su un lato e le cavane dei pescatori, a Dogaletto, sull'altro (luogo meno conosciuto ai più, la barena, ma molto molto affascinante).Io ci sono nata e cresciuta, sulla Riviera del Brenta.
Lì, in una vecchia casa che si affacciava sul retro del Ristorante Hotel Burchiello, abitava mia nonna.
Lì, sulla sponda di quel fiume, ho da bambina imparato a pescare con ami posticci su un filo di bava, mentre aspettavo di veder arrivare Il Burchiello, il battello che ancora fa la spola fra Venezia e Padova portando i turisti ad ammirare le molte Ville Venete, cioè le case di villeggiatura dei nobili veneziani, disseminate lungo tutto il percorso d'acqua.
Una di queste, Villa Mocenigo, è stata la scuola dove ho frequentato le elementari.
Un'altra, Villa Contarini dei Leoni, è stata per un paio d'anni quella dove ho frequentato la scuola media .
Un'altra ancora, Villa Widmann Rezzonico, la meta adolescente di lunghe e tormentose passeggiate estive con l'amica del cuore.
A Dolo, sono nata.
Dolo è un paese che sta quasi a metà fra Venezia e Padova.
Subito dietro il centro, che si affaccia sul fiume (come si vede nella foto), fino a pochi anni fa si stendevano campi e qualche raro capannone, in direzione Cazzago di Pianiga e verso Mirano, paese che segna quasi la punta di un triangolo con alla base Mira e Dolo.
Lungo la Rivera del Brenta, negli anni, sono state costruite poche nuove abitazioni, almeno fino a Fiesso e Strà.
Da lì in avanti, invece, nuove orribili costruzioni sono sorte nel più totale dispregio del contesto paesaggistico, finendo per trasformare l'ultimo tratto verso Padova in una tristissima via d'ingresso a quella ZI di Padova dove il grigio e gli ondulati di lamiera dominano l'occhio, e quindi la mente.
Dolo però viene prima, e per ora ogni ristrutturazione ha rispettato il paesaggio originale: vi si trova ancora un ponte con il mulino in pieno centro, affacciato fra le due sponde del fiume dove certe domeniche si tengono i mercatini e dove è piacevole camminare, nonostante le auto della provinciale corrano su un lato.
Negli anni '90, un Ingegnere di Padova, Luigi Endrizzi, costituisce la società Veneto City e acquista terreni per 4.000 mq nel comune di Dolo, proprio nei pressi di dove negli anni successivi si realizzerà il passante di Mestre (fiuto?).
Veneto City (ora Veneto Green City) ha un capitale di oltre 9 milioni di euro.
Endrizzi possiede il 26% del capitale sociale attraverso 2 Srl, ognuna con un capitale sociale di 10.000€.
Il progetto Veneto City viene presentato ufficialmente nel 2007 ai comuni di Dolo e Pianiga.
Il progetto prevede la costruzione di quello che lo stesso Endrizzi definisce “l’ombelico d’europa”.
Vi si realizzerà (riprendo dal sito dei CAT, i Comitati Ambiente Territorio della Riviera del Brenta, che contro il progetto hanno aperto una vera e propria battaglia di civiltà),
– “una capitale del terziario del Veneto”
– “una City di dimensioni internazionali”
– “il bilanciamento a nord est di quello che è Milano a Nord Ovest”.
(Avete visto le foto sopra? Ecco, immaginatevi questa City di dimensioni internazionali dalle dimensioni di 105 campi di calcio)
Ma cosa ci sarà dentro tutti questi metri cubi?
Beh, c’e un po’ di tutto:
– Fiere, musei, outlet, negozi, alberghi, ospedali, uffici, università…
Tutto fa brodo, per chi è proprietario del 20% dell’intera area e, casualmente di quella parte che sarà immediatamente impegnata dalle costruzioni."
IL PROGETTO
Collocazione: Zona di Roncoduro. Area compresa tra i comuni di Dolo, Pianiga e Mirano
Superficie totale interessata (comprese strade): 1.600.000 mq di superficie
Superficie area d’intervento: 1.290.000 mq (prima fase 718.000 mq)
Infrastrutture complementari: Nuovo casello A4 di Albarea, nuova stazione FS, viabilità di accesso
Infrastrutture correlate: Romea Commerciale, Camionabile, Tangenziali BS-PD, bretella TAV per Vigonza
Traffico giornaliero attratto: Almeno 70.000 veicoli/giorno in più
Valore dell’operazione: Circa 2 miliardi di euro
Ecco come potrebbe essere Veneto Green City (quella che costeggia è, evidentemente, la A4)
Oltre alle 2 società Vecifin e Lefim Unipersonale, cui fanno capo 2 milioni e 400 mila euro in azioni con 2 società minuscole (Srl con 10.000€ di capitale), entrano nel progetto vari soggetti fra i quali Finpiave, Pittarello Holding (quello delle scarpe), Gruppo Benetton (quello delle Autostrade) e altri.
