Emigrazione e contratti di lavoro
di MARCO TROMBINO (FSI-Riconquistare l’Italia Genova)
Tra le recenti trattative sugli accordi economici Gran Bretagna-Unione Europea seguite alla “brexit”, uno dei punti discussi è lo status dei cittadini comunitari residenti nel paese britannico. È comparso sui media il totale dei cittadini italiani residenti nel paese: 750.000 circa. Ossia più degli abitanti di Palermo, quasi il doppio di Bologna, il triplo della popolazione di Verona. E stiamo parlando degli Italiani residenti in un unico paese straniero.
La verità è che l’emigrazione dei giovani italiani verso l’estero, ricominciata massicciamente dopo la crisi economica del 2008, non si è mai più interrotta e ha assunto i connotati di una vera e propria “seconda diaspora italiana”, dopo quella celebre del XIX-XX secolo; ed è tuttora in corso. Le cause di questo allontanamento dal nostro paese sono principalmente di tipo sociale: lavoro precario e stipendi ridicoli. Ed è proprio questo il punto su cui occorre effettuare un’importante riflessione.
Per evitare che i nostri giovani qualificati abbandonino l’Italia, occorre prima di tutto stabilizzare i contratti di lavoro. Il tanto vituperato “posto fisso”, ossia il contratto a tempo indeterminato, ha permesso che per anni i giovani trovassero lavoro senza dover emigrare, o quanto meno che si inserissero nel mondo professionale senza dover per forza cambiare paese.
Oggi i ragazzi, trovandosi di fronte al bivio tra il campare di contrattini a tempo determinato in Italia e lo stipulare un buon contratto altamente remunerato all’estero, hanno pochi dubbi. Riconquistare l’Italia, nel programma delle scorse elezioni regionali di settembre ha formulato una proposta per il ritorno degli Italiani all’estero, riguardo a cui le Regioni dovrebbero rappresentare gli enti locali più coinvolti ed attivi. Un’azione del genere diviene però efficace soltanto se si ricreano le condizioni sociali per rendere il lavoro appetibile all’Italiano che desidera tornare a casa, ossia stabilizzare i contratti di assunzione stessi.
Le leggi sul lavoro promulgate da governi sia di destra sia di sinistra rappresentano il peggiore ostacolo al ritorno dei nostri connazionali in patria.
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