Il rapporto rischi-benefici
di DAVIDE VISIGALLI (FSI-Riconquistare l’Italia Genova)
Se ne sta parlando molto nel 2020, spesso in modo unidirezionale, a seconda della fazione di cui si fa parte. Addirittura si trasforma in rischio assoluto a surrogato del Bene. Un’azione che produce effetti solo positivi senza alcun effetto collaterale. Da qui le dicotomie lockdown fondamentale/criminale e vaccino fondamentale/tossico. Come è ovvio, nessuna delle due dicotomie riflette la realtà che è più complessa. Ne deriva che fare delle scelte non è mai facile, soprattutto quando non si può conoscere del tutto il rischio reale delle strategie politiche, qualunque esse siano.
Altra caratteristica che aggiunge complessità è che il rischio non è omogeneo nella popolazione, quindi individui diversi possono avere percentuali di rischio diverse per patologie/interventi diversi. La Covid-19 ha una mortalità tra lo 0,5-1%, 4-5% di casi severi e 95% di asintomatici, casi lievi e moderati che variano in base all’età e alla presenza di comorbidità. Su 10 milioni di contagiati, senza intervenire, potremmo avere tra 50mila e 100mila morti e 500mila casi severi.
La cosa da fare è intraprendere politiche di mitigazione del rischio come la somministrazione di un nuovo vaccino (anche se usare più approcci, compresi quelli terapeutici – anticorpi monoclonali -, e di medicina territoriale sarebbe una strategia migliore, ma è un altro discorso).
Analizziamo i dati EMA sugli effetti avversi al vaccino Pfizer, molto meno studiato della Covid-19, per ovvi motivi, e quindi con dati meno solidi. Tralasciando la stragrande maggioranza di effetti avversi modesti e insignificanti, e essendoci accertati che non ci sono casi di morte, soffermiamoci sugli effetti collaterali che si definiscono rari.
Il vaccino ha causato in 4 persone presenti nello studio una paralisi dei nervi cranici detta paralisi di Bell. Una paralisi facciale nella maggior parte dei casi curabile. Questo è un effetto specifico del vaccino che non si è riscontrato nel gruppo placebo. Il rischio calcolato di insorgenza della paralisi di Bell è tra 1 su 10mila e 1 su 1000 vaccinati. Se vacciniamo 10 milioni di persone avremo tra le 1000 e le 10mila paralisi di Bell. Non c’è confronto direte voi, se il vaccino funziona come sembra. E avreste ragione.
Se non fosse che il rischio non è omogeneo nella popolazione. In un over 60 con comorbidità vaccinarsi è una scelta facile e ovvia. In un 17enne, dove il rischio di caso severo di Covid-19 è raro, la paralisi di Bell diventa un rischio non sostenibile. Senza contare la possibilità di non essere infettati dal virus contro la certezza di fare il vaccino. La valutazione del rischio deve essere sempre collettiva ma le vittime del rischio sono singoli individui, che hanno un rischio e una percezione dello stesso molto diversa.
È per questo che esiste il consenso informato. È per questo che i discorsi moralisti sull’obbligo vaccinale sono indegni di una società civile.
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