Cito ancora dal sito dei CAT :
"Ma la novità più importante è che nel consiglio di amministrazione di Veneto City è entrato con il 22% anche “mister appalto”, alias Piergiorgio Baita della Ing. Mantovani S.p.A., il gruppo che ha il “monopolio” degli appalti in Veneto ed è di proprietà della famiglia Chiarotto a capo della quale c’è Romeo, un tempo molto vicino al potente ex presidente democristiano della Regione Franco Cremonese.
Con l’esplodere di Tangentopoli Chiarotto, allora molto amico di Cremonese, viene indagato e subisce l’onta di un arresto nell’ambito dell’indagine sugli appalti di Autovie Venete, poi conclusasi per lui con un patteggiamento. Anche Baita (braccio destro di Cremonese) e attuale amministratore del gruppo, finisce travolto dalla Tangentopoli veneta: Felice Casson e Ivano Nelson Salvarani lo fanno arrestare nell’ambito dell’inchiesta che svela la spartizione degli appalti tra i socialisti di Gianni De Michelis e i democristiani di Bernini e Cremonese. Parla con i giudici per ore svelando i meccanismi di distribuzione degli appalti. Ne esce con un’assoluzione."
Molti altri dettagli si trovano nel sito dei CAT, e riguardano i proprietari dei terreni su cui sorgerà l'area (una sorta di megalopoli che stravolgerà la natura e la bellezza della Riviera del Brenta), chi ci guadagnerà, il rischio idraulico per una zona già messa a dura prova a ogni pioggia con esondazioni sempre più preoccupanti, l'aumento di traffico previsto dagli stessi progettisti in almeno 70.000 auto in più ogni giorno, un consumo di suolo che si stima senza precedenti in tutta Europa.
Sono partita da dettagli della memoria per provare a far comprendere come, il partito del cemento che in Italia non conosce crisi né rispetto per l'ambiente, trovi sempre chi a livello di amministrazione locale gli spiana la strada per attuare la devastazione.
Un partito, quello del cemento, che non conosce colore politico: è di destra, di sinistra, leghista, ex democristiano o ex socialista.
Quando c'è da spolpare un territorio trovano sempre il modo di mettersi d'accordo per provare a distruggerlo.
La Riviera del Brenta ha una lunga storia, è di una bellezza commovente e fragile, unica via di comunicazione per il trasporto di merci fino agli inizi del secolo scorso (si facevano via acqua, con chiatte trainate dai cavalli lungo il fiume ancora fino ai primi anni '60), fra Venezia, Laguna e Padova, la "campagna" dei veneziani doc.
Tutte le campagne intorno sono ormai quasi interamente cementificate e la Riviera resiste solo grazie all'amore e al rispetto che ne hanno i cittadini che vi abitano.
Gli stessi cittadini che da anni stanno portando avanti questa lotta aspra e tenace contro la realizzazione del mostro dei mostri, il Veneto Green City.
E' una battaglia contro l'ignoranza e l'ingordigia di chi, della bellezza del mondo, non vede che le proprie misere due palanche.
Schei!.
Oltre a cambiare il nostro stato civile trasformandoci da cittadini in servi, si appropriano del territorio come si trattasse di un bottino di guerra.
Come se vivessero altrove.
Predoni e barbari, incapaci di valorizzare la bellezza che trovano, sanno solo distruggerla in nome del dio denaro.
Naturalmente presentano i loro affari come imperdibile opportunità di crescita, di benessere per il territorio e, ça va san dir (che fa sempre il suo effetto), di lavoro per tutti.
Allo stato delle cose, l'unica prospettiva reale è che simili progetti finiscano, come ne abbiamo in ogni parte d'Italia, per diventare cattedrali (terrificanti) nel deserto.
Pagate, come sempre, alla fine, con quei denari che ogni cittadino è chiamato a versare nelle casse statali per saldare debiti dovuti per buona parte proprio ai partiti del cemento e delle mazzette i quali, appena se ne presenta l'occasione, provvedono a esportare il frutto dei loro affari altrove.
Parlatene.
Fermiamoli.
* Crediti:
Ogni citazione e ogni dato su Veneto Green City l'ho ripreso dal sito dei CAT, molto curato e ricco di informazioni in merito, che ringrazio e al quale rimando chiunque voglia saperne di più.
Dovremmo essere nella piena maturità della rivalutazione architettonica, ed avere passato l'epoca disastrosa della cementificazione coatta. Così non è, e non per ragioni di utilità sociale, ma solo per i soliti inossidabili motivi che hanno visto il privato sconfiggere il pubblico: privatizzare gli utili e socializzare le perdite.
Il Nordest pullula di spazi ormai semi abbandonati, tanto all'interno delle cinture urbane quanto all'interno delle zone industriali. La riqualificazione di quegli spazi eviterebbe ogni ulteriore insulto al territorio, ma tant'è……le mazzette hanno ragioni che il buon governo ignora.